giovedì 4 ottobre 2012

Noi che crediamo in Gesù Cristo siamo tranquilli su questo punto: saremo trovati vestiti.


 Nudi ancora per poco.
Rivestiti di Cristo, si, ma sotto questo rivestimento c’è ancora la nostra nudità, c’è ancora il disagio di non essere quello che dovremmo essere.
Non lo siamo più agli occhi di Dio, perché siamo rivestiti di Cristo. Ma ai nostri occhi no, ancora sopravvive il peccatore. Perché questa è la nostra attuale condizione. Come dice Lutero parlando della nostra giustificazione per grazia mediante la fede: il cristiano è “insieme giusto e peccatore” (simul justus et peccator). Lo sarà fino alla morte: finché non lascerà questa condizione umana e non riceverà un abito celeste.
“Perciò noi sappiamo che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta noi abbiamo da Dio un edificio … nei cieli. Poiché in questa tenda noi gemiamo bramando di essere sopravvestiti della nostra abitazione celeste. Se pur saremo trovati vestiti e non nudi” (2 Corinzi 5: 1-3).
Ecco quello che conta, non essere trovati nudi.  Noi che crediamo in Gesù Cristo siamo tranquilli su questo punto: saremo trovati vestiti.
E sotto questo vestito non ci sarà più la creatura nuda. Per allora essa sarà morta.
Se ancora oggi gemete, sotto questa tenda passeggera, fatevi animo.

Ugo Gastaldi, una predicazione del 17 giugno 1992 

Centro Culturale Protestante di Milano

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