Il
Signore Gesù riesce a parlare della gioia in un contesto di morte e
di opposizione violenta alla sua persona:
«Abramo vostro
padre esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e se ne
rallegrò» (Gv 8,56).
Molto
bello cogliere in Abramo questa capacità di esultanza e di gioia che
si fonda sull’accoglienza di un Dio che arriva persino a cambiare
il suo nome: «non ti chiamerai più Abràm ma Abraham»
(Gn 17,5).
La gioia radica
sempre in un atteggiamento di disponibilità totale al mistero della
vita e a tutte le sue sorprese.
La tristezza – come spiegano i
santi Padri – è sempre il segno e il frutto di un attaccamento ai
propri parametri e ai propri progetti.
Il Signore Gesù svela ai
Giudei il mistero del suo ministero dicendo
«Prima che
Abramo fosse, Io sono»(Gv 8,58)
e rivela a ciascuno la via della vita e della gioia:
«Se
uno osserva la mia parola non vedrà la morte»(Gv
8,51).
Una quaresima con Etty
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