sabato 26 aprile 2014

Tuttavia - ce lo dice il vangelo di Giovanni - quando risuscitiamo dalla morte alla vita, incontriamo Gesù, anche se non lo vediamo, anche se non pensiamo a lui.


Osserva la tua vita:
in qual misura puoi parlare di vita autentica e in quale misura di vuoto e routine?
Che cosa rende la tua vita degna di essere vissuta?
Quando nella tua vita hai fatto esperienza della risurrezione?
Che cosa ti ha fatto uscire dal tuo torpore, risvegliandoti alla vita?
Che cosa ti ha fatto uscire dalla tomba della tua paura e della tua rassegnazione?
Quando sei risuscitato dalla tua mancanza di rapporti umani?
È probabile che in tutte queste esperienze di risurrezione tu non abbia mai pensato a Gesù.
Tuttavia - ce lo dice il vangelo di Giovanni -
quando risuscitiamo dalla morte alla vita,
incontriamo Gesù,
anche se non lo vediamo,
anche se non pensiamo a lui.
Quando nella tua vita si ha la risurrezione,
Gesù è in te,
Gesù risuscita dentro di te.

(Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116)
Gesù la risurrezione
Anselm Grün

venerdì 25 aprile 2014

Quando l'amore di una donna risveglia alla vita un uomo o, viceversa, l'amore di un uomo risveglia alla vita una donna, si ha la risurrezione; in quel momento, diventa evidente cosa intende Gesù quando dice «Io sono la risurrezione».


L'affermazione di Gesù «Io sono la risurrezione»
ha acquistato per me un nuovo significato
grazie al romanzo Delitto e castigo del russo Dostoevskij.
Dostoevskij ha posto il testo biblico della risurrezione di Lazzaro
come motto all'inizio del suo romanzo.
Sonja, che è diventata prostituta a causa della sua povertà,
legge il racconto della risurrezione di Lazzaro all'assassino Raskolnikov.
Nel romanzo Sonja stessa diventa Gesù,
che chiama Lazzaro e Io invita a uscire dalla tomba.
Con il suo amore, Sonja scioglie il cuore di pietra dell'assassino
e risveglia in lui sentimenti dimenticati.
Trasforma il prigioniero isolato, privo di rapporti con gli altri,
che tratta i suoi compagni di prigionia in modo burbero,
poco affabile, in un uomo affettuoso, pieno d'amore.
Trovo coraggioso il fatto di aver scelto Sonja, una donna,
per incarnare la figura di Gesù.
Sonja, la prostituta, vive nella sua vita il mistero di Gesù risurrezione.
Di Raskolnikov scrive Dostoevskij:
«Egli era risuscitato e lo sapeva,
lo sentiva in tutto e per tutto con il suo nuovo essere,
lei però - lei sì - viveva soltanto in lui».
Quando l'amore di una donna risveglia alla vita un uomo
o, viceversa, l'amore di un uomo risveglia alla vita una donna,
si ha la risurrezione;
in quel momento, diventa evidente cosa intende Gesù quando dice
«Io sono la risurrezione».
Gesù è la sorgente dell'amore di Sonja,
un amore che non si è lasciato intimorire dalla durezza
e dal rifiuto, durato anni interi, dell'assassino.
Sonja ha percepito nell'amore di Gesù la forza della risurrezione,
tanto da riuscire a risvegliare alla vita e all'amore
l'uomo chiuso in se stesso, ostile a qualsiasi rapporto con gli altri.

(Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116)
Gesù la risurrezione
Anselm Grün

giovedì 24 aprile 2014

La parola d'amore riporta in vita l'amico. Scioglie le bende che lo avvolgono e lo stringono in una morsa. Lo libera dalla maschera dietro la quale si nasconde.


Per dimostrare che cosa intende Gesù quando dice: «Io sono la risurrezione»,
Giovanni racconta la storia di Lazzaro.
Gesù risuscita Lazzaro,
che è morto e riposa già da quattro giorni nella tomba.
Le sue mani e i suoi piedi sono avvolti in bende, il suo volto è coperto da un sudario.
Giace nel sepolcro, chiuso da una grossa pietra e già manda odore.
Chi giace dietro la pietra della mancanza di rapporti con gli altri,
è tagliato fuori dalla vita;
va quindi incontro alla decomposizione
e tutto in lui finisce per avere un cattivo odore.
Il suo volto è coperto da un sudario:
la vita diventa solo una maschera;
quello che è veramente
è come morto.
È legato mani e piedi, non è veramente libero.
La risurrezione significa che la parola di Gesù,
che è parola d'amore,
passa attraverso la pietra per raggiungere l'amico.
La parola d'amore riporta in vita l'amico.
Scioglie le bende che lo avvolgono
e lo stringono in una morsa.
Lo libera dalla maschera dietro la quale si nasconde.
La risurrezione di Lazzaro dimostra che chi crede in Gesù vivrà,
anche dopo la morte.
Quest'ultima non può sciogliere i legami d'amore.
L'amore è più forte della morte:
attraversa qualsiasi pietra,
scioglie qualsiasi immobilismo.
Quello che morirà sarà sì il nostro corpo,
ma non il nostro vero Io.
La fede va oltre la morte,
arriva alla vita eterna.
Nella fede siamo già passati,
in questa vita terrena,
dalla morte alla vita,
dall'immobilismo alla vitalità,
dalla mancanza di rapporti umani all'amore.

(Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116)
Gesù la risurrezione
Anselm Grün

mercoledì 23 aprile 2014

Sono parole di difficile comprensione: Gesù è la risurrezione.


Che cosa è la vita?
A questa domanda fondamentale di qualsiasi filosofia
Gesù risponde
con una singolare affermazione:
«Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me, anche se morisse, vivrà; e chiunque vive e crede in me, non morirà mai» (Gv 11,25s).
Sono parole di difficile comprensione:
Gesù è la risurrezione.
Chi crede in lui, risuscita già ora dalla morte alla vita,
è già passato dalla morte alla vita.
Secondo Giovanni,
molti sono coloro
che, pur essendo vivi, sono morti:
non vivono infatti in maniera autentica,
bensì vivono solo in superficie.
Chi crede in Gesù, invece,
capisce chi è veramente lui e
risuscita già in questa vita terrena dalla tomba
delle sue paure,
della sua autocommiserazione,
delle sue inibizioni,
della sua debolezza,
del suo lato oscuro.
La sua risurrezione si realizza nel quotidiano, nel passaggio,
giorno dopo giorno,
dalle tenebre alla luce,
dall'immobilismo alla vitalità,
dall'orizzonte ristretto al cielo aperto.

(Nuovi volti di Gesù, pp. 114-116)
Gesù la risurrezione
Anselm Grün

martedì 22 aprile 2014

Questo futuro che lei si è immaginata distrugge Maria nel momento di lasciare la tomba. È in questo momento che i suoi occhi si aprono, che sente il timbro di quella voce familiare e che lo riconosce vivo.

Se la sua tomba e il suo corpo dovessero essere tutto quello che resta ai discepoli, potrebbero diventare il pegno del ricordo, il luogo della commemorazione e il centro di una comunità legata a una reliquia.
E Maria è in lacrime vicino alla tomba. Non sente nulla dell'esultanza pasquale, né della risurrezione. Gli angeli seduti, uno al posto della testa e l'altro al posto dei piedi di Gesù, li nota appena. Essa non vede che lo spazio vuoto tra i messaggeri di Dio: "Hanno portato via il mio Signore...", ecco la sua pena. Vuole sapere dove lo hanno messo, assicurarsene, tenerlo e restare vicino a lui... Questo futuro che lei si è immaginata distrugge Maria nel momento di lasciare la tomba.
È in questo momento che i suoi occhi si aprono, che sente il timbro di quella voce familiare e che lo riconosce vivo. Egli non le parla del loro passato comune, ma del suo avvenire, che sarà anche l'avvenire dei discepoli che hanno fede. Le dice che va verso Dio, suo Padre, che è anche nostro Dio e nostro Padre.
http://www.laparola.it/laparoladioggi.php

lunedì 21 aprile 2014

ma più del miele e di ogni altra cosa è dolce la Tua presenza


JESU DULCIS MEMORIA

Gesù, dolce ricordo,
Tu dai le vere gioie del cuore,
ma più del miele e di ogni altra cosa
è dolce la Tua presenza.
Nulla si canta con più soavità
nulla si ode con più gioia
nulla si può pensare più dolce
nulla più di Gesù Figlio di Dio.
O Gesù, speranza dei penitenti,
come sei benevolo verso quanti ti implorano!
Come sei buono verso quanti ti cercano!
Ma che cosa sei per chi ti trova?!
E’ impossibile dirlo a parole nè esprimerlo con lettera;
lo può dire solo chi ne ha fatto esperienza
cosa sia amare Gesù.
Sia Cristo la nostra gioia
sia Lui il futuro premio
la nostra gloria sia in Te
per tutti i secoli,
per sempre.
(Canto gregoriano attribuito a San Bernardo)

domenica 20 aprile 2014

perché la Pasqua è per tutti

Il cristiano si aggrappa alla croce
e la croce abbraccia il cristiano,
ma ciò che è più sorprendente,
è l'abbraccio totalizzante, cioè per tutti,
tanto da stupire
- si legge in uno dei Vangeli -
persino un centurione che fa una vera professione di fede:
"Costui era veramente il Figlio di Dio"!
E chi non ha bisogno di aggrapparsi a qualcuno o a qualcosa per vivere?
Stolto è chi pensa di bastare a se stesso, in che modo potrebbe mai essere aggrappato a sé?
Persino San Pietro ha pensato di esserlo per ben tre volte,
ma poi ha pianto amaramente!
Siamo in buona compagnia allora,
soprattutto se ad essere compagno è il cosiddetto "Buon Ladrone",
uno dei due crocifissi insieme a Gesù.
È stato capace,
sbilanciandosi verso Cristo,
anche fisicamente, di essere il primo inquilino del Paradiso;
ha potuto farlo perché si è fidato, abbandonato, aggrappato.
Ci insegna
che la croce
"è un ponte sicuro verso la Resurrezione",
che il verbo "sperare"
va sempre coniugato al presente
quando si parla di fede, di carità, di sogni, di progetti,
che si può vivere da "risorti", anche i non credenti,
perché la Pasqua è per tutti.
 Marco Pappalardo