giovedì 10 aprile 2014

La tristezza – come spiegano i santi Padri – è sempre il segno e il frutto di un attaccamento ai propri parametri e ai propri progetti.


Il Signore Gesù riesce a parlare della gioia in un contesto di morte e di opposizione violenta alla sua persona:
«Abramo vostro padre esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne rallegrò» (Gv 8,56). 
Molto bello cogliere in Abramo questa capacità di esultanza e di gioia che si fonda sull’accoglienza di un Dio che arriva persino a cambiare il suo nome: «non ti chiamerai più Abràm ma Abraham» (Gn 17,5). 
La gioia radica sempre in un atteggiamento di disponibilità totale al mistero della vita e a tutte le sue sorprese. 
La tristezza – come spiegano i santi Padri – è sempre il segno e il frutto di un attaccamento ai propri parametri e ai propri progetti. 
Il Signore Gesù svela ai Giudei il mistero del suo ministero dicendo 
«Prima che Abramo fosse, Io sono»(Gv 8,58) 
e rivela a ciascuno la via della vita e della gioia: 
«Se uno osserva la mia parola non vedrà la morte»(Gv 8,51).
Una quaresima con Etty

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