sabato 15 marzo 2014

10° Giorno Se l’amico è propriamente l’animi custos/custode dell’anima, allora l’amicizia è una questione di anima e l’amare il nemico diventa una questione di grande anima.


Il Signore Gesù ci porta al cuore del suo insegnamento: «ma io vi dico: amate i vostri nemici» (Mt 5, 44). Sembra proprio che la promessa del Deuteronomio «tu sarai per me un popolo particolare» (Dt 26, 18) si realizzi quando assumiamo lo stesso atteggiamento del Padre dei cieli che «fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5, 45). Il sole ridente e la pioggia fecondante sono il modo in cui Dio dice la sua identità: sempre uguale a se stesso, sempre fedele al suo amore qualunque cosa noi umani riusciamo a combinargli. Se l’amico è propriamente l’animi custos/custode dell’anima, allora l’amicizia è una questione di anima e l’amare il nemico diventa una questione di grande anima.
Etty fu capace di aprirsi alla sua interiorità con molta intensità: tutta la mia tenerezza, le mie forti emozioni, quel mare dell’anima molto mosso, lago dell’anima, oceano dell’anima (108). In questi splendidi abissi Etty vi cercò, condotta per mano dal suo amico-amante e dalle sue letture di qualità, fino a trovarvi quel «tesoro nascosto» (Mt 13, 44) e quella «perla preziosa» (Mt 13, 46) per cui sarà capace di vendere ogni altra forma di sicurezza e di consolazione: dialogo in modo pazzo, infantile o serissimo con la parte più profonda di me, che per comodità io chiamo «Dio» (176).
Una Quaresima con Etty

venerdì 14 marzo 2014

9° Giorno Etty si autodescrive e si autocomprende proprio a partire dalla sua capacità di riflessione e di penetrazione del reale attraverso la grata del suo cuore in espansione


Il profeta Ezechiele ci introduce nella mente di Dio, nel suo modo di guardare noi umani e, soprattutto, nella sua attenzione al nostro processo interiore di intelligenza e di reazione al reale: «Ha riflettuto, si è allontanato da tutte le sue colpe commesse: egli certo vivrà e non morirà» (Ez 18, 28). Dio è come conquistato e persino piegato dalla nostra capacità e possibilità di ri-flessione. Sembra proprio che ogni volta che un essere umano si dimostra capace di riflettere su se stesso offra una possibilità a Dio di penetrare nella sua vita e di salvarlo:«certo vivrà e non morirà».
Da questa angolatura si potrebbe ri-leggere tutto il cammino umano – così intimo e interiore – di Etty come una continua espansione e approfondimento della sua attitudine ri-flessiva. Etty si autodescrive e si autocomprende proprio a partire dalla sua capacità di riflessione e di penetrazione del reale attraverso la grata del suo cuore in espansione: la mia camera è così bella e tranquilla . Io trascorro delle mezze nottate alla mia scrivania, a leggere e a scrivere vicino alla mia piccola lampada. Ho qui circa 1500 pagine di diario dell’anno scorso e ora me le rileggo (25).
Una Quaresima con Etty

giovedì 13 marzo 2014

8° giorno si tratta non di chiedere a Dio di fare qualcosa per noi ma semplicemente di manifestarci con libertà le intenzioni che ha nei miei confronti


Con la regina orante Etty condivide il nome – Etty è diminutivo di Ester – e condivide il sentimento profondo dell’innocenza di Dio: E malgrado tutto si approda sempre alla stessa conclusione: la vita è pur buona non sarà colpa di Dio se a volte tutto va così storto, ma la colpa è nostra (75). Le nostre due sorelle nella fede si dimostrano fino in fondo - ciascuna a suo modo - delle vere regine capaci di portare la propria parte di responsabilità fino alla soglia del terribile e pericoloso trono regale (Est 5, 4) a cui Etty si accosta con la consapevolezza chiara che le mie preghiere non sono come dovrebbero. E ne spiega il motivo: So bene che si deve pregare per gli altri nel senso che trovino la forza di sopportare ogni cosa (106).
Etty non ha solo imparato a pregare ma ha imparato a pregare per amore accettando di non essere esaudita se non per l’unico desiderio che Dio ha il dovere di esaudire: renderci capaci di acconsentire sempre ad un avvenire sconosciuto in piena comunione con tutto il mondo e con tutta la storia: Ma sotto i miei piedi girovaghi non c’è forse dappertutto la stessa terra; e lo stesso cielo – ora con la luna, ora col sole, per non parlare di tutte le stelle? (209-210). Etty ha imparato il segreto della preghiera proprio ed esattamente mentre il grande amico, l’ostetrico della mia anima, soffriva nel suo letto e ridiventava bambino (214-215). Etty ci svela il segreto della preghiera degna di un cuore regale e libero: si tratta non di chiedere a Dio di fare qualcosa per noi ma semplicemente di manifestarci con libertà le intenzioni che ha nei miei confronti (215).
Una Quaresima con Etty

mercoledì 12 marzo 2014

7° giorno non raramente, dobbiamo farci aiutare dalla creazione per ritrovare la strada che ci riporti ad una relazione più sana con noi stessi, con gli altri e con il Creatore


Veramente commovente vedere come, nonostante la diffidenza del profeta Giona, il re di Ninive non esita ad ordinare che non solo gli uomini ma pure gli «animali non gustino nulla, non pascolino, non bevano acqua»(Giona 3, 7). Il Signore Gesù ci invita pressantemente ad aprire gli occhi su questo «segno» senza cercare altri«segni» (Lc 11, 29-32).
La Quaresima ci offre attraverso il digiuno, il silenzio, la preghiera l’occasione propizia per purificare il nostro cuore di uomini e di donne da un’eccessiva centratura su noi stessi: noi non siamo il centro dell’universo ma solo parte di esso e, non raramente, dobbiamo farci aiutare dalla creazione per ritrovare la strada che ci riporti ad una relazione più sana con noi stessi, con gli altri e con il Creatore: Non esistono forse altre realtà, oltre a quella che si trova sui giornali e nei discorsi vuoti e infiammati di uomini intimoriti? Etty dopo essersi posta questa domanda a cui non possiamo, in nessun modo restare insensibili, offre pure una risposta: Esiste anche la realtà del ciclamino rosso-rosa e del grande orizzonte, che si può sempre scoprire dietro il chiasso e la confusione di questo tempo (215).
Potremmo aggiungere al testo del salmo che dice «uomini e bestie tu salvi, Signore» (Sl 35, 7), "e salvi i fiori, gli orizzonti, le galassie…!" Etty non si trovava in una situazione tale da permetterle nessuna forma di leggerezza immersa com’era in una realtà in cui ogni cosa è di un’indescrivibile e buffonesca assurdità e tristezza (147). Cercando riparo dalla tristezza ma ancora di più dalla terribile buffoneria che noi umani siamo capaci – a differenza di tutte le altre creature di costruire in noi e attorno a noi – non trova altro modo che fare visita alla natura fedele alle sue proprie leggi: E così provo a vivere senza preoccuparmi di timbri verdi rossi e blu e di liste di deportati, e di tanto in tanto faccio visita ai gabbiani, nei cui movimenti per i vasti cieli nuvolosi si indovinano leggi, eterne leggi di un genere diverso da quelle che fabbrichiamo noi uomini (95).

martedì 11 marzo 2014

6° giorno Solo i poeti infatti riescono a dire il gesto dell’amore attraverso una sobrietà di parole che tende all’assenza stessa di parole


Il Signore Gesù è il nostro Maestro di preghiera e il suo insegnamento è così netto: «Pregando non sprecate parole come i pagani» (Mt 6, 7) i quali – e ciascuno di noi è sempre un po’ pagano – non credono a quanto dice il profeta: «…la parola uscita dalla mia bocca non ritornerà a me senza effetto» (Is 55, 11). Preghiera e fiducia, fiducia come preghiera… e siamo al cuore, al nocciolo incandescente dell’esperienza interiore di Etty che aveva cominciato a scrivere una novella intitolata: "La ragazza che non sapeva inginocchiarsi" (70).
Di questa novella non è rimasta nessuna traccia ma ci è rimasta la testimonianza luminosa di una donna che ha trasformato la sua vita proprio lasciandosi impregnare da una preghiera sobria di parole ma di rara intensità e giocatasi tutta a livello di "ginocchia", cioè di corpo offerto allo sguardo segreto del Padre nel silenzio e nel profondo della propria intimità: Ieri sera subito prima di andare a letto, mi sono ritrovata improvvisamente in ginocchio nel mezzo di questa grande stanza, tra le sedie di acacia sulla stuoia chiara. Un gesto spontaneo, spinta a terra da qualcosa che era più forte di me (87).
Per Etty la preghiera è la manifestazione di una necessità interiore, di una misteriosa costrizione interiore che non ha nulla di pagano nel senso che non cerca e non chiede nulla ma semplicemente si espone nudamente – in una disordinata camera da bagno (73) – allo sguardo di Dio. Il nucleo incandescente dell’esperienza di Etty si pone questa sorta di resa incondizionata ad una divina presenza che si impone alla coscienza come l’evidenza più chiara: Esitavo ancora troppo davanti a questo gesto che è così intimo come i gesti dell’amore, di cui non si può parlare se non si è poeti (87). Solo i poeti infatti riescono a dire il gesto dell’amore attraverso una sobrietà di parole che tende all’assenza stessa di parole poiché la preghiera entra nel novero delle faccende intime, quasi più intime di quelle del sesso (73).
Una Quaresima Con Ettyu

lunedì 10 marzo 2014

5° giorno Ma chi è mai questo Dio che si confonde con i più piccoli, le più in-visibili tra le sue creature: «Signore quando mai ti abbiamo visto…?» (Mt 25, 37.44).


L’invito del Levitico risuona esigente ma assai attraente: «Siate santi, perché io, il Signore vostro sono santo»(Lv 19, 2). Il Signore Gesù da parte sua non esita indicarci una sorta di metodologia della santità: «ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli l’avete fatto a me» (Mt 25, 40).
Con l’accostamento di questi due testi biblici si viene creare un indissolubile legame tra la santità di Dio e il nostro saperci chinare non solo e non tanto sulla piccolezza dell’altro – i suoi bisogni - ma, più profondamente, sul fatto che l’altro nella sua piccolezza ci rivela il volto di Dio. Ma chi è mai questo Dio che si confonde con i più piccoli, le più in-visibili tra le sue creature: «Signore quando mai ti abbiamo visto…?» (Mt 25, 37.44).
Davanti a questi volti inquietanti dell’umanità che sono i poveri e gli esclusi anche noi – ogni volta – siamo costretti a riconoscere: Non c’è ancora abbastanza spazio in me stessa per far posto alle molte contraddizioni, mie e di questa vita (79). Laddove le contraddizioni si fanno più stridenti si è chiamati ad assumente uno sguardo e un gesto che vada oltre ciò che si vede per cogliere ciò che non si vede e che pure si sente: la vita di tutti gli uomini sentita di nuovo come una gran storia di dolori (80). Quale Dio potrà mai celarsi in questa storia di dolori?
Una Quaresima con Etty

domenica 9 marzo 2014

Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli.


Gesù deve scegliere che tipo di Messia diventare, la scel­ta decisiva di tutta la sua vita.
La prima scelta riguarda il corpo e le cose: sazia la fame, di' che queste pietre diventino pane. Pietre o pane, piccola alternativa che Gesù spalanca. E dice: vuoi diventare più uomo, vivere me­glio? Non inaridire la vita a ricer­ca di beni, di roba. Sogna, ma non ridurre mai i tuoi sogni a cose e denaro. «Non di solo pane vivrà l'uomo». C'è dentro di noi un di più, una eccedenza, una breccia, per dove entrano mondi, creatu­re, affetti, un pezzetto di Dio.
L'uomo vive di ogni parola che e­sce dalla bocca di Dio. E accende in me una fame di cielo che noi tentiamo di colmare con larghe sorsate di terra. Invece il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane è vita ma più vita viene dalla bocca di Dio.
Dalla bocca di Dio, dalla sua pa­rola è venuta la luce, il cosmo con sua bellezza e le creature. Dalla bocca di Dio è venuto il soffio che ci fa vivi, sei venuto tu. Se l'uomo vive di ciò che viene da Dio, io vivo di te: fratello, amico, amore, di te. Parola pronunciata dalla boc­ca di Dio per me. La seconda proposta tocca la re­lazione con Dio. Buttati giù, pro­voca un miracolo! è una sfida, at­traverso ciò che sembra il massi­mo della fede e invece ne è la ca­ricatura, è la ricerca di un Dio ma­gico a proprio servizio. Buttati, così potremo vedere uno stuolo di angeli in volo... Mostra un mira­colo, la gente ama i miracoli, e ti verranno dietro. Il diavolo è se­duttivo, si presenta come un a­mico che vuole aiutare Gesù a fa­re meglio il messia. Gesù risponde: non metterai alla prova Dio. Ed è la mia fede: io cre­do che Dio è con me, ogni giorno, mia forza e mio canto. Ma io non avanzerò nella vita a forza di mi­racoli, bensì per il miracolo di un amore che non si arrende, di una speranza che non ammaina le sue bandiere.
La terza posta in gioco è il potere sugli altri: prostrati davanti a me e avrai il mondo ai tuoi piedi. Il diavolo fa un mercato, al contra­rio di Dio, che non fa mai merca­to dei suoi doni. E quanti lo han­no ascoltato, facendo mercato di se stessi, in cambio di carriera, u­na poltrona, denaro facile.
Il Satana dice: vuoi cam­biare il mondo con l'a­more? Sei un illuso! Assi­cura agli uomini pane, miracoli e un leader, e li avrai in mano. Ma Gesù non cerca uomini da do­minare, vuole figli liberi e amanti. Per Gesù ogni potere è idolatria.
Il diavolo allora si allonta­na e angeli si avvicinano e lo servono. Avvicinarsi e servire, le azioni da cui si riconoscono gli angeli. Se in questa Quaresima o­gnuno si avvicina ad una persona che ha bisogno, ascoltando, accarezzan­do, servendo, allora ve­dremmo la nostra terra assomigliare ad un nido di angeli.
Ermes Ronchi