sabato 13 ottobre 2012

Considerazioni utili per crescere nella vita comune 1-5


La forza di un sorriso non sta in un sorriso forzato...
Ho trovato queste "Considerazioni utili per crescere nella vita comune di Francesco Spera. Sono venti. Ne pubblicherò 5 a giorni alterni. Ecco le prime
1. Un cielo stellato, il volo del calabrone e le Cascate dell'Iguazú
sono meravigliosi
suscitano sorpresa e stupore
ma maggiore meraviglia sia rivolta all’uomo – alla donna
poiché i cieli e le cascate furono creati da Dio
mentre la donna e l’uomo si svelano ben più meravigliosi ed eccelsi:
in Cristo Gesù Dio stesso ha accolto per sé
l’umana carne.
2. Considera ogni fratello
ed ogni sorella
già salvati dalla misericordia di Dio
mentre tu
           tu solo!
hai ancora bisogno d’essere toccato dalla grazia di Dio.
3. Impara a dire bene
ma anche a benedire quanti abitano i tuoi giorni
e se non riesci ancora a benedire con le labbra
persevera nel benedire con la mente
e nel tuo cuore.
4. Se ritieni d’essere migliore di tuo fratello
o di tua sorella
chiedi loro di pregare per te.
5. Apprendi a pregare per i tuoi nemici
per i malevoli
per quanti ritieni maldisposti
per tutti quelli che offuscano il tuo cuore.
Francesco Spera

le famiglie devono sapere che noi Chiesa

L’opinione pubblica come le famiglie devono sapere che noi Chiesa faremo di tutto per meritare sempre, e sempre di più, la fiducia che generalmente ci viene accordata anche da genitori non credenti o non frequentanti. Non risparmieremo attenzione, verifiche, provvedimenti; non sorvoleremo su segnali o dubbi; non rinunceremo a interpretare, con ogni premura e ogni scrupolo necessari, la nostra funzione educativa. Il mistero incomprimibile insito in ogni persona, sacrario inviolabile e vocazione alla trascendenza, è la bussola che ci guida, la regola che deve sempre condurci. Qui è la nostra missione, rispetto alla quale non possiamo distrarci né deludere. Sulla integrità dei nostri preti, del nostro personale religioso, dei nostri ambienti, noi non possiamo transigere perché essa sta al cuore delle nostre scelte di dedizione al Signore e di servizio ai fratelli. E bisogna dire che i nostri sacerdoti, per come stanno in mezzo al popolo, per come operano, per come si spendono, sono la gloria della nostra Chiesa. I casi di indegnità che fin qui sono emersi e – Dio non voglia – potranno ancora emergere, non possono oscurare il luminoso impegno che il clero italiano nel suo complesso, da tempo immemore, svolge in ogni angolo del Paese.
Il Cardinale Bagnasco ha appena concluso la sua prolusione all'Assemblea dei Vescovi italiani. 

venerdì 12 ottobre 2012

Nostra signora del mondo senza voce

Helder Camara
Madre,
la Provvidenza
mi ha fatto incontrare una statua
nella quale tu resti perfetta e bella
ma tuo figlio è senza testa.
Mi si è consigliato
di toglierla dalla vista del pubblico.
Hanno perfino avuto il cattivo gusto
di suggerirmi di far scolpire
una testa per il bambino.
Non hanno capito, che,
in questa statua,
ricevevo un simbolo perfetto
di Nostra Signora del terzo mondo,
di Nostra Signora del mondo senza voce...
Non è forse esattamente così
che ho incontrato ad ogni istante
tuo figlio e nostro fratello,
il Cristo?
Quando vedo i bambini del mio popolo,
atrofizzati,
il ventre gonfio, la testa enorme,
e molto spesso vuota, arretrata,
come se mancasse,
incontro il Cristo!...
Conserverò la statua con il bambino deformata
come nella vita,
come nel nostro mondo,
dove l'egoismo genera mostri,
dove il ricco è sempre più ricco
e il povero sempre più povero,
dove le torture e gli arresti arbitrari continuano,
dove la violenza di destra e di sinistra,
ferisce la giustizia
e impedisce la pace,
dove l'uomo continua a decapitare l'uomo.

giovedì 11 ottobre 2012

Questa parola è dura

Tra le altre cose, ha detto il Papa nell'omelia pronunciata nella giornata Eucaristica di Ancona:

"Questa parola è dura! Chi può ascoltarla?" (Gv 6,60). Davanti al discorso di Gesù sul pane della vita, nella Sinagoga di Cafarnao, la reazione dei discepoli, molti dei quali abbandonarono Gesù, non è molto lontana dalle nostre resistenze davanti al dono totale che Egli fa di se stesso. Perché accogliere veramente questo dono vuol dire perdere se stessi, lasciarsi coinvolgere e trasformare, fino a vivere di Lui, come ci ha ricordato l’apostolo Paolo nella seconda Lettura: "Se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore" (Rm 14,8).
"Questa parola è dura!"; è dura perché spesso confondiamo la libertà con l’assenza di vincoli, con la convinzione di poter fare da soli, senza Dio, visto come un limite alla libertà. E’ questa un’illusione che non tarda a volgersi in delusione, generando inquietudine e paura e portando, paradossalmente, a rimpiangere le catene del passato: "Fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto…" – dicevano gli ebrei nel deserto (Es 16,3), come abbiamo ascoltato. In realtà, solo nell’apertura a Dio, nell’accoglienza del suo dono, diventiamo veramente liberi, liberi dalla schiavitù del peccato che sfigura il volto dell’uomo e capaci di servire al vero bene dei fratelli.
"Questa parola è dura!"; è dura perché l’uomo cade spesso nell’illusione di poter "trasformare le pietre in pane". Dopo aver messo da parte Dio, o averlo tollerato come una scelta privata che non deve interferire con la vita pubblica, certe ideologie hanno puntato a organizzare la società con la forza del potere e dell’economia. La storia ci dimostra, drammaticamente, come l’obiettivo di assicurare a tutti sviluppo, benessere materiale e pace prescindendo da Dio e dalla sua rivelazione si sia risolto in un dare agli uomini pietre al posto del pane. Il pane, cari fratelli e sorelle, è "frutto del lavoro dell’uomo", e in questa verità è racchiusa tutta la responsabilità affidata alle nostre mani e alla nostra ingegnosità; ma il pane è anche, e prima ancora, "frutto della terra", che riceve dall’alto sole e pioggia: è dono da chiedere, che ci toglie ogni superbia e ci fa invocare con la fiducia degli umili: "Padre (…), dacci oggi il nostro pane quotidiano" (Mt 6,11).
L’uomo è incapace di darsi la vita da se stesso, egli si comprende solo a partire da Dio: è la relazione con Lui a dare consistenza alla nostra umanità e a rendere buona e giusta la nostra vita. Nel Padre nostro chiediamo che sia santificato il Suo nome, che venga il Suo regno, che si compia la Sua volontà. E’ anzitutto il primato di Dio che dobbiamo recuperare nel nostro mondo e nella nostra vita, perché è questo primato a permetterci di ritrovare la verità di ciò che siamo, ed è nel conoscere e seguire la volontà di Dio che troviamo il nostro vero bene. Dare tempo e spazio a Dio, perché sia il centro vitale della nostra esistenza.

mercoledì 10 ottobre 2012

dire dei "no"

Dom Helder Camara, Mille ragioni per vivere

Insegnaci
a dire dei "no"
che abbiano il gusto di un "sì"
e a non dire mai dei "sì"
che abbiano il gusto di un "no".

martedì 9 ottobre 2012

Riusciremo a comprendere che la nostra terra è un pianeta senza frontiere, in cui tutte le barriere e le divisioni sono edificate dalla nostra avidità e dalla nostra paura?


Forse, le tradizioni spirituali orientali sono più preparate a condurre la società a questo nuovo livello di coscienza.
Durante gli ultimi decenni, un numero impressionante di cristiani e post-cristiani hanno cercato questo tipo di guida e di rassicurazione nelle religioni orientali. Vale la pena di dare un rapido sguardo su che cosa questi cercatori possono aver trovato.
Il modello hindu classico della coscienza umana delinea quattro livelli fondamentali: veglia; sonno con sogni; sonno senza sogni; esperienza del senza-nome. Questi stadi rappresentano il livello della nostra sensibilità rispetto alla Realtà ultima. Essere svegli, nelle nostre vite quotidiane indaffarate, significa essere meno consapevoli di questa Realtà, in quanto prevalentemente preoccupati degli eventi esterni.
Nei momenti di riflessione raggiungiamo un secondo livello, ma dipendiamo ancora dai simboli, dal linguaggio e dalle immagini all'opera nella nostra psiche: è il sonno con sogni.
Quando, con la pratica della meditazione/contemplazione, sperimentiamo uno stato di quiete interiore indisturbato (tacitamento delle funzioni psicologiche e intuitive), siamo più ricettivi all'esperienza del reale: è il sonno senza sogni. C'è però una discontinuità fra questo e il quarto livello di coscienza senza-nomi. L'entrata in questa dimensione è puro dono. In questo silenzio dinamico, al centro dell'Essere, incontriamo sia Dio quale mistero e sorgente di Vita, sia il nostro vero spirito o Sé. È il compimento della libertà.
Il buddismo ha esercitato una forte attrazione su molte persone del mondo occidentale. Anch'esso sottolinea e offre una guida esplicita nelle pratiche di meditazione, specialmente per quanto riguarda l'attenzione e la consapevolezza. A motivo della sua esplorazione non dogmatica della realtà e del suo insegnamento sulla impermanenza e il non-io, ha esercitato un fascino e una certa influenza sui giovani occidentali. Si può aggiungere che questa tradizione si trova «a casa» con le scoperte delle scienze fisiche contemporanee.
La nostra eredità universale, che proviene da tutte le tradizioni religiose, ha creato un'apertura e sta provocando l'emersione di una spiritualità in cui entra in gioco sia quanto è locale che quanto è globale, sia quanto è unico che quanto è interconnesso.
I nostri gesti, i nostri linguaggi e i nostri rituali devono iniziare ad intonarsi a questo mutamento, a questa presa di coscienza della interconnessione di tutte le cose, così come alla percezione di chi siamo noi e la Realtà divina in noi e attorno a noi. Per assimilare questi cambiamenti ci vuole tempo, ci viene chiesto un lavoro costante. È un processo che inizia con un salto in avanti coraggioso e fiducioso, nella consapevolezza.
Ci troviamo di nuovo di fronte ad un salto quantico. Riusciremo a comprendere che la nostra terra è un pianeta senza frontiere, in cui tutte le barriere e le divisioni sono edificate dalla nostra avidità e dalla nostra paura? Sapremo considerare la terra un luogo in cui ciascuno può sentirsi a casa ovunque, con sincero rispetto e in modo inclusivo? Possiamo accogliere il fatto che siamo tutti nati per essere mistici nello spazio/tempo? Riconosciamo che la Sorgente, che è Mistero, fluisce da dentro di noi e ci riconduce all'unica realtà? Percepiamo che la vita è più di quanto osiamo sperare o immaginare?
Queste sono alcune domande che mi pongo e vi pongo, non sono le risposte. Sono alcune degli interrogativi urgenti di cui vi sono grata che mi avete permesso di sollevare, e ai quali dobbiamo rispondere singolarmente e insieme.
Esiste solo l’adesso. Sia che abbiamo trenta o novant'anni, stiamo tutti nello stesso momento storico, per cui le scelte di tutti noi, qualunque sia la nostra età, influiscono su tutti gli altri. Questa è la verità della nostra condizione globale, che non dovremmo dimenticare. 

Sister Ishpriya Religiosa del Sacro Cuore di Gesù, anima una comunità austriaca di carattere inter-religioso Die Quelle



lunedì 8 ottobre 2012

il segreto di invecchiare così

Caro albero insegnami il segreto per restare giovani. 
Albero centenario, 
mi piace vederti 
pieno di getti 
e di germogli 
come se fossi un adolescente. 
Insegnami il segreto 
di invecchiare così: 
aperto alla vita, 
alla giovinezza, 
ai sogni come chi sa 
che gioventù e vecchiaia 
non sono che gradini 
verso l'eternità.
H. Camara

domenica 7 ottobre 2012

sembrano «meno di una veglia nella notte»

Tutto il clima sociale contemporaneo dell'Occidente contribuisce a questa perdita del senso di connessione con la Sorgente. Gli effetti dell'emergere della mega-storia, per esempio. Che cosa accade quando la storia umana è considerata sullo sfondo dei miliardi di anni della storia cosmica? A confronto con queste dimensioni, i cinque mila anni dell'apparizione delle più importanti religioni mondiali sembrano «meno di una veglia nella notte». La loro comparsa coincise con lo sviluppo dei sistemi di scrittura, e tutte le tradizioni si condensarono nelle rispettive Scritture Sacre. 
Ora viviamo nell'era della comunicazione elettronica che pone in discussione la continuità dell'autorità dei testi scritti in questione. Chiedete alla generazione degli I-phone, I-tune o You-tube (o di qualsiasi altra novità che comparirà nei prossimi mesi) che fiducia ripongono in questi libri antichi, con i loro linguaggi e simboli per loro oramai indecifrabili... Ci sono poste domande radicalmente nuove! 
L'universo sta espandendosi, ma per la società umana il pianeta terra sta contraendosi. Non possiamo più trovare luoghi in cui nasconderci da culture e tradizioni sconosciute. Il contatto pratico/efficiente nelle nostre società sempre più pluriformi si fa più esigente. Il contatto istantaneo e simultaneo attraverso i media ci imprigiona nella comunicazione costante. Senza la solitudine e il silenzio, vitale e necessario agli esseri umani, scompare rapidamente ogni senso di contatto con la Sorgente. L'impollinazione incrociata di diverse tradizioni di fede può arricchire la vita spirituale o indebolire la nostra fiducia nell'esistenza della Sorgente. In questo caso l'arricchimento dipende dalla nostra sincerità e del rispetto nei confronti dell' altro. 
Nulla può separarci da Dio, nostra Sorgente di vita. Siamo tuttavia ben consapevoli dei molteplici influssi che indeboliscono o dissolvono il nostro senso di connessione, lasciandoci nella confusione e nella rinuncia. 
L'umanità vive in un momento critico. Abbiamo usato i doni dell'intelligenza e dell'inventiva per creare armi di distruzione di massa. Siamo diventati vittime di un'avidità cancerosa, e ci siamo imprigionati noi stessi nella paura e nella violenza. Solo un ritorno alla Sorgente può salvarci, e la lieta notizia di Cristo è una via chiara e sicura.
Colui che vede la varietà e non vede l'unità vaga di morte in morte.
(KATHA UPANISHAD)
Anch'io ho paura... di un futuro troppo carico di mistero (Sister Ishpriya)