sabato 21 luglio 2012

un passo sicuro


Ciò che occorre è un uomo
non occorre la saggezza,
ciò che occorre è un uomo
in ispirito e verità;
non un paese, non le cose,
ciò che occorre è un uomo,
un passo sicuro, e tanto salda
la mano che porge che tutti
possano afferrarla, e camminare
liberi, e salvarsi.

Carlo Betocchi

venerdì 20 luglio 2012

perché conosco altri mari


In questa canzone di Rafael Amor, cantante spagnolo, tante sono le
immagini e le rifl essioni che ci invitano a vedere nell’altro sempre una
persona per costruire un mondo di pace e fare Natale ogni giorno.

Non chiamarmi straniero, perché sono nato lontano,
o perché ha un altro nome, la terra da dove provengo...
Non chiamarmi straniero, perché diverso fu il grembo materno,
o perché cullò la mia infanzia, un’altra lingua delle storie...
Non chiamarmi straniero, se dall’amore di una madre
abbiamo ricevuto la stessa luce dal canto e dal bacio
coi quali ci addormentano uguali, le madri contro il loro petto...
Non chiamarmi straniero, non pensare neppure da dove vengo,
meglio sapere dove andiamo, dove ci porta il tempo...
Non chiamarmi straniero, perché il tuo pane ed il tuo fuoco,
calmano la mia fame ed il freddo, e mi ripara il tuo tetto...
Non chiamarmi straniero, il tuo grano è come il mio grano,
la tua mano come la mia, il tuo fuoco come il mio fuoco,
e la fame non avverte mai, vive cambiando padrone...
E mi chiami straniero perché seguo un cammino, perché sono nato in
un’altra città, perché conosco altri mari, e sono salpato un giorno da
un altro porto; se sono sempre uguali i fazzoletti negli addii, e gli occhi
umidi di quelli che lasciamo lontano, gli amici che ci chiamano, e sono
uguali i baci, e l’amore di colei che sogna, il giorno del ritorno...
Non chiamarmi straniero, abbiamo lo stesso grido,
la stessa vecchia fatica, che trascina l’uomo,
da tempi lontanissimi, quando non esistevano confi ni...
Prima che venissero loro, quelli che dividono ed uccidono, quelli che
rubano, quelli che mentono, quelli che vendono i nostri sogni, quelli
che un giorno inventarono questa parola... straniero...
Non chiamarmi straniero, che è una parola triste,
che è una parola fredda, odora di oblio e di esilio...
Non chiamarmi straniero, guarda il tuo bambino ed il mio,
come corrono insieme, fi no alla fi ne del sentiero...
Non chiamarmi straniero, loro non sanno di lingue,
confi ni e bandiere, guardali che vanno in cielo,
con una risata, colomba che li riunisce in volo...
Non chiamarmi straniero, pensa a tuo fratello ed al mio,
il corpo pieno di proiettili, baciando di morte il suolo,
loro non erano stranieri, si conoscevano da sempre,
per la libertà eterna, e come uomini liberi sono morti...
Non chiamarmi straniero, guardami bene negli occhi,
ben oltre l’odio, l’egoismo e la paura,
e vedrai che sono un uomo, non posso essere straniero...

giovedì 19 luglio 2012

per questo che vediamo più lontano


Tutti i pensieri intelligenti sono già stati pensati; occorre solo tentare di ripensarli. Di solito rispondo con questa frase di Goethe a tutti quelli che mi chiedono di giustificare il mio ricorso alle citazioni dei pensieri altrui e, quindi, anche questo “Breviario”. Sto per altro in buona compagnia, se è vero che sant’Agostino ha intarsiato le sue opere con qualcosa come sessantamila citazioni bibliche. C’è, però, una spiegazione più profonda che dirò con un’ulteriore citazione.
Bernardo di Chartres (XII sec.) usava un’immagine divenuta celebre: «Siamo nani sulle spalle di giganti». Non partiamo mai da zero, nella scienza e nella filosofia, nell’arte e nella religione, ma ci fondiamo su idee grandiose che ripensiamo. Idee e intuizioni di giganti sulle cui spalle guardiamo l’orizzonte infinito dell’essere e dell’esistere. Ed è per questo che vediamo più lontano. Ravasi

mercoledì 18 luglio 2012

ci vogliono nove mesi

"Per fare il pane ci vogliono nove mesi", disse il vecchio Murica. "Nove mesi?" domandò la madre. "A novembre il grano è seminato, a luglio mietuto e trebbiato." Il vecchio contò i mesi: "Novembre, dicembre, gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio. Fanno giusto nove mesi. Per maturare l'uva ci vogliono anche nove mesi, da marzo a novembre". Egli contò i mesi: "Marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre, ottobre, novembre. Anch'essi fanno nove mesi". "Nove mesi?" domandò la madre. Essa non vi aveva mai riflettuto. Lo stesso tempo ci vuole per fare un uomo. Ignazio Silone, Pane e vino

martedì 17 luglio 2012

togli da noi le tenebre della ignoranza


Signore, rendici veritieri senza arroganza,
umili senza finzione, allegri senza leggerezza,
seri ma senza disperazione, severi ma senza cattiveria,
forti senza crudeltà, buoni senza mollezza,
misericordiosi senza lasciar fare, pacifici senza falsità,
vigilanti senza ossessione, sani senza torpore,
sicuri senza follia, poveri senza miseria,
ricchi senza avarizia, prudenti senza sospetto.
Fa che diventiamo
dotti senza volerlo sembrare, docili, ma inclini alla saggezza,
umani ma senza avidità, ospitali ma sobri;
fa che lavoriamo con le nostre man
ma senza confidare tutto in noi stessi.
Fa che ti temiamo, onoriamo e amiamo,
al.di sopra di tutte le cose che hai creato.
DIo uno e trino, manda in noi una luce
perché ti conosciamo e ti vediamo
come sei veramente:
togli da noi le tenebre della ignoranza,
tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

lunedì 16 luglio 2012

la rispetto e la amo


Sentite la vita come un’onda potente di gioia, di amore, di libertà, di bellezza, che vi vie­ne continuamente incontro. Se siamo svegli, accoglieremo sempre la vita come il primo giorno che i nostri occhi si sono dischiusi alla bellezza dell’universo. Mi direte: ma ci sono le cattiverie degli uomini, ci sono le crisi, ci sono le guerre. Queste ci sono, sapete anche perché? Perché noi non siamo capaci di introdurre nella coscienza degli uomini questo movimento di gioia. Perché quando io guardo la vita con gioia, la rispetto e la amo; quando guardo gli uomini con gioia, li rispetto e li amo. Ecco, dobbiamo ritrovare pazientemente questa realtà che è nella vita e che Cristo ci ha dischiuso: siamo chia­mati alla gioia, siamo chiamati a una gioia sempre più sconfinata e più infinita, a un amore sempre più intenso e più profondo e più vasto, a una libertà che in noi è ancora in uno stato di sogno, ma quando la raggiungeremo sentiremo dilatare tutto il nostro essere personale in uno spazio impensato, in uno spazio luminoso e nuovo. […] Siamo chiamati alla vita, a una vita sempre più intensa; siamo chiamati alla gioia, a una gioia sempre più vasta e forte. Questo lo dobbiamo sentire e, soprattutto, lo dobbiamo vivere giorno per giorno.

domenica 15 luglio 2012

tu hai compassione del non intero


Perdo pezzi
e tu li raccogli
alle spalle, Signore,
tu Dio dell'orfano e della vedova,
tu Dio dei frammenti, tu hai compassione del non
intero,
dei pezzi di pane avanzati,
tu che non vuoi
che si perda nessuno.
Perdo pezzi di voce e di occhi,di memoria e di cuore. Dietro
alle spalle tu ti chini e raccogli.
Angelo Casati