sabato 8 dicembre 2012

Impariamo dagli alberi


Gesù nel  Vangelo di Matteo (13,31-32) dice:
la Chiesa è come un grande albero presso cui nidificano
a loro vantaggio ogni specie di uccelli.
Guardiamo a questo grande albero.
Gli alberi ci parlano.  
Impariamo dagli alberi.
Impariamo dagli alberi a custodire le radici,
cioè il  segreto che ci fa vivere: Gesù di Nazareth.
Impariamo dagli alberi ad essere accoglienti, ospitali,
come i rami di un albero per gli uccelli.
Impariamo dagli alberi a costruire una comunità
rampa di lancio:
sui rami ci si posa per un po’
e poi si vola via … nella città., in mezzo alla gente.
Impariamo dagli alberi a donare senza chiedere:
come un albero, felice se gli si toglie il peso dei frutti.
Impariamo dagli alberi a non smettere di sperare
perché la primavera torna sempre,
dopo il freddo e il gelo dell’inverno.
Impariamo dagli alberi ad essere radicati
in piena terra e in pieno cielo.

venerdì 7 dicembre 2012

Libera le tue antenne interiori: il Maestro cammina lì vicino.

Metti il tuo orecchio contro la terra
E interpreta i rumori.
Quello che domina sono dei passi inquieti e agitati,
passi pesanti di amarezza e ribellione.
Non si sentono ancora i primi passi della speranza.
Accosta di più il tuo orecchio alla terra.
Trattieni il fiato.
Libera le tue antenne interiori:
il Maestro cammina lì vicino.
E' più facile che sia assente nelle ore felici
che in quelle dure, dai passi malcerti e difficili ...
(Dom Helder Camara)

giovedì 6 dicembre 2012

un po' lo specchio dell'anima


Ti benedica il Signore e ti protegga
Il Signore faccia brillare su di te il suo volto
E ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto
E ti conceda pace.
(Num 6, 24 - 26)
Così commenta questo testo mons. Gianfranco Ravasi:
il viso è l'espressione della persona
e dei suoi sentimenti,
è un po' lo specchio dell'anima.
Due innamorati riescono reciprocamente a leggere
sui loro volti
mille segreti, messaggi, ammiccamenti.
"Contemplare il volto di Dio" è nella Bibbia
il vertice dell'intimità del fedele.
Il "volto brillante" di Dio è segno di felicità,
di salvezza, di speranza,
è la rappresentazione del suo sorriso,
che è fonte di armonia e di pace per il fedele.
D'altronde la luce è per eccellenza
simbolo del divino, dell'infinito e dell'eterno.

mercoledì 5 dicembre 2012

Tocca a noi, allora, popolo tutto intero di battezzati, depositari della speranza cristiana


Dei capi carismatici la gente oggi comincia a dubitare.
Il mestiere del «leader» non regge più, e men che meno nella Chiesa.
Tocca a noi, allora, popolo tutto intero di battezzati, depositari della speranza cristiana, passare per le strade del mondo e proclamare insieme:
«Coraggio, gente, non ti deprimere.
Se avverti il riacutizzarsi di antiche angosce.
Se ti sgomenta la solitudine della strada e l'indifferenza dei tuoi compagni di viaggio.
Se sperimenti i brividi di vecchi deliri e di nuove paure.
Se ti opprime il buio della notte che non termina mai...
Non perderti d'animo,
perché non è detta l'ultima parola.
Alzati e cammina con noi.
O almeno prova a guardare nella nostra stessa direzione.
In fondo c'è una luce.
E c'è un Uomo che, nonostante tutto,
è capace di presentarti il tratto di strada che ti rimane, lungo o breve che sia,
come un'occasione straordinaria di rinascere».
Don Tonino Bello

martedì 4 dicembre 2012

Voi mi capite, dentro un mondo che fa questione di ruoli di successo, di pubblicità, di riconoscimenti, di rilevanza mediatica - esisti. se vai in televisione


fa pensare il fatto che questo sia in qualche modo l’ultimo gesto del ministero pubblico di Gesù, poi vengono i discorsi sugli ultimi giorni, poi la settimana della Passione e Risurrezione. Ecco Gesù conclude la sua attività pubblica con questa vedova, povera, che nel tesoro del tempio mette tutto quello che aveva.
Alla fine del vangelo lui chiama i discepoli, ma anche noi, a osservare questa donna, vedova, povera, lei miracolo compiuto del Vangelo. Alla fine del ministero, è lei, pensate a raccogliere l’eredità del suo messaggio.
Chiama i discepoli, li convoca, per che cosa? Perché puntino gli occhi su di lei: “In verità, io vi dico”: c’è un insegnamento, insegnamento importante. E chi mette in cattedra? Una poveretta, direbbe qualcuno.
Guardate che è la rivoluzione. E ancora non ci siamo. E’ la rivoluzione. Perché? Perché “mette sulla cattedra” una donna, mai più! E poi vedova, senza appoggi affettivi, e poi povera senza appoggi economici, quasi il simbolo dell’insignificanza. E la mette a insegnare. E noi chi mettiamo a insegnare nella chiesa, nelle case, nel nostro paese?
Mette sulla cattedra la donna, e nello stesso tempo spodesta dalle cattedre coloro che vi sono installati, illegittimamente installati: “Sulla cattedra di Mosè si sono installati gli scribi e i farisei” (Mt 23,1).
Porta lo sguardo” sulla donna e ha appena finito di fare appello perché si “distolga lo sguardo” dai personaggi che passeggiano per le strade ma anche per le cose sacre. Ha appena finito di dire “guardatevi da”, come volesse dire, “via lo sguardo da”, via gli occhi dalla loro cattedra. Non sono persone, sono personaggi. Detronizzateli dentro, sembra dire, detronizzateli nei vostri occhi e nel vostro cuore. E li indica con immagini che non appartengono solo al passato del suo tempo, hanno attraversato purtroppo, in lungo e in largo, la storia e contaminano anche il nostro tempo, spettacolo triste dei professionisti anche del sacro, che amano passeggiare con lunghe vesti variamente colorate, e hanno palchi nelle piazze, primi posti nelle liturgie civili e si gloriano di nomi altisonanti. La condanna per loro dice Gesù, è più severa, perché coprono con il nome di Dio la loro vanità, che crea distanza dalla gente comune, coprono la loro rapina, perché con il nome di Dio divorano le case delle vedove. Sbandierano il ruolo, ma sono solo apparenza, sono ipocrisia. Nel tempio ci sono, ma non con il cuore. Non sono veri.
Mi chiedo se questo non potrebbe essere un esercizio da compiere oggi e da insegnare , insegnare a detronizzare.
Ma nel tempio per grazia c’è quella donna, vera, lei sì c’è, con la profondità e la verità di sé stessa, lei così com’è, c’è con il cuore. Lei da mettere in cattedra.
Voi mi capite, dentro un mondo che fa questione di ruoli di successo, di pubblicità, di riconoscimenti, di rilevanza mediatica - esisti. se vai in televisione, e se non sei là non esisti - dentro un mondo in cui ci si incontra tra maschere, dietro i ruoli, ecco la donna che Gesù mette in cattedra.
Perché la mette in cattedra? “ Amen, dice, “ in verità vi dico: questa vedova così povera ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo, lei invece nella sua miseria vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Sembra di ascoltare una beatitudine. (Angelo Casati )

lunedì 3 dicembre 2012

Beato colui che ascolta la voce: vieni Cristo Gesù! Vieni incontro a me, non so più come andare avanti, come liberarmi da questa inquietudine, da questa tristezza.

Dovremmo pensare che all’inizio della vita l’uomo non è ancora nato, ma nasce nel tempo. Può nascere deforme, insensibile, egoista, involuto, ma il tempo è l’opportunità data all’uomo perché nasca verso la liberazione da se stesso. La vera nascita è quando l’uomo diventa dono, offerta di sé, pienezza, e così raggiunge la sua vera identità. Questo è il tema della nostra vita: o camminiamo verso la nascita, la gioventù, la bellezza, il senso che Dio ha dato alla vita, oppure camminiamo verso la morte vera, quella che colpisce anche l’invisibile. Il passaggio liturgico dall’anno vecchio all’anno nuovo ci mette di fronte a questa responsabilità: com’è bello quando Gesù dice che egli verrà dalle nubi, nella sua bellezza… questa immagine non è illusione, è realtà – la tragica illusione è quando dimentichiamo che nella vita non possiamo stare fermi. Beato colui che ascolta la voce: vieni Cristo Gesù! Vieni incontro a me, non so più come andare avanti, come liberarmi da questa inquietudine, da questa tristezza. Vieni Signore Gesù. Questo atto di fede deve essere il senso della liturgia. Evidentemente il tempo ci deforma, ci corrode, ci porta pesi e tristezze, ma tutto diventa bello quando la meta è verso il sole di giustizia, verso il Divino che ha promesso che ci verrà incontro, ci salverà. Passerà questa generazione, il cielo e la terra passeranno, ma le mie promesse non passeranno. Voi camminate verso di me, verso la luce del mio passaggio e la vostra morte sarà vera vita. 30 novembre 1912 - 30 novembre 2012: Arturo Paoli compie 100 anni.

domenica 2 dicembre 2012

a volte ci manca, non dico la gioia trepida del possedere, ma la consapevolezza di essere redenti

Credere è grazia e spesso ci manca la gioia del dono, 
che è il primo annuncio dell’avvento del Salvatore. 
Portiamo con così poca sicurezza il nostro privilegio di credenti che 
a volte ci manca, 
non dico la gioia trepida del possedere, 
ma la consapevolezza di essere redenti
I lontani se ne vanno subito, dal nostro modo umiliato e rassegnato di stare nel mondo ... 
Il mondo è in cerca di gioia ... 
Il mondo ha diritto di accorgersi che, 
con il Natale del Signore, la gioia è entrata nel mondo, 
e che coloro che credono in Lui, 
essendo capaci di gioia, lasciano intravedere, 
nel loro imperfetto gaudio, 
la sorgente inesauribile della perfetta letizia ... 
La gioia del Natale non passa forse per la strada delle Beatitudini, 
per dove di solito si pensa non debba passare la gioia? (don Primo Mazzolari)