sabato 18 agosto 2012

Non può concludere


La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprire l'illusione domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita.
Luigi Pirandello

venerdì 17 agosto 2012

appena percepiamo il presente, il presente è già trascorso


Ci sono 31 milioni e 530mila secondi in un anno, e in ogni secondo mille millisecondi, un milione di microsecondi, un miliardo di nanosecondi. L’unica costante che collega i nanosecondi agli anni è il cambiamento. L’universo, dagli atomi alle galassie, è in un perpetuo stato di flusso. Ma a noi uomini non piace il cambiamento, lo ostacoliamo, ci spaventa. Così creiamo l’illusione della stasi, vogliamo credere in un mondo immobile, il mondo del presente. Eppure il grande paradosso rimane lo stesso: appena percepiamo il presente, il presente è già trascorso. Ci aggrappiamo a un’istantanea, ma la vita è un film in movimento. Ogni nanosecondo è diverso dal precedente. Il tempo ci costringe a progredire, ad adattarci, perché ad ogni battito di ciglia il mondo cambia sotto i nostri piedi.
Tratto da Touch di Tim Kring

giovedì 16 agosto 2012

frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza

Un professore terminò la lezione, poi pronunciò le parole di rito: "Ci sono domande?". Uno studente gli chiese: "Professore, qual è il significato della vita?". Qualcuno, tra i presenti che si apprestavano a uscire, rise. Il professore guardo' a lungo lo studente, chiedendo con lo sguardo se era una domanda seria. Comprese che lo era. "Ti risponderò'". Estrasse il portafoglio dalla tasca dei pantaloni, ne tiro' fuori uno specchietto rotondo' non più' grande di una moneta. Poi disse: "Quando ero bambino, un giorno sulla strada, vidi uno specchio andato in frantumi. Presi il frammento più' grande e lo osservai. Eccolo. Cominciai a giocarci e mi lasciai incantare dalla possibilità di dirigere la luce riflessa negli angoli bui dove il sole non brillava mai: buche profonde, crepacci, ripostigli. Conservai il piccolo specchio. Diventando uomo finii per capire che non era soltanto il gioco di un bambino, ma il simbolo di quello che avrei potuto fare nella vita. Anche io sono il frammento di uno specchio che non conosco nella sua interezza.con quello che sono, pero, nonostante i miei limiti, posso riflettere la luce, la verità, la comprensione, la conoscenza, la bontà, la serenità, la tenerezza, in tutti quei luoghi bui del cuore degli uomini e cambiare qualcosa in qualcuno. Forse altre persone vedranno e faranno altrettanto . Ecco, in questo per me sta il significato della vita...

mercoledì 15 agosto 2012

e non credere ai propri occhi: quanta strada, cose da folli

“E a volte ci si accorge di aver superato traguardi a cui nemmeno si osava puntare all’inizio dell’avventura. Il fatto è che il cammino, se condiviso con le giuste persone, risulta leggero, piacevole, la fatica lascia il posto alla voglia di fare, di dare, di essere. E ci si ritrova a voltarsi indietro, in un giorno qualunque, e non credere ai propri occhi: quanta strada, cose da folli!”
Anton Vanligt

martedì 14 agosto 2012

Dissolve, diffonde, dissipa, allo scopo di ricreare

[…] La mia vita da molti anni subiva il potere delle parole, adesso era sospinta dall’incessante ricerca e dal bisogno di quella che, dopotutto, era “solo una parola”: immaginazione […] Considero quindi l’immaginazione o come primaria o come secondaria. L’immaginazione primaria giudico sia la facoltà vivente e il primo agente di ogni percezione umana, e la ripetizione nella nostra mente finita dell’eterno atto di creazione dell’infinito. Io Sono. Considero l’immaginazione secondaria come un’eco della precedente, coesistente con la volontà, eppure identica alla primaria nell’essenza del suo agire, e diversa solo nel grado e nel modo di operare. Dissolve, diffonde, dissipa, allo scopo di ricreare: o, quando questo processo è reso impossibile, per ogni eventualità continua a lottare per idealizzare e unificare. E’ essenzialmente vitale, proprio mentre tutti gli oggetti (in quanto oggetti) sono essenzialmente immobili e morti… La fantasia al contrario, non ha altri oggetti sui quali agire, che non siano fissi e definiti. La fantasia in verità non è che un modo della memoria per emanciparsi dal tempo e dallo spazio: mentre è mescolata e modificata da quel fenomeno empirico della volontà che noi descriviamo con la parola “scelta”. Ma insieme con i ricordi ordinari, la fantasia deve ricevere tutti i materiali creati dalla legge di associazione. Il buon senso è il corpo del genio poetico, la fantasia il suo abbigliamento, il momento la sua vita, l’immaginazione l’anima che si trova dovunque in ognuno; e modella un intero armonioso e intelligente. JANET FRAME( un angelo alla mia tavola)

lunedì 13 agosto 2012

Dio ci manderà gli amici di cui abbiamo bisogno

«Troppo spesso pensiamo o diciamo: "Non voglio disturbare gli amici con i miei problemi; ne hanno abbastanza dei loro". Ma la verità è che invece onoriamo i nostri amici confidando loro le nostre lotte. Non diciamo forse anche noi ai nostri amici che ci hanno nascosto i loro sentimenti di paura e di vergogna: "Perché non me l'hai detto, perché l'hai tenuto segreto per tanto tempo?". Certo, non tutti possono accogliere le nostre pene nascoste; ma io credo che se desideriamo veramente crescere acquistando maturità spirituale, Dio ci manderà gli amici di cui abbiamo bisogno».
Henri J.M. Nouwen, Vivere nello Spirito

domenica 12 agosto 2012

aperta la porta attraverso la quale sarà possibile per loro tra poco sfuggire

Capita infatti che ciò che si sarebbe fatto durante il giorno, una volta sopraggiunto il sonno lo si realizzi soltanto in sogno, vale a dire dopo la deviazione prodotta dall’addormentarsi, seguendo una via diversa da quanto si sarebbe fatto da svegli. La stessa favola si modifica e ha un’altra conclusione. Malgrado tutto, il mondo nel quale viviamo durante il sonno é talmente diverso dal nostro che coloro che stentano ad addormentarsi cercano innazitutto di uscirne, e dopo aver rimuginato disperatamente per ore, ad occhi chiusi, pensieri simili a quelli che avrebbero fatto ad occhi aperti, riprendono coraggio se si accorgono che l’istante precedente é stato occupato interamente da un ragionamento in aperta contraddizione formale con le leggi della logica e l’evidenza del presente, in quanto quella breve “assenza” significa che si é aperta la porta attraverso la quale sarà possibile per loro tra poco sfuggire alla percezione del reale e, più o meno lontano da esso, trovare riposo, cosa che darà loro un sonno più o meno buono. 
Marcel Proust, I Guermantes