Il
Signore Gesù mette a rischio le belle pietre del santuario, e
soprattutto mette a rischio la situazione di coloro che su quelle
pietre hanno riposto la loro sicurezza…
Gesù ricorda come e quanto
la presenza di Dio in mezzo al suo popolo è la vita - «li
libererò… li purificherò… sarò il loro Dio» (Ez
37,23) - e allora è meglio "che muoia" (Gv
11,50).
La condanna a morte di Gesù – unitamente a quella di
Lazzaro – coincide per Giovanni con l’insopportabilità per il
Sinedrio di questo segno.
Gesù ha allargato troppo gli orizzonti
della vita, infonde troppa speranza, ha ravvivato troppo la fede
rendendola profonda e autentica e quindi sembra proprio che non ci
sia alternativa: «da quel giorno decisero di ucciderlo»
(Gv 11,53).
Ma vi è un’altra
domanda che attraversa il vangelo e che suona così: «Non
verrà egli alla festa?» (Gv
11,56).
Quest’ultima
è la domanda più adatta al nostro cuore mentre ci prepariamo ad
entrare nel mistero pasquale di Cristo Signore e perché non sia solo
una semplice forma di curiosità è importante che si faccia posto
nel nostro cuore alla sua presenza, alla sua voce, alla sua volontà.
Mai come nei prossimi giorni della Settimana Santa «ci
troviamo di fronte ad interrogativi più profondi…» (131).
La
celebrazione del Mistero Pasquale di Cristo Signore ci mette di
fronte al grande interrogativo del mistero della vita che si attua
attraverso la morte: «Però
come è difficile morire, eh» (131).