Diceva Arturo Paoli, piccolo fratello di Gesù, anche lui uno, che vive dentro un'umanità dolente:
"Pensate alla materialità del Vangelo, alla quotidianità del Vangelo, vorrei dir quasi alla piccolezza del Vangelo, e pensate invece all'aspetto teologico, alle grandi elucubrazioni, alle biblioteche che noi abbiamo riempito! È nato un cristianesimo lontanissimo dalla semplicità, dalla quotidianità, lasciatemelo dire, dal materialismo del Vangelo, che è così carnale, così presente all'uomo, così prossimo alle sue malattie, alle sue difficoltà, alle sue tragedie, ai drammi, al dramma della donna che corre intorno a Gesù e che ha lasciato a casa una figliola che sta male, che corre, corre, corre a Gesù per vedere, per trovare in lui una parola di salvezza, una parola di consolazione. Tutto questo nella nostra pratica religiosa, nel nostro catechismo, non c'è. Se voi leggete il Vangelo di Marco vi accorgete che è poca cosa, che è semplice, si riduce a poche parole e pensate che il Vangelo di Marco è diventato la radice del catechismo cattolico di oltre settecento pagine. Questo vi dà l'immagine della sproporzione...".