Comunità alternativa si diventa vivendo il Vangelo, non recitando la parte del “perfetto”.
Alternativi diventiamo non mascherandoci dietro il ruolo o dietro il titolo, ma dando trasparenza ai rapporti. Incontrandoci come persone. Come figli di Dio. Questa la più grande dignità che ci è toccata. Non esiste, per un vero credente, altra tanto grande.
Essere Papa, essere Vescovo, essere prete, non vale l’essere figli di Dio. E, se figli, liberi, e quindi non soffocati, non mascherati, non misurati da titoli e da ruoli.
Quando Papa Giovanni, poco dopo la sua elezione, si accorse che l’ Osservatore Romano introduceva le sue parole con questa formula di rito: “Come abbiamo potuto raccoglierle dalle auguste labbra di Sua Santità”, chiamò il capo redattore e gli disse: “Lasciate perdere queste sciocchezze e scrivete semplicemente: Il Papa ha detto”.Angelo Casati
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
sabato 7 aprile 2012
venerdì 6 aprile 2012
Promuovi il silenzio
Se consideriamo lo stato attuale del mondo, tutta la vita (come certamente il cristianesimo ci autorizza), dobbiamo dire dal punto di vista cristiano: l’umanità è malata!
E se io fossi un medico e qualcuno mi chiedesse: “Che si può fare?” risponderei: “Il primo rimedio, la condizione indispensabile per poter fare qualcosa, quindi la prima cosa da fare è: procura silenzio, introduci il silenzio”. Non si riesce più a sentire la parola di Dio: se la si annunzia con mezzi rumorosi, gridandola a squarciagola per coprire il chiasso, non sarà più la parola di Dio. Procura silenzio! Promuovi il silenzio. (…) Questo non è nulla di preciso, perchè il silenzio non consiste nel non parlare. No, il silenzio è come l’illuminazione tenue che avvolge una confortevole dimora, come l’affabilità di una stanza modesta: non se ne parla, ma c’è ed esercita il suo benefico potere. Il silenzio è come un’atmosfera, l’atmosfera fondamentale in cui ci si immerge. Ma questo silenzio tu non lo puoi introdurre come quando chiami il tappezziere a metterti le tendine. L’ingresso del silenzio dipende dalla tua presenza, dal tuo modo di comportarti in casa (…). Il silenzio che regna in una casa è la presenza familiare dell’eternità.
E se io fossi un medico e qualcuno mi chiedesse: “Che si può fare?” risponderei: “Il primo rimedio, la condizione indispensabile per poter fare qualcosa, quindi la prima cosa da fare è: procura silenzio, introduci il silenzio”. Non si riesce più a sentire la parola di Dio: se la si annunzia con mezzi rumorosi, gridandola a squarciagola per coprire il chiasso, non sarà più la parola di Dio. Procura silenzio! Promuovi il silenzio. (…) Questo non è nulla di preciso, perchè il silenzio non consiste nel non parlare. No, il silenzio è come l’illuminazione tenue che avvolge una confortevole dimora, come l’affabilità di una stanza modesta: non se ne parla, ma c’è ed esercita il suo benefico potere. Il silenzio è come un’atmosfera, l’atmosfera fondamentale in cui ci si immerge. Ma questo silenzio tu non lo puoi introdurre come quando chiami il tappezziere a metterti le tendine. L’ingresso del silenzio dipende dalla tua presenza, dal tuo modo di comportarti in casa (…). Il silenzio che regna in una casa è la presenza familiare dell’eternità.
(S. A. Kierkegaard)
giovedì 5 aprile 2012
sospetto ogni parola che, poco o tanto, sembra recitata
Mi succede – qualcuno la ritiene una mia ossessione – di avere in sospetto ogni parola che, poco o tanto, sembra recitata, ogni atteggiamento che, poco o tanto, sembra studiato.
Si recita una parte.
A volte mi sorprendo a guardarmi. E mi chiedo:
“Stai recitando? Stai celebrando o recitando?
Stai pregando o recitando?
Stai predicando o recitando?
Stai parlando o recitando?”.
Nella recita non ci sei. C’è una parte che indossi.
Che non è la tua.
Angelo Casati
mercoledì 4 aprile 2012
se necessario, ma non andrete da soli
Il 4 aprile 1968 veniva assassinato Martin Luther King.
Vi dico questa mattina che se non avete mai trovato una cosa che vi sia talmente cara e preziosa per cui dareste in cambio la vita, non siete adatti alla vita.
Potreste avere trentotto anni, come si da il caso che ne abbia io, e un giorno vi trovate di fronte ad una grande questione,
di una grande occasione, che vi sollecita a schierarvi a favore
di qualche grande principio,
di una grande questione,
di una grande causa.
E voi vi rifiutate di farlo perché avete paura.
Vi rifiutate di farlo perché volete vivere più a lungo.
Avete paura di perdere l’impiego,
oppure avete paura di esser criticati,
o di perdere popolarità,
o avete paura che qualcuno vi pugnalerà
o vi sparerà addosso
o vi farà saltare la casa.
E quindi rifiutate di prendere posizione.
Ebbene, può darsi che continuiate a vivere fino a novant’anni, ma a trentotto sarete già mortiquando lo sarete a novanta.
E nella vostra vita l’arresto del respiro non sarà che l’annuncio tardivo di una morte dello spirito che è già avvenuta.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte di ciò che è giusto.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della verità.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della giustizia…
Non pensate mai di essere da soli.
Andrete in prigione, se necessario,
ma non andrete da soli.
Prenderete posizione a favore di quel che è gusto, e magari il mondo non vi capirà, vi criticherà.
Ma non sarete mai soli,
perché da qualche parte ho letto che uno solo con Dio è una maggioranza.
E Dio ha la sua maniera di trasformare la minoranza in maggioranza.
Camminate con lui stamani, e credete in Lui e fate quel che è giusto,
e lui sarà con voi fino alla consumazione dei tempi.
Sì, ho visto il lampo del fulmine.
Ho sentito il rombo del tuono.
Ho sentito le onde del peccato infrangersi,
cercare di sopraffare la mia anima,
ma ho udito la voce di Gesù che diceva ancora di continuare a lottare.
Mi ha promesso di non lasciarmi mai solo,
di non lasciarmi mai solo.
No, mai solo.
No, mai solo.
Potreste avere trentotto anni, come si da il caso che ne abbia io, e un giorno vi trovate di fronte ad una grande questione,
di una grande occasione, che vi sollecita a schierarvi a favore
di qualche grande principio,
di una grande questione,
di una grande causa.
E voi vi rifiutate di farlo perché avete paura.
Vi rifiutate di farlo perché volete vivere più a lungo.
Avete paura di perdere l’impiego,
oppure avete paura di esser criticati,
o di perdere popolarità,
o avete paura che qualcuno vi pugnalerà
o vi sparerà addosso
o vi farà saltare la casa.
E quindi rifiutate di prendere posizione.
Ebbene, può darsi che continuiate a vivere fino a novant’anni, ma a trentotto sarete già mortiquando lo sarete a novanta.
E nella vostra vita l’arresto del respiro non sarà che l’annuncio tardivo di una morte dello spirito che è già avvenuta.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte di ciò che è giusto.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della verità.
Siete morti quando avete rifiutato di schierarvi dalla parte della giustizia…
Non pensate mai di essere da soli.
Andrete in prigione, se necessario,
ma non andrete da soli.
Prenderete posizione a favore di quel che è gusto, e magari il mondo non vi capirà, vi criticherà.
Ma non sarete mai soli,
perché da qualche parte ho letto che uno solo con Dio è una maggioranza.
E Dio ha la sua maniera di trasformare la minoranza in maggioranza.
Camminate con lui stamani, e credete in Lui e fate quel che è giusto,
e lui sarà con voi fino alla consumazione dei tempi.
Sì, ho visto il lampo del fulmine.
Ho sentito il rombo del tuono.
Ho sentito le onde del peccato infrangersi,
cercare di sopraffare la mia anima,
ma ho udito la voce di Gesù che diceva ancora di continuare a lottare.
Mi ha promesso di non lasciarmi mai solo,
di non lasciarmi mai solo.
No, mai solo.
No, mai solo.
martedì 3 aprile 2012
il momento che decide se noi amiamo abbastanza
L’educazione è il momento che decide se noi amiamo abbastanza il mondo da assumercene la responsabilità e salvarlo così dalla rovina, che è inevitabile senza il rinnovamento, senza l’arrivo di esseri nuovi, di giovani. Nell’educazione si decide anche se noi amiamo tanto i nostri figli da non estrometterli dal nostro mondo lasciandoli in balia di se stessi, tanto da non strappargli di mano la loro occasione d’intraprendere qualcosa di nuovo, qualcosa d’imprevedibile per noi; e prepararli invece al compito di rinnovare un mondo che sarà comune a tutti.
(H. Arendt)
lunedì 2 aprile 2012
dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità
C’è gente che Dio prende e mette da parte. Ma ce n’è altra che egli lascia nella moltitudine, che non “ritira dal mondo”. È gente che fa un lavoro ordinario, che ha una famiglia ordinaria o che vive un’ordinaria vita da celibe. Gente che ha malattie ordinarie, e lutti ordinari. Gente che ha una casa ordinaria, e vestiti ordinari. È la gente della vita ordinaria. Gente che s’incontra in una qualsiasi strada. Costoro amano il loro uscio che si apre sulla via, come i loro fratelli invisibili al mondo amano la porta che si è rinchiusa definitivamente sopra di essi. Noialtri, gente della strada, crediamo con tutte le nostre forze che questa strada, che questo mondo dove Dio ci ha messi è per noi il luogo della nostra santità. Noi crediamo che niente di necessario ci manca. Perché se questo necessario ci mancasse, Dio ce lo avrebbe già dato. A noi gente della strada sembra che la solitudine non sia l’assenza del mondo, ma la presenza di Dio. È l’incontrarlo dovunque che fa la nostra solitudine. Essere veramente soli è, per noi, partecipare alla solitudine di Dio. Egli è così grande che non lascia posto a nessun altro, se non in lui. Il mondo intero è come un faccia a faccia con lui dal quale non possiamo evadere. Incontro della sua causalità viva, dove le strade si intersecano accese di movimento. Incontro con la sua orma sulla terra. Incontro della sua Provvidenza nelle leggi scientifiche. Incontro del Cristo in tutti questi “piccoli che sono suoi”: quelli che soffrono nel corpo, quelli che sono presi dal tedio, quelli che si preoccupano, quelli che mancano di qualcosa. Incontro con il Cristo respinto, nel peccato dai mille volti. Come avremmo cuore di deriderli o di odiarli, questi infiniti peccatori ai quali passiamo accanto? Solitudine di Dio nella carità fraterna: il Cristo che serve il Cristo; il Cristo in colui che serve, il Cristo in colui che è servito. L’apostolato come potrebbe essere per noi una dissipazione o uno strepito?
domenica 1 aprile 2012
qualunque cosa accada, attendiamo confidenti
Oggi fa’ ardere calde e chiare le candele
che hai trasportato tu alla nostra oscurità;
conducici, se si può, di nuovo insieme.
È ciò che noi sappiamo: arde di notte la luce tua.
Quando su di noi discende il silenzio profondo
oh, lascia che udiamo quel timbro pieno
del mondo, che invisibile si estende intorno a noi
di tutti i figli tuoi canto alto di lode.
Da forze buone, miracolosamente accolti,
qualunque cosa accada, attendiamo confidenti.
Dio è con noi alla sera e al mattino
E, stanne certa, in ogni nuovo giorno.
che hai trasportato tu alla nostra oscurità;
conducici, se si può, di nuovo insieme.
È ciò che noi sappiamo: arde di notte la luce tua.
Quando su di noi discende il silenzio profondo
oh, lascia che udiamo quel timbro pieno
del mondo, che invisibile si estende intorno a noi
di tutti i figli tuoi canto alto di lode.
Da forze buone, miracolosamente accolti,
qualunque cosa accada, attendiamo confidenti.
Dio è con noi alla sera e al mattino
E, stanne certa, in ogni nuovo giorno.
(D. Bonhoeffer)
Iscriviti a:
Post (Atom)