sabato 21 aprile 2012

Se l’uomo non può più raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo.


Questa parola” deserto” è ben di più che una espressione geografica che ci richiama alla fantasia un pezzo di terra
disabitato,
assetato,
arido
e vuoto di presenze.
Per chi si lascia cogliere dallo Spirito che anima la Parola di Dio, “deserto” è
la ricerca di Dio nel silenzio,
è un “ponte sospeso” gettato dall’anima innamorata di Dio sull’abisso tenebroso del proprio spirito, sugli strani e profondi crepacci della tentazione, sui precipizi insondabili delle proprie paure che fanno ostacolo al cammino verso Dio.
“Sì, un tale deserto silenzioso è santo ed è una preghiera al di là di ogni preghiera che conduce alla Presenza continua di Dio e alle altezze della contemplazione, dove l’anima, infine pacificata, vive della volontà di Colui che essa ama totalmente, assolutamente, continuamente” .
Vi dicevo che la parola deserto significa ben di più di un semplice luogo geografico.
I russi che se ne intendono e che su questo ci sono maestri lo chiamano “pustinia”.
“Pustinia” può significare deserto geografico, ma nello stesso tempo può significare luogo dove si sono ritirati i padri del deserto, può significare eremo, luogo tranquillo dove ci si ritira per trovare Dio nel silenzio e nella preghiera, dove – come dice una mistica russa che vive in America, Caterina de Hueck Doherty – “si può elevare verso Dio le braccia della preghiera e della penitenza in espiazione, in intercessione, in riparazione dei propri peccati e per quelli dei fratelli. Il deserto è il luogo dove possiamo riprendere coraggio, dove pronunciare le parole della verità ricordando ci che Dio è
verità. Il deserto è il luogo dove ci purifichiamo e ci prepariamo ad agire come toccati dal carbone ardente che l’angelo pose sulle labbra del Profeta”.
In ogni caso, e qui è la caratteristica che voglio sottolineare, “pustinia” per i russi, e per noi che siamo sulla stessa linea spirituale dell’esperienza mistica, segue l’uomo là dove si trova e non lo abbandona quando di deserto ne ha più bisogno. Se l’uomo non può più raggiungere il deserto, il deserto può raggiungere l’uomo.
Ecco perché si dice: “fare il deserto nella città”.
Fatti una piccola “pustinia” nella tua casa, nel tuo giardino, nella tua soffitta.
Non staccare il concetto di deserto dai luoghi frequentati dagli uomini, prova a pensare, e soprattutto a  vivere, questa espressione veramente esaltante “il deserto nel cuore della città”.
CARLO CARRETTO
IL DESERTO NELLA CITTÀ

venerdì 20 aprile 2012

continuò a sorridere guardando lontano


Dio è sorpresa. Dio è novità. Dio è creatività.
Quando, dopo il mio lungo soggiorno nel deserto del Sahara, ebbi la gioia di rivedere Papa Giovanni, mi chiese fissandomi con quei suoi occhietti vivaci e penetranti:
“Dimmi, prima di andare laggiù in Africa, ci avevi pensato? Era stata una cosa premeditata? Nella tua vita, durante il tuo impegno qui a Roma in Azione Cattolica, non avevi qualche volta intravisto la possibilità di farti piccolo fratello; non avevi mai intuito che la tua vita sarebbe cambiata,
che ti saresti fatto religioso... eccetera?”.
No, gli risposi, proprio no. Fu di sorpresa che Dio mi ha chiamato ed è in pochi giorni che decisi l’accettazione di ciò che credevo sua volontà partendo per l’Africa... Non avevo mai pensato prima di allora a questa svolta.
E il Papa, fissando mi con un sorriso:
“Capita sovente così. Si va a finire là dove non s’era mai pensato... Anche a me è capitata la stessa cosa... non ci avevo mai pensato”.
E continuò a sorridere guardando lontano da una finestra che dava sul lago di Castel Gandolfo.
CARLO CARRETTO
IL DESERTO NELLA CITTÀ

giovedì 19 aprile 2012

risurrezione qui e ora

 Un poeta evangelico, Kurt Marti, ha scritto:
"Voi chiedete
cos'è
la risurrezione dei morti?
io non lo so
voi chiedete
quando è
la risurrezione dei morti?
io non lo so
voi chiedete
c'è
una risurrezione dei morti?
io non lo so
Io so
soltanto
quello che voi non chiedete:
la risurrezione di coloro che amano
Io so
soltanto
a che cosa Egli ci chiama:
alla risurrezione qui e ora.

mercoledì 18 aprile 2012

un minuscolo insetto della terra


La preghiera dell’insetto
Sono l’ultima della tue creature,Signore,
fragile e sottile (quasi invisibile).
Sono l’ultima delle tue creature,
un minuscolo insetto della terra,
mai sazio di vita.
Sono un insetto, Signore,
e come un insetto desidero amarti.
Come un’ape, mio Signore,
voglio donare miele di comprensione
ai miei fratelli,
come una cicala,
notte e giorno cantare le tue lodi,
come una formica
lavorare instancabilmente per il tuo Regno,
come un bruco,
penetrare fino al cuore delle cose.
Come la Libellula, Signore,
voglio librarmi sulle mie miserie
per contemplare il tuo perdono,
come il Millepiedi,
percorrere le vie del mondo
per annunciare il Vangelo,
come il Ragno,
tessere magnifiche reti
di pace e riconciliazione.
Sono l’ultima delle tue creature, Signore.
E ti prego: come un minuscolo insetto
accoglimi nel giardino della tua misericordia.
(Emily Schenker)

martedì 17 aprile 2012

questo nuovo giorno

Dio dell’alba e della luce

risveglia le mani

perché possano accarezzare con forza 

e sostenere con dolcezza, 

illumina gli occhi

perché possano vedere la gioia

ma anche le lacrime 

mascherate in un sorriso, 

sciogli la nebbia delle tenebre

che oscurano i pensieri

e generano paure,

riscalda la preghiera

rattrappita nel gelo 

dell’abitudine.

Dio dell’alba e della luce

risveglia,

illumina

e riscalda 

questo nuovo giorno.



Emily Schenker

lunedì 16 aprile 2012

evitare i giudizi affrettati

Aveva ragione Metastasio quando, con versi più lievi, ripeteva:
 «Se a ciascun l'interno affanno /
 si leggesse in fronte scritto, /
 quanti mai, che invidia fanno, /
 ci farebbero pietà».
 Per questo è necessario evitare i giudizi affrettati, fondati sulle apparenze.
 È una verità che vale in tutti i sensi, come ammoniva Machiavelli nel Principe:
 «Ognun vede quel che tu pari, 
pochi sentono quel che tu sei».
Ravasi

domenica 15 aprile 2012

ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio

Non dobbiamo credere a tutto ciò che sentiamo dire; non dobbiamo affidarci a ogni nostro impulso. Al contrario, ogni cosa deve essere valutata alla stregua del volere di Dio, con attenzione e con grandezza d'animo. Purtroppo, degli altri spesso pensiamo e parliamo più facilmente male che bene: tale è la nostra miseria. Quelli che vogliono essere perfetti non credono scioccamente all'ultimo che parla, giacché conoscono la debolezza umana, portata alla malevolenza e troppo facile a blaterare.

Grande saggezza, non essere precipitosi nell'agire e, d'altra parte, non restare ostinatamente alle nostre prime impressioni. Grande saggezza, perciò, non andare dietro a ogni discorso della gente e non spargere subito all'orecchio di altri quanto abbiamo udito e creduto.

Devi preferire di farti guidare da uno migliore di te, piuttosto che andare dietro alle tue fantasticherie; prima di agire, devi consigliarti con persona saggia e di retta coscienza. Giacché è la vita virtuosa che rende l'uomo l'uomo saggio della saggezza di Dio, e buon giudice in molti problemi.

Quanto più uno sarà inutilmente umile e soggetto a Dio, tanto più sarà saggio, e pacato in ogni cosa.

Imitazione di Cristo
Libro I - INCOMINCIANO LE ESORTAZIONI UTILI PER LA VITA DELLO SPIRITO
Capitolo IV
LA PONDERATEZZA NELL'AGIRE