fa pensare il fatto che
questo sia in qualche modo l’ultimo gesto del ministero pubblico di
Gesù, poi vengono i discorsi sugli ultimi giorni, poi la settimana
della Passione e Risurrezione. Ecco Gesù conclude la sua attività
pubblica con questa vedova, povera, che nel tesoro del tempio mette
tutto quello che aveva.
Alla fine del vangelo
lui chiama i discepoli, ma anche noi, a osservare questa donna,
vedova, povera, lei miracolo compiuto del Vangelo. Alla fine del
ministero, è lei, pensate a raccogliere l’eredità del suo
messaggio.
Chiama i discepoli, li
convoca, per che cosa? Perché puntino gli occhi su di lei: “In
verità, io vi dico”: c’è un insegnamento, insegnamento
importante. E chi mette in cattedra? Una poveretta, direbbe qualcuno.
Guardate che è la
rivoluzione. E ancora non ci siamo. E’ la rivoluzione. Perché?
Perché “mette sulla cattedra” una donna, mai più! E poi vedova,
senza appoggi affettivi, e poi povera senza appoggi economici, quasi
il simbolo dell’insignificanza. E la mette a insegnare. E noi chi
mettiamo a insegnare nella chiesa, nelle case, nel nostro paese?
Mette sulla cattedra la
donna, e nello stesso tempo spodesta dalle cattedre coloro che vi
sono installati, illegittimamente installati: “Sulla cattedra di
Mosè si sono installati gli scribi e i farisei” (Mt 23,1).
“Porta lo sguardo”
sulla donna e ha appena finito di fare appello perché si “distolga
lo sguardo” dai personaggi che passeggiano per le strade ma anche
per le cose sacre. Ha appena finito di dire “guardatevi da”, come
volesse dire, “via lo sguardo da”, via gli occhi dalla loro
cattedra. Non sono persone, sono personaggi. Detronizzateli dentro,
sembra dire, detronizzateli nei vostri occhi e nel vostro cuore. E li
indica con immagini che non appartengono solo al passato del suo
tempo, hanno attraversato purtroppo, in lungo e in largo, la storia
e contaminano anche il nostro tempo, spettacolo triste dei
professionisti anche del sacro, che amano passeggiare con lunghe
vesti variamente colorate, e hanno palchi nelle piazze, primi posti
nelle liturgie civili e si gloriano di nomi altisonanti. La condanna
per loro dice Gesù, è più severa, perché coprono con il nome di
Dio la loro vanità, che crea distanza dalla gente comune, coprono la
loro rapina, perché con il nome di Dio divorano le case delle
vedove. Sbandierano il ruolo, ma sono solo apparenza, sono
ipocrisia. Nel tempio ci sono, ma non con il cuore. Non sono veri.
Mi chiedo se questo non
potrebbe essere un esercizio da compiere oggi e da insegnare ,
insegnare a detronizzare.
Ma nel tempio per
grazia c’è quella donna, vera, lei sì c’è, con la profondità
e la verità di sé stessa, lei così com’è, c’è con il cuore.
Lei da mettere in cattedra.
Voi mi capite, dentro
un mondo che fa questione di ruoli di successo, di pubblicità, di
riconoscimenti, di rilevanza mediatica - esisti. se vai in
televisione, e se non sei là non esisti - dentro un mondo in cui ci
si incontra tra maschere, dietro i ruoli, ecco la donna che Gesù
mette in cattedra.
Perché la mette in
cattedra? “ Amen, dice, “ in verità vi dico: questa vedova così
povera ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti
hanno gettato parte del loro superfluo, lei invece nella sua miseria
vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”.
Sembra di ascoltare una beatitudine. (Angelo Casati )