sabato 6 ottobre 2012

Ci sono delle cose che, quando lasciate andare, ci aiutano a essere più felici..

Chi l'ha detto che rinunciare fa male? Ci sono delle cose che, quando lasciate andare, ci aiutano a essere più felici...
Ecco una lista di 15 cose alle quali rinunciare e che renderà la nostra vita molto più facile e felice. In genere tratteniamo tante cose che ci causano una grande quantità di dolore, stress e sofferenza, e invece di lasciarle andare, invece di permettere a noi stessi di vivere in modo più sereno, ci aggrappiamo a esse. A partire da oggi possiamo rinunciare a tutte quelle cose che non ci servono più, e abbracciare il cambiamento. 
Pronti? Via!
1. Rinunciare al bisogno di avere sempre ragione
Ci sono molti di noi che non sopportano l'idea di avere torto e vogliono avere sempre ragione, anche a costo di minare ottimi rapporti o causare grande quantità di stress e dolore, con se stessi e gli altri. Non ne vale la pena. Ogni volta che sentiamo il bisogno "urgente" di tuffarci in una lotta su chi ha ragione e chi ha torto, poniamoci questa domanda: "Preferirei avere ragione o preferirei essere gentile?" (Wayne Dyer). Se c'è differenza?! ... Il vostro ego è davvero così grande?!
2. Rinunciare al bisogno di controllare
Si tratta di essere disposti a mollare il bisogno di controllare sempre tutto quello che succede a noi e intorno a noi - situazioni, eventi, persone, ecc. Che si tratti di persone vicine, colleghi di lavoro o semplicemente sconosciuti che si incontrano per strada, permettiamo loro di "essere". Lasciamo che tutto e tutti siano così come semplicemente sono, e vedremo come cominceremo a sentirci molto meglio.
“By letting it go it all gets done. The world is won by those who let it go. But when you try and try. The world is beyond winning.” 
Lao Tzu

3. Rinunciare all'incolpare gli altri
Rinunciamo alla tentazione di incolpare gli altri per ciò che abbiamo o non abbiamo, per quello che proviamo o non proviamo. Smettiamo di dare via il nostro potere e cominciamo a prenderci la responsabilità della nostra vita!
4. rinunciare al dialogo interiore distruttivo
Quante persone continuano a ferire se stesse a causa della loro mentalità continuamente autolesionista, negativa e inquinante? Non crediamo a tutto quello che la mente ci dice, soprattutto se è negativo e autosabotante. Noi siamo di più rispetto a questo.
“The mind is a superb instrument if used rightly. Used wrongly, however, it becomes very destructive.” 
La mente è uno strumento eccezionale se usato correttamente. Usato erroneamente, tuttavia, diventa molto distruttivo 
Eckhart Tolle

5. Rinunciare alle proprie convinzioni limitanti
... Soprattutto quelle che riguardano il cosa si può o non si può fare, il cosa è possibile o impossibile. D'ora in poi, scegliamo di non permettere più alle nostre convinzioni limitanti di tenerci bloccati nel posto sbagliato. Aprimo le nostre ali e voliamo!
“A belief is not an idea held by the mind, it is an idea that holds the mind” 
 Una convinzione non è un'idea detenuta dalla mente, è un'idea che possiede la mente 
Elly Roselle

6. Rinunciare al lamento
Lasciamo andare il bisogno costante di lamentarci su tutte quelle tante, tantissime cose – persone, situazioni, eventi che ri rendono infelici, tristi e depressi! Nessuno può renderci infelici, nessuna situazione può renderci tristi o miserabili, a meno che non siamo noi a permetterlo. Non è la situazione in sé a far scattare quei sentimenti in noi, ma il modo con cui scegliamo di guardarla. Non sottovalutiamo mai il potere del pensare in positivo.
7. Rinunciare alla lusso della critica
Si tratta di rinunciare al bisogno di criticare cose, eventi o persone che sono diverse da noi. Siamo tutti diversi, ma siamo anche tutti uguali. Tutti noi vogliamo essere felici, tutti noi vogliamo amare ed essere amati, e tutti noi vogliamo essere compresi. Vogliamo tutti qualcosa, e qualcosa è desiderato da tutti noi.
8. Rinunciare al bisogno di impressionare gli altri
Smettiamo di cercare a tutti i costi di essere qualcosa che non siamo, solo per piacere agli altri. Non funziona in questo modo. Nel momento in cui smettiamo di sforzarci di essere ciò che non siamo, in cui ci togliamo via le maschere, accettiamo e abbracciamo il nostro io reale, scoprirermo che le persone saranno attratte da noi, senza sforzo.
9. Rinunciare alla resistenza al cambiamento
Il cambiamento è una buona cosa. Il cambiamento ci aiuta a passare da un punto A a un punto B. Il cambiamento ci aiuta a migliorare la nostra vita e di conseguenza la vita delle persone attorno a noi. Seguiamo la nostra beatitudine, abbracciamo il cambiamento. Non facciamo resistenza!
“Follow your bliss and the universe will open doors for you where there were only walls” 
 Segui la tua beatitudine e l'universo aprirà le porte per voi dove c'erano solo muri
Joseph Campbell

10. Rinunciare alle etichette
Smettiamo di mettere etichette a quelle persone, cose o eventi che non comprendiamo, perché strane o differenti, e cerchiamo di aprire la mente, poco a porto. La mente lavora solo quando è aperta. 
“The highest form of ignorance is when you reject something you don’t know anything about.” Wayne Dyer
11. Rinunciare alle paure
La paura è solo un'illusione, non esiste – siamo noi a crearla. È tutto nella nostra mente. Correggiamo il nostro mondo interiore e l'esterno andrà a posto!
“The only thing we have to fear, is fear itself.” 
Franklin D. Roosevelt

12. Rinunciare alle scuse
Che si prendano le loro cose e vadano a casa: le scuse sono licenziate! Non abbiamo più bisogno delle scuse. Troppe volte abbiamo limitato noi stessi a causa di troppe scuse. Invece di crescere e lavorare per migliorare noi stessi e la nostra vita, ci blocchiamo, mentiamo a noi stessi e usiamo ogni tipo di scusa. Scuse che al 99,9% delle volte non sono nemmeno reali.
13. Rinunciare al passato
Lo sappiamo, è difficile. Soprattutto quando il passato sembra migliore del presente e il futuro sembra così spaventoso, ma bisogna prendere in considerazione il fatto che il momento presente è tutto quello che abbiamo e tutto ciò che potremo mai avere. Quel passato che desideriamo – quello di cui sogniamo – era ignorato da noi stessi quando era nel "presente". Smettiamola di illudere noi stessi. Cerchiamo di essere presenti in tutto quello che facciamo e godiamoci la vita. Dopo tutto, la vita è un viaggio, non una destinazione. Possiamo avere una chiara visione per il futuro, e prepararci, ma restiamo sempre presenti all'adesso.
14. Rinunciare all'attaccamento
Questo è un concetto che per la maggior parte di noi è molto difficile da assimilare… ma non è qualcosa di impossibile. Si migliora con il tempo e la pratica. Nel momento in cui ci distacchiamo da ogni cosa, diventiamo più tranquilli, tolleranti, gentili e sereni. E questo non significa che rinunciamo al nostro amore per gli altri, poiché l'amore e l'attaccamento non hanno nulla a che fare uno con l'altro; l'attaccamento proviene da un luogo di paura, mentre l'amore... l'amore vero… è puro, gentile e altruista. Dove c'è amore non ci può essere paura, per questo attaccamento e amore non possono coesistere. Rinunciare all'attaccamento ci condurrà in un luogo dove saremo in grado di comprendere tutte le cose senza nemmeno sforzarci. Uno stato al di là delle parole.
15. Rinunciare a vivere la nostra vita per le aspettative di altre persone
Troppo persone vivono un'esistenza che non corrisponde alla loro "vera vita". Vivono la vita in base a ciò che gli altri pensano sia meglio per loro, in base a ciò che i loro genitori dicono che è meglio per loro, a ciò che i loro amici, i loro nemici e i loro insegnanti, il loro governo e i media affermano che è meglio per loro. Ignorano la loro voce interiore, la loro chiamata interiore. Sono così impegnati a far contenti tutti gli altri, a conformarsi alle aspettative degli altri, che alla fine perdono il controllo della loro vita. Dimenticano cosa rende loro felici, cosa desiderano, di cosa hanno bisogno… e alla fine si dimenticano di se stessi. 
Abbiamo una sola vita - questo solo momento - ed è necessario viverlo, possederlo, e soprattutto non lasciare che le opinioni degli altri ci distolgano dal nostro percorso.
Dana Saviuc
per 
www.purposefairy.com
Traduzione a cura di Camilla Ripani 
per www.nonsoloanima.tv

venerdì 5 ottobre 2012

nei momenti più bui e disperati della nostra vita, ritroviamo coraggio per miracolo


La fede non è solo intelletto, ragionamento e principi, la fede è anche potenza dello Spirito. E vorrei insistere sul fatto che questa fede che scaturisce dall’azione dello Spirito santo non è incompatibile con certe posizioni etiche “liberali” sulla fine della vita. Noi, uomini e donne del XXI secolo, sappiamo perfettamente che un tumore maligno non potrà essere guarito dall’imposizione delle mani, pur di un profondo credente. Ma sappiamo anche che Dio rinnova le nostre forze, che nei momenti più bui e  disperati della nostra vita, ritroviamo coraggio per miracolo e sentiamo la presenza di amici come un balsamo sulle nostre ferite.
Sappiamo che Dio benedice la nostra esistenza ma che certi mali, certe violenze, certe tragedie sussistono, nonostante la sua presenza.  Past. Janique Perrin / 1 Tessalonicesi 1, 2-10

giovedì 4 ottobre 2012

Noi che crediamo in Gesù Cristo siamo tranquilli su questo punto: saremo trovati vestiti.


 Nudi ancora per poco.
Rivestiti di Cristo, si, ma sotto questo rivestimento c’è ancora la nostra nudità, c’è ancora il disagio di non essere quello che dovremmo essere.
Non lo siamo più agli occhi di Dio, perché siamo rivestiti di Cristo. Ma ai nostri occhi no, ancora sopravvive il peccatore. Perché questa è la nostra attuale condizione. Come dice Lutero parlando della nostra giustificazione per grazia mediante la fede: il cristiano è “insieme giusto e peccatore” (simul justus et peccator). Lo sarà fino alla morte: finché non lascerà questa condizione umana e non riceverà un abito celeste.
“Perciò noi sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta noi abbiamo da Dio un edificio … nei cieli. Poiché in questa tenda noi gemiamo bramando di essere sopravvestiti della nostra abitazione celeste. Se pur saremo trovati vestiti e non nudi” (2 Corinzi 5: 1-3).
Ecco quello che conta, non essere trovati nudi.  Noi che crediamo in Gesù Cristo siamo tranquilli su questo punto: saremo trovati vestiti.
E sotto questo vestito non ci sarà più la creatura nuda. Per allora essa sarà morta.
Se ancora oggi gemete, sotto questa tenda passeggera, fatevi animo.

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano

mercoledì 3 ottobre 2012

sa anche che ai suoi occhi la sua nudità viene ricoperta.


Verso sera l’uomo e la donna sentirono che Dio, il Signore, passeggiava nel giardino. Allora, per non incontrarlo, si nascosero tra gli alberi del giardino. Ma Dio, il Signore, chiamò l’uomo e gli disse: Dove sei? L’uomo rispose: Ho udito i tuoi passi nel giardino. Ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto.
Genesi 3: 8-10
 Rivestirsi di Cristo.
Il nostro testo di Genesi finisce così. E se anche noi ci fermassimo qui – con questa inquietudine umana – la nostra riflessione non sarebbe molto confortante.
Ma noi che abbiamo ascoltato la Parola sappiamo anche un’altra cosa, che essa è la Parola dell’annunzio dell’evangelo di Gesù Cristo. Per la fede in lui, che sa di essere nudo dinnanzi a Dio sa anche che ai suoi occhi la sua nudità viene ricoperta.
Dice di fatti l’apostolo Paolo: voi tutti che siete stati battezzati in Cristo vi siete rivestiti di Cristo. (Galati 3: 27).
L’evangelo è in fondo l’invito così espresso “rivestitevi del Signore Gesù Cristo” (Romani 13:4).

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano

martedì 2 ottobre 2012

Il più delle volte Dio è sentito come Colui cui non si è nascosti e cui si deve rendere conto


C’è da avere paura.
Perché dobbiamo rendere conto. Anche questo può essere un oscuro sentimento. Perché non è necessariamente legato al credere in Dio. Il più delle volte Dio è sentito come Colui cui non si è nascosti e cui si deve rendere conto. Ma è un fatto che anche senza credere in qualche Dio la coscienza può accusare e insinuare l’oscuro preoccupante timore che ci sarà un qualche rendiconto.
Conclusione: l’uomo è un essere inquieto, perché sa e cerca pace, cerca Dio come a tentoni.
Come disse Agostino nelle Confessioni “Fecisti nos ad Te, Domine et inquietum est cor nostrum, dona requiescat in Te”. Ci facesti simili a te, Signore, e il nostro cuore è inquieto. Donaci pace in Te.

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano

lunedì 1 ottobre 2012

dentro di noi c’è questa cosa misteriosa e inquietante che chiamiamo la coscienza


“Ho avuto paura”.
Nel racconto della Genesi ci sono che queste note: Ho avuto paura e mi son nascosto.
E c’è anche la domanda che pose il Signore: come hai saputo di essere nudo?
Domanda che da Adamo è girata a ciascuno di noi. Come hai saputo che sei nudo? Non ce l’ha detto nessuno. Lo abbiamo saputo da noi. Sì. Perché dentro di noi c’è questa cosa misteriosa e inquietante che chiamiamo la coscienza. Sì, è un fatto che sappiamo. Homo sapiens.

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano

domenica 30 settembre 2012

quello che è dentro è tale che l’uomo sente di doverlo coprire.


Si nasconde perché si sente “nudo”.
Dice il racconto di Genesi “ ho avuto paura perché sono nudo e mi sono nascosto”. Da qui la domanda del Signore “Chi ti ha fatto sapere che sei nudo?”
Essere nudo. Che cosa può voler dire? Non essere vestito. Non avere qualcosa addosso che copra. E’ qualche cosa che ci riguarda, come esseri umani in modo esclusivo. Perché tutti gli altri esseri viventi sono nudi e non lo sanno. Magari nei paesi caldi si mette un perizoma. O si dipinge la pelle. In generale l’uomo si veste, o si riveste pur non avendone sempre qualche bisogno.
L’essere nudo di cui parla la bibbia è evidentemente una metafora. Che cosa vuol dire?. Che quello che è dentro è tale che l’uomo sente di doverlo coprire. Perché è qualcosa che non deve essere. Qualcosa che dissocia il nostro essere. E’ con cui purtroppo ci identifichiamo. Sì, sono io, quell’io che è dentro e che è bene che resti dentro. Perché “temiamo” che sia visto.

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano