lunedì 12 dicembre 2011

Adesso mi fermo



Anche oggi, ho letto molto, ho girovagato con il pensiero e le aspettative di pace. Più volte mi sono soffermato e mi son detto "Adesso mi fermo, arresto le smanie mascherate da desideri e sprofondo quello che sento nel sereno del cuore."
Niente di più di un battito d'ali. 

Subito mi sono lib(e)rato altrove, lì dove le voci della prima pagina del blog si zittivano. 
Per stanchezza, mi trovo seduto in questo angolo bianco, incrocio le braccia del brancolare e mi intrattengo dolcemente nell'eco delle emozioni delle letture. Su tutte risento quelle confessioni laiche del domenicale e le faccio mie con un certa urgenza perchè non fuggano via ed io con loro,

via Aquileiese
http://www.magicoalvis.it/aquileiese/index.htm

domenica 11 dicembre 2011

Non si arriva mai al deserto senza avere attraversato molte cose, senza essere affaticati da una lunga strada, senza strappare i propri occhi al loro orizzonte abituale.


I nostri deserti
Quando ci si ama, si vuol stare insieme
e quando si è insieme ci si desidera parlare.
Quando ci si ama, è penoso
avere sempre gente intorno.
Quando ci si ama, si vuole ascoltare l'altro,
solo,
senza che voci estranee ci vengano a turbare.
Per questo coloro che amano Dio
hanno sempre sognato il deserto,
per questo a coloro che l'amano
Dio non può rifiutarlo.
E sono sicura, mio Dio, che Tu mi ami
e che in questa vita così ostacolata,
stretta tutt'intorno dalla famiglia,
dagli amici e da tutti gli altri,
non può mancare quel deserto
in cui ti si può incontrare.
Non si arriva mai al deserto
senza avere attraversato molte cose,
senza essere affaticati da una lunga strada,
senza strappare i propri occhi al loro orizzonte
abituale.
Si guadagnano i deserti, non si regalano.
I deserti della nostra vita, noi li strapperemo
al segreto delle nostre ore umane,
se non faremo violenza alle nostre abitudini,
alle nostre pigrizie.
E' difficile,
ma essenziale al nostro amore.
Lunghe ore di sonnolenza non valgono dieci
minuti
di sonno vero. Così è della solitudine con Te.
Ore di quasi solitudine
sono per l'anima un riposo minore
che un tuffo istantaneo nella Tua presenza.
Non si tratta di imparare l'ozio.
Bisogna imparare a essere soli
ogni volta che la vita ci riserva una pausa.
E la vita è piena di pause,
che noi possiamo scoprire o sprecare.
Nella più pesante e grigia giornata,

quale splendida gioia per noi la previsione
di tutti questi incontri sgranati...
Quale gioia sapere che noi potremo al tuo
solo volto
levare gli occhi, mentre la farinata diventerà
densa,
mentre crepiterà il telefono occupato,
mentre, alla fermata, attenderemo l'autobus in
ritardo,
mentre saliremo le scale,
mentre andremo a cercare,
in fondo al viale del giardino,
ciuffi di prezzemolo per condire l'insalata.
Che straordinaria passeggiata,
sarà per noi questa sera
il ritorno in metrò,
quando s'intravedranno appena
le persone incrociate sul marciapiede.
Quali "vantaggi" per te sono i nostri ritardi,
quando si attende un marito, degli amici e dei
figli.
Ogni fretta di ciò che non arriva è molto
spesso
il segno di un deserto.
Ma i nostri deserti hanno rudi divieti,
non fossero che le nostre impazienze
o le nostre fantasticherie vagabonde
o il nostro torpore.
Perché noi siamo fatti così,
che non possiamo preferirti senza un minimo
di lotta,
e Tu, nostro Diletto,
sarai sempre messo da noi sulla bilancia
con questo fascino,
con questa ossessione logorante
delle nostre quisquilie.
(La gioia di credere, p. 100-102) 8
– M. DELBRÊL,