sabato 4 maggio 2013

Padre, se anche fossi a me un estraneo, fra tutti quanti gli uomini già tanto pel tuo cuore fanciullo t'amerei


Oggi non so perchè ma mi andava di postare questa bellissima poesia.
Mi andrebbe di sostituire alla parola "padre" tutti i nomi delle persone più care... per il loro cuore fanciullo le amerei.

Camillo Sbarbaro
Padre, se anche tu non fossi il mio

Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre se anche fossi a me un estraneo,
per te stesso egualmente t'amerei.
Ché mi ricordo d'un mattin d'inverno
Che la prima viola sull'opposto
Muro scopristi dalla tua finestra
E ce ne desti la novella allegro.
Poi la scala di legno tolta in spalla
Di casa uscisti e l'appoggiasti al muro.
Noi piccoli stavamo alla finestra.

E di quell'altra volta mi ricordo
Che la sorella mia piccola ancora
Per la casa inseguivi minacciando
(la caparbia aveva fatto non so che).
Ma raggiuntala che strillava forte
Dalla paura ti mancava il cuore:
ché avevi visto te inseguir la tua
piccola figlia, e tutta spaventata
tu vacillante l'attiravi al petto,
e con carezze dentro le tue braccia
l'avviluppavi come per difenderla
da quel cattivo che eri il tu di prima.

Padre, se anche tu non fossi il mio
Padre, se anche fossi a me un estraneo,
fra tutti quanti gli uomini già tanto
pel tuo cuore fanciullo t'amerei.

venerdì 3 maggio 2013

La consapevolezza libera dalla tentazione perché porta a conoscerne le cause.


La consapevolezza è sentire la libertà nell’amore,
dolce frutto di una constatazione di profonda comprensione.
Responsabilità, libertà, intelligenza, volontà e amore, 
non possono esistere 
senza consapevolezza.
La consapevolezza libera dalla tentazione
perché porta a conoscerne le cause.
L’esperienza diretta è il procedimento conoscitivo fondamentale
e l’intuizione può superare di gran lunga la conoscenza dottrinale e quella teologica.
Le vie che conducono alla liberazione,
possono essere innumerevoli,
tante quante le infinite possibilità d’espressione e di ricerca dello spirito umano. Corpo, cuore, mente, possono essere strumenti di emancipazione spirituale (yoga, amore, meditazione).
In Oriente un grande re andò a visitare il suo maestro e gli disse:
Sono un uomo molto occupato, potresti dirmi come posso arrivare all’unione con Dio? Rispondimi, però, con una sola frase!.
E il maestro gli disse:
Ti risponderò con una sola parola!.
Qual è?, gli chiese il re.
Il maestro rispose:
Silenzio!.
E quando posso raggiungere il silenzio?, domandò il re.
Meditazione, rispose il maestro.
In Oriente meditare significa non pensare, oltre ogni pensiero.
Allora il re chiese:
E cos’è la meditazione?.
Il maestro rispose:
Silenzio!.
Come lo posso scoprire?,
Silenzio!.
Come posso scoprire il silenzio?,
Meditazione!.
E cos’è la meditazione?
Silenzio!
(Tratto da un racconto rielaborato da Anthony De Mello).
La libertà nella consapevolezza
di Marco Cioffi

giovedì 2 maggio 2013

Solo quando non avremo più nulla da proteggere, da custodire, da indagare, da comunicare, né la necessità di alcuna coscienza conoscitiva, forse scopriremo il respiro della nuova consapevolezza

“La forza plasmatrice dell’idea non è ugualmente efficiente in ogni essere umano. Un pensiero troppo fisso distrugge l’idea. L’idea si esprime in virtù della sua autonomia, quindi non necessita di alcuna sollecitazione o spinta. Una donna che si ancorasse all’idea di essere incinta, potrebbe avvertire tutti i disturbi della gravidanza, fino ad apparentemente esteriorizzarli anche fisicamente. …L’uomo inventa il tempo-spazio, il sopra e il sotto, i punti cardinali e tutte le indefinite dualità pensabili; egli vive una pseudo realtà che si è costruito per comodità di rapporto. Sembra che l’uomo sia vittima di una spinta irresistibile verso l’esterno per scoprire ciò che gli necessita, quando invece sarebbe sufficiente contemplarsi per trovare quello che cerca, affannosamente e in modo conflittuale, all’esterno del proprio mondo interiore. ...Benediciamo le nostre incertezze di ieri, di oggi, di domani. Solo quando non avremo più nulla da proteggere, da custodire, da indagare, da comunicare, né la necessità di alcuna coscienza conoscitiva, forse scopriremo il respiro della nuova consapevolezza”. (Guglielmo Marino)

mercoledì 1 maggio 2013

Dipende solo dai cardini, se la porta si apre all’interno o all’infuori

Il destino dell’uomo è quello di diventare più umano.
Così scrisse Albert Shulze,
e da questo punto fondamentale cominceremo a riflettere.
Uno dei grandi maestri Zen dell’epoca Tang, disse:
“Un uomo che sia padrone di sé, dovunque possa trovarsi, si mantiene fedele a se stesso. Un tal uomo io chiamo un vero artista della vita. Il suo è vuoto mentale…
Dipende solo dai cardini, se la porta si apre all’interno o all’infuori”.
Risulta evidente che il pensiero è successivo all’idea; nell’idea dunque risiede la chiave della comprensione, ma spesso questo non accade, almeno non nella realtà comune.
La libertà nella consapevolezza
di Marco Cioffi

martedì 30 aprile 2013

L'oceano ti aspetta e tu puoi prenderti il tuo tempo, ma porta il tuo tempo con te senza tensioni e ansietà.


Osho ha detto:
” La vita è un fiume, un lungo fiume, una lunga linea attraverso campi innevati... e poi che cosa accade? ogni fiume piccolo o grande si dissolve nell'oceano, trova la sua via senza nessuna guida, senza
alcun sutra, senza alcun maestro. Può procedere a zig zag, ma finalmente raggiunge l'oceano.
E questo raggiungere l'oceano e diventare l'oceano, è la rinascita.
Questo è ciò che noi intendiamo per meditazione.
Ogni fiume è destinato a scomparire un giorno nell'oceano.
Danza, gioisci,
non c'è necessità di preoccuparti e non c'è necessità di avere fretta.
L'oceano ti aspetta e tu puoi prenderti il tuo tempo, ma porta il tuo tempo con te senza tensioni e ansietà. Danza, gioisci, canta e ama,
e finalmente scomparirai nell'oceano.
L'oceano ti aspetta sempre, anche se tu sei molto lontano dall'oceano, tu sei parte di lui, lo stai raggiungendo e gli stai andando sempre più vicino.
Ognuno di noi oggi o domani diventerà un Buddha e ci sono solo sette giorni la settimana così tu puoi scegliere!”

lunedì 29 aprile 2013

Quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l'alto.

L'asino e il contadino
Un giorno l'asino di un contadino cadde in un pozzo. Non si era fatto male, ma non poteva più uscire. Il povero animale continuò a ragliare sonoramente per ore. Il contadino era straziato dai lamenti dell'asino, voleva salvarlo e cercò in tutti i modi di tirarlo fuori ma dopo inutili tentativi, si rassegnò e prese una decisione crudele.
Poiché l'asino era ormai molto vecchio e non serviva più a nulla e poiché il pozzo era ormai secco e in qualche modo bisognava chiuderlo, chiese aiuto agli altri contadini del villaggio per ricoprire di terra il pozzo. Il povero asino imprigionato, al rumore delle palate e alle zolle di terra che gli piovevano dal cielo capì le intenzioni degli esseri umani e scoppiò in un pianto irrefrenabile.
Poi, con gran sorpresa di tutti, dopo un certo numero di palate di terra, l'asino rimase quieto. Passò del tempo, nessuno aveva il coraggio di guardare nel pozzo mentre continuavano a gettare la terra. Finalmente il contadino guardò nel pozzo e rimase sorpreso per quello che vide: l'asino si scrollava dalla groppa ogni palata di terra che gli buttavano addosso, e ci saliva sopra. Man mano che i contadini gettavano le zolle di terra, saliva sempre di più e si avvicinava al bordo del pozzo. Zolla dopo zolla, gradino dopo gradino l'asino riuscì ad uscire dal pozzo con un balzo e cominciò a trottare felice.

Quando la vita ci affonda in pozzi neri e profondi, il segreto per uscire più forti dal pozzo é scuoterci la terra di dosso e fare un passo verso l'alto. Ognuno dei nostri problemi si trasformerà in un gradino che ci condurrà verso l’uscita. Anche nei momenti più duri e tristi possiamo risollevarci lasciando alle nostre spalle i problemi più grandi, anche se nessuno ci da una mano per aiutarci.

domenica 28 aprile 2013

dalla verità del fratello posso invece arricchirmi


«Signore Dio,
ti lodiamo e ti glorifichiamo
per la bellezza di questo dono
che si chiama dialogo.
E' un «figlio» prediletto di Dio
perché è simile alla corrente alternata
che rifluisce incessantemente in seno alla Santa Trinità.
Il dialogo scioglie i nodi,
dissipa i sospetti,
apre le porte,
risolve i conflitti,
fa crescere la persona.
E' vincolo di unità
e fonte di fratellanza.
O Signore Gesù,
quando appare la tensione
concedimi l'umiltà necessaria
per non voler imporre la mia verità
contrastando la verità del mio fratello;
fà che io sappia tacere al momento opportuno
e aspettare che egli abbia completato il suo pensiero.
Dammi la saggezza per capire
che nessun essere umano è in grado di possedere
l'intera verità assoluta,
e che non c'è errore o stravaganza ai miei occhi
che non racchiuda qualche elemento di verità.
Dammi la saggezza per riconoscere
che anch'io posso sbagliare su qualche aspetto della verità,
e che dalla verità del fratello posso invece arricchirmi.
E infine, dammi la generosità di pensare
che anch'egli ricerca onestamente la verità,
e di accogliere senza pregiudizi e con benevolenza le opinioni degli altri.
O Signore Gesù,
dacci la grazia del dialogo.
Così sia».
Ignacio Larranaga