sabato 16 giugno 2012

il Cristo come possesso di una parte dell'umanità


La conoscenza del Cristo è per Henri Le Saux il passaggio fondamentale e insostituibile per andare nel mistero: «Per me il Cristo è il Sadguru, il Grande Maestro, ma questo non significa che lo debba essere per tutti». Poi così prosegue:
«Siamo troppo abituati a considerare il Cristo come possesso di una parte dell'umanità, cioè i cristiani, e che l'incontro con il maestro di Nazareth possa avvenire solo per la strada che noi abbiamo percorso. Abbiamo dimenticato che Gesù era un ebreo e che erano ebrei i suoi primi compagni; abbiamo dimenticato che la strada verso il Signore dalla cultura giudaica è passata a quella greca e poi a quella latina e quindi può passare attraverso altre culture, altri uomini e altre esperienze»

venerdì 15 giugno 2012

Viviamo con radicalità la vita nuova delle beatitudini


Le beatitudini evangeliche sono piantate al centro della spiritualità salesiana. Sono il suo «codice della felicità», disse il Rettor Maggiore don Juan Vecchi. «Viviamo con radicalità la vita nuova delle beatitudini annunciando e testimoniando alle giovani e con le giovani la Buona Novella della redenzione» afferma l’articolo 8 delle Costituzioni delle Figlie di Maria Ausiliatrice.

1. Beati i poveri in spirito perché di essi è il regno dei cieli.
Accontentati! “Nulla rifiutare e nulla domandare”. La prima caratteristica della povertà di don Bosco è stata un’incrollabile fiducia nella Divina Provvidenza. I veri poveri hanno il cuore sgombro per liberare tesori d’amore verso Dio e verso i fratelli. Il vero povero trova sempre per loro un pezzo di pane e un posto a tavola.

2. Beati gli afflitti perché saranno consolati.
Sto soffrendo sul serio, però voglio reagire. Non voglio lasciarmi possedere dal fatalismo o dallo scoramento. Sono deciso a riprendermi, come Giobbe: “Dio ha dato, Dio ha tolto”. La consolazione di Dio è la speranza nel cuore del dolore. “Dove c’è sofferenza la terra è consacrata” (Nietsche).

3. Beati i miti perché erediteranno la terra.
Mi manterrò calmo, conterò fino a dieci prima di reagire, voglio essere benevolo, amabile, sensibile, educabile, buono sempre, dovunque, comunque. «Non con le percosse, con la mansuetudine e con la carità dovrai guadagnare questi tuoi amici» disse il Signore a Giovannino nel sogno dei nove anni. I miti non sono i fiacchi e i rassegnati, ma gli uomini solidi e pazienti che non temono di parlare anche quando le parole fanno male, che hanno il coraggio di affrontare i conflitti, che per sposare la causa di Dio, la sua infinita pazienza, la sua tolleranza sconfinata, a volte accettano di lasciarsi inchiodare su una croce.

4. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia perché saranno saziati.
Da’ il meglio di te. Dio ti ha dato più di quanto pensi di essere. Questo “più” è quello che devi dare “in più”. Coloro che hanno fame e sete di giustizia sono coloro che contro tutto rimangono giusti, che usano la loro intelligenza per dare a ognuno ciò che gli è dovuto: coloro che armonizzano azioni e pensieri con la volontà di Dio, che hanno la passione dell’uomo e che pagano di persona perché l’uomo più non sia una merce che si compra e si vende: coloro che si battono perché egli possa vivere in piedi nella sua dignità.

5. Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.
Tratterò gli altri come vorrei che gli altri trattassero meÈ una promessa.È un principio efficace, è una norma di felicità. Dio si prende cura di te perché tu possa prenderti cura degli altri.
I missionari e le missionarie salesiani sono stati uomini e donne di misericordia fin dall’inizio. «Quante schiere di giovani si vedono oggi dedite con immensa gioia al servizio dei fratelli in ogni luogo e nelle circostanze più difficili della vita! La testimonianza del servizio e della fraternità che offre la gioventù di oggi è una delle cose più consolanti e stupende del nostro mondo» (Giovanni Paolo II).

6. Beati i puri di cuore perché vedranno Dio.
Fatti amare. Il cuore puro è il cuore semplice, schietto, limpido. Ci sono persone che ci vengono incontro sin dall’infanzia con qualcosa di limpido e puro, schietto e vero. Un incontro con per-sone del genere ci fa bene. Illumina qualcosa in noi. Così era don Bosco per i suoi ragazzi. Se incontriamo una persona i cui occhi brillano senza se-conde intenzioni, allora anche in noi qualcosa diventa limpido e schietto.

7. Beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio.
Sii costruttore di ponti. Essere pacificatori, facilitatori, motivatori. Essere tra coloro che resistono a tutte le forze dell’odio e della divisione che sconvolgono il mondo. Coloro che mai accettano la separazione, che non hanno paura del ridicolo pur di salvare l’unità, coloro che sono sorgente di riconciliazione e di pacificazione nel groviglio delle tensioni. In un secolo in preda a guerre e rivoluzioni, don Bosco fu, contrariamente a parecchi suoi concittadini, un costruttore di pace.

8. Beati i perseguitati per causa della giustizia perché di essi è il regno dei cieli.
Scegli di essere felice! Sta a te sentirti felice, a te solo. Coloro che sono poveri in spirito sono come coloro che vengono perseguitati per la giustizia: uomini liberi interiormente, che non dipendono dall’opinione degli altri. Questi uomini sono liberi, perché non si lasciano dominare dagli altri e neppure dall’opinione pubblica, ma perché hanno trovato in Dio la loro vera essenza. Dio regna in loro. E dato che Dio regna in loro, sono del tutto se stessi, liberi dal potere degli uomini. Dato che Dio è il loro centro, sono loro stessi al proprio centro, in armonia con se stessi.


8 atteggiamenti - 8 modi di essere che possono aiutarci a vivere felici:

1. Accontentati
2. Sto soffrendo sul serio
3. Mi manterrò calmo
4. Da’ il meglio di te
5. Tratterò gli altri come vorrei che gli altri trattassero me
6. Fatti amare
7. Sii costruttore di ponti
8. Scegli di essere felice

giovedì 14 giugno 2012

le viti devono faticare molto per raggiungere l’acqua


Imparate dalla vite
Proprio in mezzo ad una strada, un mattino, comparve una grossa pietra. Era decisamente visibile e ingombrante: gli automobilisti cominciarono a girarle intorno per evitarla. Dovevano frenare, mettersi in coda, ma lo facevano brontolando e suonando il clacson. Alle undici del mattino si era già formato un corteo di cittadini che protestavano davanti al municipio, a mezzogiorno i sindacati annunciarono uno sciopero di tre giorni e tutti gli studenti scesero in piazza per dimostrare. Alle quattro del pomeriggio gli indignati occuparono la piazza principale e Striscialanotizia mandò i suoi inviati a casa dell’assessore. Nacque immediatamente il movimento “No Sass”.
Alle diciotto, passò sulla strada un venditore ambulante di verdura con il suo camioncino sgangherato. Si fermò a lato della strada con i lampeggianti accesi e collocò diligentemente il triangolo rosso a distanza di sicurezza per avvertire gli automobilisti.
Poi cominciò a tentare di rimuovere il masso. Dopo molta fatica e sudore riuscì finalmente a muovere la pietra spostandola al bordo della strada.
Mentre tornava verso il suo camioncino notò che c’era una grossa busta attaccata alla pietra, sul lato che prima poggiava sull’asfalto.
La busta conteneva un grosso assegno e una lettera con l’intestazione della più importante industria del Paese che diceva che l’assegno era per la persona che avesse rimosso la pietra dalla strada, con annessa l’offerta per l’incarico di vicepresidente esecutivo della Compagnia.
Questo mondo è pieno di gente che aspetta. Aspetta e se la prende con il resto del mondo perché le cose non cambiano.
Il venditore ambulante imparò quello che molti oggi neanche comprendono: “Tutti gli ostacoli e le crisi sono un’opportunità per migliorare la nostra condizione”.
Il filosofo Arthur Schopenhauer diceva: «La gente comune si preoccupa unicamente di passare il tempo, chi ha un qualche talento pensa invece a utilizzarlo». Dunque, è ora di mettersi all’opera: i giovani sono pieni
di talenti che chiedono solo
di essere scoperti e utilizzati.
Ora è il tempo dei creativi, che non sono i buffi inventori di roba strampalata, ma le persone serie che hanno una visione e creano lavoro per sé e per gli altri. Nonostante tutte le difficoltà.
Nella sala d’ingresso di un’industria vinicola famosa in tutto il mondo sono esposte alcune rocce.
«Cosa sono?» ho domandato. «Sono pezzi del calcare che costituisce il terreno della zona», mi hanno risposto con orgoglio. «Per poter sopravvi-vere in un terreno ghiaioso, le radici delle viti devono faticare molto per raggiungere l’acqua; di conseguenza i grappoli hanno un sapore più intenso e, come ogni produttore sa bene, un buon vino inizia da una buona uva.»
Lo stress non è piacevole, ma sono convinto che la forza che agisce sulle viti possa scatenare la medesima alchimia anche su un’intera generazione di giovani professionisti.
Bruno Ferrero

mercoledì 13 giugno 2012

il tuo nome mi suona più lontano che mai


Io pronuncio il tuo nome
nelle notti oscure,
quando giungono gli astri
a bere nella luna,
e dormono i rami
delle fronde occulte.
Ed io mi sento vuoto
di passione e di musica.
Folle orologio che canta
antiche ore defunte.
Io pronuncio il tuo nome
in questa notte oscura,
e il tuo nome mi suona
più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle
e più dolente della mite pioggia.
Ti amerò come allora
qualche volta? Che colpa
ha commesso il mio cuore?
Se la nebbia si scioglie
quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura?
Se potessi sfogliare
con le dita la luna!!
Federico García Lorca

martedì 12 giugno 2012

son pesanti i giorni


Come son pesanti i giorni,
A nessun fuoco posso riscaldarmi,
non mi ride ormai nessun sole,
tutto è vuoto,
tutto è freddo e senza pietà,
ed anche le care limpide stelle
mi guardano senza conforto,
da quando ho appreso nel mio cuore,
che anche l’amore può morire.
(Garcia Lorca)

lunedì 11 giugno 2012

esperienza personale della verticalità del limite


La montagna è il luogo privilegiato per la curiosità e la ricerca più estrema. Nella dimensione montana l’uomo può fare autenticamente esperienza personale della verticalità del limite. Affrontando il pericolo a cui espone la montagna, è possibile con gradualità, passo a passo, camminando e pensando, esperire il proprio orizzontante limite, orizzonte esistenziale. Il limite umano si staglia sulla verticalità illimite della montagna, che opprime e libera, assieme, attraverso i suoi due versanti-volti: di negativo mistero e di assoluto positivamente interpretabile. L’alpi-mistica, montanara e alpinistica, può così aprirsi alla comprensione vivente della rigenerabilità della natura nei suoi elementi, liberamente fruibili con cura.
Francesco Tomatis è autore di Filosofia della montagna (2005, 2008). Nato a Carrù (Cuneo) il 5 luglio 1964, dal 2002 è professore ordinario in filosofia teoretica all’Università degli studi di Salerno 

domenica 10 giugno 2012

Le cose che fanno la domenica



L’odore caldo del pane che si cuoce dentro il forno.
Il canto del gallo nel pollaio.
Il gorgheggio dei canarini alle finestre.
L’urto dei secchi contro il pozzo e il cigolìo della puleggia.
La biancheria distesa nel prato.
Il sole sulle soglie.
La tovaglia nuova nella tavola.
Gli specchi nelle camere.
I fiori nei bicchieri.
Il girovago che fa piangere la sua armonica.
Il grido dello spazzacamino.
L’elemosina.
La neve.
Il canale gelato.
Il suono delle campane.
Le donne vestite di nero.
Le comunicanti.
Il suono bianco e nero del pianoforte.
Le suore bianche bendate come ferite.
I preti neri.
I ricoverati grigi.
L’azzurro del cielo sereno.
Le passeggiate degli amanti.
Le passeggiate dei malati.
Lo stormire degli alberi.
I gatti bianchi contro i vetri.
Il prillare delle rosse ventarole.
Lo sbattere delle finestre e delle porte.
Le bucce d’oro degli aranci sul selciato.
I bambini che giuocano nei viali al cerchio.
Le fontane aperte nei giardini.
Gli aquiloni librati sulle case.
I soldati che fanno la manovra azzurra.
I cavalli che scalpitano sulle pietre.
Le fanciulle che vendono le viole.
Il pavone che apre la ruota sopra la scalèa rossa.
Le colombe che tubano sul tetto.
I mandorli fioriti nel convento.
Gli oleandri rosei nei vestibuli.
Le tendine bianche che si muovono al vento.
Corrado Govoni

bisogna scendere, scendere, scendere


“ Io pensavo che per arrivare a Dio
 fosse necessario salire, salire e invece,
 leggendo il Vangelo, 
 ho capito che per arrivare a Dio

 bisogna scendere, scendere, scendere

 perché tutto il mistero di Gesù Cristo
 non è altro che una  discesa:

 è disceso per farsi uomo, 

 è disceso nascendo a Betlemme nella povertà,

 è disceso vivendo a Nazareth nell’umiltà,

 è disceso soprattutto nel mistero della croce."
                                          Charles de Foucauld