sabato 25 maggio 2013

da rimanere bloccati in un paralizzante senso di colpa

La misericordia di Dio è più grande dei nostri peccati.
C'è una consapevolezza del proprio peccato che non porta a Dio, 
ma all'autocommiserazione. 
La nostra tentazione consiste nell'essere così sommersi dalla nostra mancanza di generosità, 
da rimanere bloccati in un paralizzante senso di colpa. 
E' il senso di colpa che ci fa dire: 
"Sono troppo peccatore per meritare la misericordia di Dio". 
E' il senso di colpa, 
che ci porta all'introspezione piuttosto che volgere il nostro sguardo a Dio. 
E' il senso di colpa 
che è diventato un idolo e quindi una forma di orgoglio.
Henri J.M. Nouwen

venerdì 24 maggio 2013

si deve fare il possibile, senza lasciarsi dominare e senza mai ritenere di possedere la verità assoluta

IL SENSO DELLA VITA
Di Raimon Panikkar

Pensare di
poter sistemare e risolvere tutto
è un errore.
Il mistero della vita è
che il male esiste,
che le tensioni non possono essere soppresse e
che noi ci siamo dentro;
che si deve fare il possibile,
senza lasciarsi dominare e
senza mai ritenere di possedere la verità assoluta.
Bisogna
accettare la condizione umana,
sapere che
un certo dubitare non si oppone alla fede;
sapere che
il senso di contingenza è necessario alla nostra vita.
Devo rendermi conto
che sono una parte di questa realtà e
che non spetta a me controllarla;
scoprire il senso della vita
nella gioia,
nella sofferenza,
nelle passioni;
invece di lamentare la difficoltà del vivere,
rimandando
ad un giorno che non arriva mai
il momento
di godere profondamente di questa vita,
trovare questo senso in ogni istante.

giovedì 23 maggio 2013

due figure femminili in cui s'intrecciano intuizione e contemplazione, fede e grazia,

Etty Hillesum, un nuovo senso delle cose
Nell'arcobaleno di Etty di Gianfranco Ravasi
(in “Il Sole 24 Ore” del 19 maggio 2013)

«Bisogna saper accettare le proprie pause»: si noti bene, non "paure", ma per Etty (Ester) Hillesum le "pause", le soste, gli spazi vuoti di silenzio sono la "minore" rispetto alla totalità "maggiore" degli eventi e dei pensieri forti, ed entrambi costituiscono il contrappunto armonico della vita.
La frase citata è l'ultima, scritta in maiuscoletto, dei diari che hanno reso celebre questa giovane donna ebrea, nata nel 1914 e reca la data della «mattina presto» del 13 ottobre 1942... Non è possibile rendere ragione dello straordinario arcobaleno tematico e spirituale di queste pagine: chi ne intraprende la lettura non può più lasciarla fino all'approdo finale e non ne può uscire indenne. L'unica nota che vogliamo segnalare riguarda proprio l'arco cromatico dei diari, specchio di un'evoluzione esistenziale. Etty, infatti, parte dal gelido violetto degli interessi esterni di una ragazza di Amsterdam, non osservante, desiderosa solo di vivere, amante di Rilke, Dostoevskij e Jung, non priva di relazioni sentimentali.
Ben presto, però, in lei si accende una scintilla che le incendia l'anima e la sua diventa un'ascensione verso il mistero e l'incontro intimo e supremo con Dio e verso l'altro estremo rosso fuoco di quello spettro spirituale.
Le parole talora si fanno incandescenti e rivelano una straordinaria temperie mistica che si alimenta sia a un'intelligenza fremente e altissima sia alla tragedia della distruzione che il nazismo sta operando nei confronti degli Ebrei («la nostra distruzione si avvicina furtivamente da ogni parte e presto il cerchio sarà chiuso intorno a noi»). 
Confessa: 
«In fondo, quelle a Dio sono le uniche lettere d'amore che si devono scrivere». 
E ancora: 
«Si deve essere capaci di vivere senza libri e senza niente. Esisterà pur sempre un pezzetto di cielo da poter guardare e abbastanza spazio dentro di me per congiungere le mani in una preghiera». 
Era convinta che, 
«dissodando vaste radure di pace in noi stessi», 
esse si sarebbero potute estendere fino a pacificare l'intera umanità, perché Dio dev'essere 
«disseppellito dai cuori devastati dagli uomini», 
così come egli dev'essere «dissotterrato» dalla nostra anima dove giace «coperto di pietra e di sabbia» (e questa annotazione è stata citata da Benedetto XVI nella sua penultima udienza generale dello scorso febbraio).
Se si imbocca la via della citazione da quei quaderni, non si riesce più a staccarsene. 
È per questo che ci fermiamo qui con un'ultima evocazione che potrebbe essere un suggello ideale: 
«La mia vita è diventata un dialogo ininterrotto con te, mio Dio, un unico grande dialogo. A volte quando me ne sto in un angolino del campo, i miei piedi piantati sulla tua terra, i miei occhi rivolti verso il tuo cielo, il mio volto si inonda di lacrime che sgorgano da un'emozione profonda e da gratitudine.
Anche di sera quando, coricata sul mio letto, mi raccolgo in te, mio Dio, lacrime di gratitudine mi
inondano il volto: e questa è la mia preghiera». 
Tutta la famiglia Hillesum fu deportata ad Auschwitz nel settembre 1943; i genitori furono eliminati subito nelle camere a gas, mentre Etty –secondo la Croce Rossa – morì il 30 novembre. 
Aveva 29 anni.
A lei vogliamo accostare un'altra figura femminile mistica di grande fascino: è 
Teresa di Lisieux, morta a soli 24 anni nel 1897, canonizzata nel 1925 da Pio XI e dichiarata a sorpresa "Dottore della Chiesa" da Giovanni Paolo II nel 1997, cent'anni dopo la sua morte. 
A lei, entrata quindicenne nel Carmelo ove elaborerà quella straordinaria Storia dell'anima dalla redazione travagliata ma folgorante per il suo messaggio, un teologo che è anche un noto giornalista, Gianni Gennari, dedica un poderoso testo, capace di raccogliere quel capolavoro spirituale nei suoi tre manoscritti (A, B,C), ma anche un ritratto incisivo e accurato della santa. Come, infatti, confessa in un "postscriptum personale", egli ha incontrato gli scritti e la personalità di Teresa, uscendo nel 1957 da un lungo stato di coma.
Di là iniziò la ricerca storico-critica e teologica appassionata attorno a questo «piccolo fiore» che aveva scelto la via dell'infanzia evangelica (che non è infantilismo) per ascendere fino ai sentieri d'altura ove si scopre che 
«Dio non ha affatto bisogno delle nostre opere, ma solo del nostro amore». 
Questa 
«piccola via» 
conquisterà tanti suoi lettori, a partire da Bernanos che scriveva a un amico: 
«Ho perso l'infanzia e non la potrò riconquistare se non attraverso la santità», 
per giungere all'ebreo Joseph Roth della Leggenda del santo bevitore, per non parlare poi dei papi, come Gennari attesta in un capitolo specifico. Persino un personaggio piuttosto forte e rude come Pio XI ne rimase coinvolto fino al punto da considerarla «stella del suo pontificato», pur negandole, perché donna, quel titolo di "Dottore" che – come si è detto – un suo successore con convinzione le assegnerà.
Concludiamo questo squarcio di luce che promana da due figure femminili in cui s'intrecciano intuizione e contemplazione, fede e grazia, con un saggio a suo modo sorprendente.

mercoledì 22 maggio 2013

Senti che non si può più nascondere dietro affermazioni critiche o ironiche.


L’ANGELO DELLA VERACITA’

Una persona verace ci obbliga a porci dinanzi alla realtà del nostro cuore. Se siamo vicini a una persona verace, non ci possiamo nascondere, ma non abbiamo neanche più la necessità di nasconderci, troviamo il coraggio di mostrare la nostra vera realtà.
Quando Gesù parlava, non potevano più nascondersi gli spiriti impuri, i cattivi pensieri che offuscano lo spirito umano, inquinandolo con sentimenti velenosi. Venivano trascinati alla luce della parola di Gesù. E’ questa la descrizione che ci fa Marco.
Quando Gesù predica per la prima volta nella sinagoga, lo spirito impuro di un uomo si mette gridare forte. Senti che non si può più nascondere dietro affermazioni critiche o ironiche. Deve porsi dinanzi alla verità.
Questo per lui significa che deve uscire da quell’uomo lo deve lasciare libero (cfr.Mc 1,23ss.). La veracità di Gesù libera le persone dagli spiriti impuri che distorcono e falsificano la verità. Le persone sono guarite,diventano persone genuine, veraci.
Ti auguro l’angelo della veracità, affinché possa essere totalmente così come sei nel profondo del tuo essere, di modo che tu possa liberare alla veracità le persone che ti stanno attorno. Verità significa anche accordo tra oggetto e conoscenza, tra cosa e ragione.
Ti auguro di essere in completa armonia con te stesso e con la realtà della tua vita.

Anselm Grun

martedì 21 maggio 2013

Forse tu porti degli occhiali scuri che falsificano tutto. Vedi solo il negativo.


L’ANGELO DELLA VERACITA’

In greco verità si dice aletheia; il termine allude alla non segretezza dell’essere. Il velo viene tirato via e noi vediamo l’effettivo, il reale, l’essere. Chi vive veracemente, non nasconde nulla, in lui il suo vero essere viene fuori apertamente.
L’angelo della veracità vuole continuamente farti aprire gli occhi sulla tua vera realtà. L’angelo toglie il velo che sta su ogni cosa. Ti sbarazza degli occhiali con cui vedi ogni cosa. Forse tu porti degli occhiali scuri che falsificano tutto. Vedi solo il negativo. Oppure porti occhiali rossi. Non vuoi vedere gli altri e i loro problemi. Ti crei delle illusioni per poter vedere più comodamente. L’angelo della veracità ti toglie tutti gli occhiali che ti contraffanno la realtà.

L’angelo ti mostra ciò che è reale. “Quando Dio manda all’anima il suo angelo, questa diventa capace di avere una conoscenza verace”, scrive Meister Eckhart.

Anselm Grun

lunedì 20 maggio 2013

La persona verace è anche sempre libera. Infatti, solamente la verità ci renderà liberi.

L’ANGELO DELLA VERACITA’

Noi diciamo verace una persona che è in sé genuina e armoniosa. Gesù dice di Natanaele:” Ecco davvero un israelita in cui non c’è falsità”. La vita della persona verace non trae alimento dal calcolo, ma dalla sua verità interiore. E’ una persona libera da intrighi, da diplomazia, da considerazioni su come vendersi agli altri. Vive in armonia con se stessa. E’ genuina. Dice quello che pensa. Agisce come si sente nel suo cuore. Con una persona del genere si sa sempre con chi si ha a che fare. Non ci nasconde i suoi pensieri e i suoi sentimenti. Non ha paura che la conosciamo. Si presenta così come è, perché sostiene tutto ciò che è in lei. Non nasconde nulla perché non ha nulla da nascondere, perché tutto ha diritto di esistere in lei. La persona verace è anche sempre libera. Infatti, solamente la verità ci renderà liberi.
Oggi ci sono tante persone che fanno dei giri intorno alla loro verità. Hanno paura di porsi dinanzi alla realtà del proprio cuore.
Cadono nel panico se devono stare zitti per un istante, perché allora potrebbe affiorare in loro qualcosa che può risultare loro sgradito. Perciò devono continuamente darsi da fare per girare intorno alla loro verità. Sono in perenne movimento ed eccitazione. Il peggio che possa loro capitare è un momento in cui non capiti nulla, un momento in cui la loro verità potrebbe venire alla luce. Chi evita la propria verità, ha bisogno di molta energia per nascondere la propria verità agli altri. Continua a rimuginare su che cosa gli altri potrebbero pensare di lui. Così il suo cervello continua ad almanaccare su che cosa deve dire per far bella figura dinanzi agli altri, di modo che gli altri non possano farsi un’idea della sua struttura psichica, dei suoi impulsi repressi, dei suoi complessi. Deve angosciosamente ponderare ogni parola, chiedendosi se la parola che vorrebbe pronunciare potrebbe essere indice di un suo complesso nevrotico o di un’ombra repressa.

Anselm Grun

domenica 19 maggio 2013

Il mondo ti sarà grato se osi qualcosa di nuovo, se non domandi il permesso a tutto il mondo prima di dare attuazione alle tue idee.


L’ANGELO DEL RISCHIO
( Anselm Grun)
Usciamo da questo vicolo cieco solamente se osiamo qualcosa, se rischiamo di far anche qualche errore.
Ti  auguro che l’angelo del rischio ti incoraggi ad osare la tua vita e a rischiare nuove strade per te e per le persone che ti stanno attorno.
L’angelo del rischio ti irrobustisca la colonna vertebrale e ti guardi alle spalle affinché tu sia libero di osare te stesso e di affidarti ai tuoi impulsi interiori, senza aver bisogno di assicurati da ogni parte.
Il mondo ti sarà grato se osi qualcosa di nuovo, se non domandi il permesso a tutto il mondo prima di dare attuazione  alle tue idee.
Infatti, giorno dopo giorno sperimentiamo che il vecchio non vale molto.
Nessuno si fida di percorrere nuove strade nella questione della disoccupazione.
Si preferisce trincerarsi dietro luoghi comuni o si dà la colpa ad altri.
Ognuno attende che l’altro faccia un passo falso.
Allora lo si può criticare.
Nessuno, però osa fare il primo passo.
Così si sta fermi.
Si sta in agguato per cercare gli errori negli altri, invece di rischiare di sbagliare personalmente.
Ti auguro che l’angelo del rischio ti renda capace anche della libertà di fare errori per aprire nuove strade a te stesso e agli altri.
Solamente se ti affidi all’angelo del rischio, qualcosa di nuovo potrà crescere per mezzo tuo in questo mondo e gli altri, grazie a te, potranno scoprire possibilità nuove.