Il bambino adorno di vesti principesche,
con al collo monili ingemmati,
perde ogni piacere nel gioco,
la sua veste lo impaccia a ogni passo.
Per paura che si possa stracciare
o che s'imbratti di polvere
si tiene appartato dal mondo
e ha timore persino di muoversi.
Madre, a che vale
tutta questa eleganza
se ci tiene lontani
dalla salutare
polvere di questa terra,
se ci priva del diritto d'entrare
nella grande festa del mondo?
Rabindranath Tagore
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
sabato 10 novembre 2012
venerdì 9 novembre 2012
l'unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere
«... Mentre il mondo si agita abbagliato dal suo progresso, mentre l'uomo si esalta delle sue conquiste sulla materia e comanda da padrone alla natura sviscerando il suolo, soggiogando la folgore, confondendo le acque degli oceani con il taglio degli istmi, sopprimendo le distanze; mentre i popoli cadono, risorgono, e si rinnovellano; mentre le razze si mescolano, si estendono e si confondono; attraverso il rumore delle nostre macchine, al di sopra di questo lavorio febbrile, di tutte queste opere gigantesche e non senza di loro, si va maturando quaggiù un'opera ben più vasta, ben più nobile, ben più sublime: l'unione in Dio per Gesù Cristo di tutti gli uomini di buon volere».
G. B. SCALABRINI, Discorso al Catholic Club di New York del 15 ottobre 1901, The Italian Herald del 24 ottobre 1901, p. 1.
giovedì 8 novembre 2012
Dio nell’abitacolo di un cuore, come era facile da raggiungere
La Parola venne nel mondo.
La vita eterna si scelse il luogo di un cuore umano.
Decise di abitare in questa tenda tremante, le piacque di lasciarsi colpire.
Così la sua morte fu cosa decisa. Perché inerme è la fonte della vita.
Dio nella sua eterna fortezza, nella sua inaccessibile luce, era inespugnabile, come spari di bambini le frecce del peccato si spuntavano alle bronzee mura della sua gloria.
Ma Dio nell’abitacolo di un cuore, come era facile da raggiungere. Bastava un attimo per danneggiarlo.
Più facile ancora di un uomo; perché un uomo non è solo un cuore; è cartilagine e osso, muscolo tenace e pelle indurita; ci vuol proprio una cattiva intenzione per ferirlo. Ma un cuore: quale bersaglio! Quale mai esca! Quasi senza pensare vi si indirizza il tiro della fionda.
Quale tallone di Achille si era Dio procurato, in che pazzia si era mai gettato.
Egli stesso aveva rivelato il punto debole del suo amore.
Si era appena saputo che si trovava come un cuore tra tutti noi che affiliamo le frecce e assestiamo l’arco.
Una pioggia lo sorprenderà, una grandinata; proiettili a milioni volano a bersaglio sulla piccola macchia rossa. Il suo cuore, che è senza difesa, non lo difenderà.
Un cuore non ha intelligenza, infatti.
Non sa perché si spara.
Non ci sarà chi si schieri con lui.
Lo si tradirà (ogni cuore è infedele).
Non ci si ferma mai, infatti, si va, si corre; e poiché l’amore corre sempre più forte, correrà più forte anche il suo cuore incontro al nemico.
Sua delizia è dimorare tra i figli dell’uomo, sua passione è sapere quanto piacciono i cuori stranieri, gli altri.
Questo piacere ha voluto gustare, un gusto che gli è costato molto.
Mai più dimenticherà questo gusto nelle più lontane eternità.
Solo un cuore poteva progettare simili avventure,
follie che conviene non raccontare a chi ha il ben dell’intelletto,
che conviene passare sotto silenzio, che si covano soltanto in un’alleanza fra carne e sangue,
follie del povero cuore che dalla sua povertà nascosta e da uno squallido campo terreno sa evocare tesori davanti a cui stupiscono i celesti. (H. U. Von Balthasar)
La vita eterna si scelse il luogo di un cuore umano.
Decise di abitare in questa tenda tremante, le piacque di lasciarsi colpire.
Così la sua morte fu cosa decisa. Perché inerme è la fonte della vita.
Dio nella sua eterna fortezza, nella sua inaccessibile luce, era inespugnabile, come spari di bambini le frecce del peccato si spuntavano alle bronzee mura della sua gloria.
Ma Dio nell’abitacolo di un cuore, come era facile da raggiungere. Bastava un attimo per danneggiarlo.
Più facile ancora di un uomo; perché un uomo non è solo un cuore; è cartilagine e osso, muscolo tenace e pelle indurita; ci vuol proprio una cattiva intenzione per ferirlo. Ma un cuore: quale bersaglio! Quale mai esca! Quasi senza pensare vi si indirizza il tiro della fionda.
Quale tallone di Achille si era Dio procurato, in che pazzia si era mai gettato.
Egli stesso aveva rivelato il punto debole del suo amore.
Si era appena saputo che si trovava come un cuore tra tutti noi che affiliamo le frecce e assestiamo l’arco.
Una pioggia lo sorprenderà, una grandinata; proiettili a milioni volano a bersaglio sulla piccola macchia rossa. Il suo cuore, che è senza difesa, non lo difenderà.
Un cuore non ha intelligenza, infatti.
Non sa perché si spara.
Non ci sarà chi si schieri con lui.
Lo si tradirà (ogni cuore è infedele).
Non ci si ferma mai, infatti, si va, si corre; e poiché l’amore corre sempre più forte, correrà più forte anche il suo cuore incontro al nemico.
Sua delizia è dimorare tra i figli dell’uomo, sua passione è sapere quanto piacciono i cuori stranieri, gli altri.
Questo piacere ha voluto gustare, un gusto che gli è costato molto.
Mai più dimenticherà questo gusto nelle più lontane eternità.
Solo un cuore poteva progettare simili avventure,
follie che conviene non raccontare a chi ha il ben dell’intelletto,
che conviene passare sotto silenzio, che si covano soltanto in un’alleanza fra carne e sangue,
follie del povero cuore che dalla sua povertà nascosta e da uno squallido campo terreno sa evocare tesori davanti a cui stupiscono i celesti. (H. U. Von Balthasar)
mercoledì 7 novembre 2012
L'emigrazione è dunque un diritto naturale, inalienabile
«L'emigrazione è legge di natura. Il mondo fisico, come il mondo umano soggiacciono a questa forza che agita e mescola, senza distruggere, gli elementi della vita, che trasporta gli organismi nati in un determinato punto e li dissemina per lo spazio, trasformandoli e perfezionandoli continuamente...
Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti emigra l'uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata...
L'emigrazione è dunque un diritto naturale, inalienabile; è una valvola di sicurezza sociale che ristabilisce l'equilibrio tra le ricchezze e le potenze produttive di un popolo; è fonte di benessere per chi va e per chi resta, sgravando il suolo di una popolazione soverchia e avvalorando la mano d'opera di chi resta; può essere insomma un bene o un male individuale o nazionale, a seconda del modo e delle condizioni in cui si compie, ma è quasi sempre una risorsa umana, poichè apre nuove vie ai commerci, facilita la diffusione dei trovati della scienza e delle industrie, fonde e perfeziona le civiltà e allarga il concetto di patria oltre i confini materiali, facendo patria dell'uomo il mondo»
Emigrano i semi sulle ali dei venti, emigrano le piante da continente a continente portate dalle correnti delle acque, emigrano gli uccelli e gli animali, e, più di tutti emigra l'uomo, ora in forma collettiva, ora in forma isolata...
L'emigrazione è dunque un diritto naturale, inalienabile; è una valvola di sicurezza sociale che ristabilisce l'equilibrio tra le ricchezze e le potenze produttive di un popolo; è fonte di benessere per chi va e per chi resta, sgravando il suolo di una popolazione soverchia e avvalorando la mano d'opera di chi resta; può essere insomma un bene o un male individuale o nazionale, a seconda del modo e delle condizioni in cui si compie, ma è quasi sempre una risorsa umana, poichè apre nuove vie ai commerci, facilita la diffusione dei trovati della scienza e delle industrie, fonde e perfeziona le civiltà e allarga il concetto di patria oltre i confini materiali, facendo patria dell'uomo il mondo»
(Seconda conferenza sull'emigrazione tenuta da Scalabrini a Torino nel 1898)
martedì 6 novembre 2012
sei consapevole
Ogni volta che vi è Silenzio intorno a te, ascoltalo. Ascoltare il Silenzio risveglia in te la dimensione della quiete interiore. Quando noti il Silenzio non stai pensando, sei consapevole! Sei presente. Hai fatto un passo fuori da migliaia di anni di condizionamento collettivo.
Eckhart Tolle
lunedì 5 novembre 2012
se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada
"Non mi interessa quali pianeti sono in quadratura con la tua luna,
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere,
se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso per la paura di soffrire ancora.
Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo,
senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
Voglio sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua;
se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada
dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti,
di essere realistici o di ricordare i limiti dell'essere umani.
Non mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre bella;
e se puoi ricavare vita dalla Sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo,
e comunque rimanere in riva a un lago e gridare alla luna piena d'argento: "Sì!"
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione,
sfinito e profondamente ferito e fare ugualmente quello che devi per i tuoi figli.
Non mi interessa chi sei e come sei arrivato qui,
voglio sapere se rimani al centro del fuoco con me senza ritirarti.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere chi ti sostiene all'interno, quando tutto il resto ti abbandona.
Voglio sapere se riesci a stare da solo con te stesso e se
apprezzi veramente la compagnia che ti sai tenere nei momenti di vuoto."
(Oriah Mountain Dramer, anziano di una tribù pellerossa)
voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dispiacere,
se sei stato aperto dai tradimenti della vita o ti sei inaridito e chiuso per la paura di soffrire ancora.
Voglio sapere se puoi sopportare il dolore, mio o tuo,
senza muoverti per nasconderlo, sfumarlo o risolverlo.
Voglio sapere se puoi vivere con la gioia, mia o tua;
se puoi danzare con la natura e lasciare che l'estasi ti pervada
dalla testa ai piedi senza chiedere di essere attenti,
di essere realistici o di ricordare i limiti dell'essere umani.
Non mi interessa se la storia che racconti è vera,
voglio sapere se riusciresti a deludere qualcuno per mantenere fede a te stesso;
se riesci a sopportare l'accusa di tradimento senza tradire la tua anima.
Voglio sapere se riesci a vedere la bellezza anche quando non è sempre bella;
e se puoi ricavare vita dalla Sua presenza.
Voglio sapere se riesci a vivere con il fallimento, mio e tuo,
e comunque rimanere in riva a un lago e gridare alla luna piena d'argento: "Sì!"
Non mi interessa sapere dove vivi o quanti soldi hai,
voglio sapere se riesci ad alzarti dopo una notte di dolore e di disperazione,
sfinito e profondamente ferito e fare ugualmente quello che devi per i tuoi figli.
Non mi interessa chi sei e come sei arrivato qui,
voglio sapere se rimani al centro del fuoco con me senza ritirarti.
Non mi interessa dove o che cosa o con chi hai studiato,
voglio sapere chi ti sostiene all'interno, quando tutto il resto ti abbandona.
Voglio sapere se riesci a stare da solo con te stesso e se
apprezzi veramente la compagnia che ti sai tenere nei momenti di vuoto."
(Oriah Mountain Dramer, anziano di una tribù pellerossa)
domenica 4 novembre 2012
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