sabato 26 maggio 2012

è Dio che mi porta


incredibile segno della tenerezza
di Dio che è stata Madre Teresa di Calcutta:

Cammino, cammino,
ma è Dio che mi porta.
La preghiera è il principale sostegno della mia esistenza.
In particolare
l’adorazione dell’Eucarestia è fonte insostituibile di speranza e di carità.
Il pilastro su cui poggia tutta la nostra opera.
Non si può amare il prossimo
senza pregare

venerdì 25 maggio 2012

nel cuore del parroco


Il Signore non pone la parrocchia tutta e solo sulle spalle, meglio nel cuore del
parroco. No, il disegno di Dio è più grande, più bello ed esaltante. Egli vuole porre la
parrocchia sulle spalle e nel cuore di tutti i cristiani e di ciascuno di loro: tutti, nella
varietà dei doni e degli impegni, sono chiamati ad essere attivi e responsabili, umili ma
veri protagonisti della vita della Chiesa (Card. Dionigi Tettamanzi)

giovedì 24 maggio 2012

non avrei mai vacanza


- Che cos’è un rito? disse il piccolo principe.
- Anche questa, è una cosa da tempo dimenticata, disse la volpe. E’ quello che fa un
giorno diverso dagli altri giorni, un’ora dalle altre ore. C’è un rito per esempio presso i
miei cacciatori. Il giovedì ballano con le ragazze del villaggio. Allora il giovedì è un
giorno meraviglioso! Io mi spingo sino alla vigna. Se i cacciatori ballassero in un giorno
qualsiasi, i giorni si assomiglierebbero tutti e non avrei mai vacanza. Così il piccolo
principe addomesticò la volpe (Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe)

mercoledì 23 maggio 2012

Anche una briciola gli basta!

Inginocchiato in un angolo della taverna di Emmaus, guardo al mistero che si compie nelle mani del pellegrino.
E’ piccola l’ostia ... e basta per un Dio ... Anche una briciola gli basta! Anche la briciola vale tutto, tutto l’amore. Onnipotenza dell’amore!
La piccola ostia, la briciola che è tutto il Signore, a questo povero uomo mercante di felicità, insegna che la felicità è qualcuno: tu, mio Signore.
E la briciola diventa un mondo. C’è qualcosa di eucaristico in ogni creatura, e chi scorge, con la fede, la presenza del pane, finisce per scoprire che tutto è mistero, e che ciò che tocco e capisco non è che l’attimo, l’apparenza o il velo di una realtà che mi sorpassa infinitamente.
Quando esco dalla mia chiesa, come i due che escono dalla taverna, il mistero che ho visto e adorato nell’ostia rifulge ovunque ... e ogni creatura prende le proporzioni della briciola di pane, davanti alla quale mi sono inginocchiato, adorando.
(don Primo Mazzolari)

martedì 22 maggio 2012

non deve sorprenderci

"...Non è un compito facile.
Imparare ad amare e a dividere la propria vita con gli altri è un'arte,

frutto di studio e applicazione, 
come quella del chirurgo, del costruttore o del grande cuoco, 
nessuno dei quali si sognerebbe di praticare la sua professione 
senza prima acquisire le conoscenze necessarie.
Eppure noi,esseri umani fragili e male equipaggiati 

tiriamo avanti 
facciamo amicizia,
ci sposiamo..
non deve sorprenderci che 
relazioni intraprese con gioiosa ingenuità finiscano...
I rapporti d'amore non possono essere presi alla leggera. 
Se non desideriamo soffrire 
non dobbiamo mai più affrontarli con spirito pionieristico."
Il problema secondo Buscaglia è che si è approfondito poco su questo tema e ce lo dimostra la disgregazione sociale in corso...
"La verità è che noi non nasciamo con un particolare talento per comunicare, 

ma lo dobbiamo apprendere...
Tocca a noi scoprire... nuove soluzioni...
qualunque cosa abbiamo imparato può essere cancellata 
e appresa di nuovo:la nostra vera speranza è nel cambiamento."
Leo Buscaglia, La Coppia Amorosa, 

Tutti si apprestano a danzare.


IL BALLO DELL’OBBEDIENZA
di Madeleine Delbrêl
“Noi abbiamo suonato il flauto e voi non avete danzato”
É il 14 luglio.
Tutti si apprestano a danzare.
Dappertutto il mondo, dopo anni dopo mesi, danza.
Ondate di guerra, ondate di ballo.
C'è proprio molto rumore.
La gente seria è a letto.
I religiosi dicono il mattutino di sant'Enrico, re.
Ed io, penso
all'altro re.
Al re David che danzava davanti all'Arca.
Perché se ci sono molti santi che non amano danzare,
ce ne sono molti altri che hanno avuto bisogno di danzare,
tanto erano felici di vivere:
Santa Teresa con le sue nacchere,
San Giovanni della Croce con un Bambino Gesù tra le braccia,
e san Francesco, davanti al papa.
Se noi fossimo contenti di te, Signore,
non potremmo resistere
a questo bisogno di danzare che irrompe nel mondo,
e indovineremmo facilmente
quale danza ti piace farci danzare
facendo i passi che la tua Provvidenza ha segnato.
Perché io penso che tu forse ne abbia abbastanza
della gente che, sempre, parla di servirti col piglio da
condottiero,
di conoscerti con aria da professore,
di raggiungerti con regole sportive,
di amarti come si ama in un matrimonio invecchiato.
Un giorno in cui avevi un po' voglia d'altro
hai inventato san Francesco,
e ne hai fatto il tuo giullare.
Lascia che noi inventiamo qualcosa
per essere gente allegra che danza la propria vita con te.
Per essere un buon danzatore, con te come con tutti,
non occorre sapere dove la danza conduce.
Basta seguire,
essere gioioso,
essere leggero,
e soprattutto non essere rigido.    
Non occorre chiederti spiegazioni
sui passi che ti piace di segnare.
Bisogna essere come un prolungamento,
vivo ed agile, di te.
E ricevere da te la trasmissione del ritmo che l'orchestra
scandisce.
Non bisogna volere avanzare a tutti i costi,
ma accettare di tornare indietro, di andare di fianco.
Bisogna saper fermarsi e saper scivolare invece di
camminare.
Ma non sarebbero che passi da stupidi
se la musica non ne facesse un'armonia.
Ma noi dimentichiamo la musica del tuo Spirito,
e facciamo della nostra vita un esercizio di ginnastica:
dimentichiamo che fra le tue braccia la vita è danza,
che la tua Santa Volontà
è di una inconcepibile fantasia,
e che non c'è monotonia e noia
se non per le anime vecchie,
tappezzeria
nel ballo di gioia che è il tuo amore.
Signore, vieni ad invitarci.
Siamo pronti a danzarti questa corsa che dobbiamo fare,
questi conti, il pranzo da preparare, questa veglia in
cui avremo sonno.
Siamo pronti a danzarti la danza del lavoro,
quella del caldo, e quella del freddo, più tardi.
Se certe melodie sono spesso in minore, non ti diremo
che sono tristi;
Se altre ci fanno un poco ansimare, non ti diremo
che sono logoranti.
E se qualcuno per strada ci urta, gli sorrideremo:
anche questo è danza.
Signore, insegnaci il posto che tiene, nel romanzo eterno
avviato fra te e noi,
il ballo della nostra obbedienza.
Rivelaci la grande orchestra dei tuoi disegni:
in essa, quel che tu permetti
dà suoni strani
nella serenità di quel che tu vuoi.
Insegnaci a indossare ogni giorno
la nostra condizione umana
come un vestito da ballo, che ci farà amare di te
tutti i particolari. Come indispensabili gioielli.    
Facci vivere la nostra vita,
non come un giuoco di scacchi dove tutto è calcolato,
non come una partita dove tutto è difficile,
non come un teorema che ci rompa il capo,
ma come una festa senza fine dove il tuo incontro si
rinnovella,
come un ballo,
come una danza,
fra le braccia della tua grazia,
nella musica che riempie l'universo d'amore.
Signore, vieni ad invitarci.

lunedì 21 maggio 2012

non è fatta per se e per dividere gli uomini e per accendere fra loro polemiche e contrasti

«Ognuno di noi ha sentito l'attrattiva di quest'uomo,
e ha capito che la simpatia che lo ha circondato
non era un inganno,
non era un entusiasmo di moda,
non era un futile motivo;
era
un segreto che si svelava,
un mistero che ci assorbiva...
Ci ha dato la lezione elementare,
ma così rara e così difficile a esprimersi nella realtà,
dell'antica parola di S. Paolo:
professare il vero con amore;
ci ha fatto vedere che la verità,
quella religiosa per prima,
così delicata,
così difficile,
anche nelle sue inesorabili esigenze
di linguaggio, di concetto e di credenza,
non è fatta per se
e per dividere gli uomini
e per accendere fra loro polemiche e contrasti;
ma
per attrarli ad unità di pensiero,
per servirli con premura pastorale,
per infondere negli animi la gioia
della conquista, della fratellanza e della vita divina.
Già sapevamo questo,
ma Egli
ce ne ha fatto godere l'esperienza,
ce ne ha dato la speranza,
ce ne ha promesso la pienezza».
(Card. G.B. Montini: Paolo IV)

domenica 20 maggio 2012

Ho la Parola di questo dialogo, la conosco e l'amo tanto, eppure ancora non so pronunciarla.

Il mio dialogo Gesù Cristo.
 La mia parola Gesù Cristo.
Parliamoci di Lui.
Io parlo a te e ti consegno
la mia parola che è Lui.
Tu parli con me e mi dai
la tua parola che è Lui.
E avviene che siamo due,
ma non siamo più due corpi e due anime
separati e divisi da una individualità insuperabile e incomunicabile,
siamo il Suo parlarsi eterno e infinito,
il Suo contemplarsi in vicendevole visione fatta tutta di Amore.
Siamo, fratello o sorella,
mio carissimo tu del mio dialogo,
il dialogo parlato sulla terra nel quale
la Parola è quella stessa che è parlata nell'intimo Essere di Dio:
la Parola che si è fatta carne per venire a essere dialogo
fra l'umanità e Dio e gli uomini fra loro.
Vorrei che il mio dialogo con te, mio carissimo tu,
chiunque tu sia, fosse lo stesso dialogo
fra le Tre divine Persone dell'Unico Dio.
Ho la Parola di questo dialogo,
la conosco
e l'amo tanto,
eppure ancora non so pronunciarla.
A volte non ho il coraggio di dirla.
Anche se spesso è gioia infinita gridarla.
E' triste, per me cristiano,
che non sia tutto il mio parlare,
che non sia il mio unico parlare, questa Parola.
Che ancora Gesù non sia tutto e l'unico mio dialogo.
don Sirio