sabato 7 settembre 2013

Puoi farne un capolavoro o un fiasco. Perché sei Tu il soggettista... Perché sei Tu il regista... Perché sei Tu il protagonista.

Mi accorgo delle banalità che vengono raccontate con il vestito della festa. Vorrei rifiutare l'invito ma mi accorgo che ho preso quest'impegno e lo porterò a termine...

Ogni giorno è un nuovo giorno.
Tutto da inventare, tutto da vivere, tutto da godere.
L’alba lo posa sul palcoscenico della tua vita,
 e se ne va.

Il nuovo giorno è tuo, t’appartiene,
nessuno te lo può portare via.
Puoi farne ciò che vuoi.
Puoi farne un capolavoro o un fiasco.
Perché sei Tu il soggettista...
Perché sei Tu il regista...
Perché sei Tu il protagonista.


La vita è fatta di tanti nuovi giorni:
tutti da inventare,
tutti da vivere,
tutti da godere.
Alzati dalla poltrona di prima fila!...
e sali sul palcoscenico della tua vita!

Omar Falworth

venerdì 6 settembre 2013

Il valore della tua vita non sta in ciò che hai, ma in ciò che sei; perché in realtà nessuno ha niente.


...mi prendo un po' di tempo e di parole con questo autore, senza prendermi troppo sul serio. Lo so, non devo dimenticare con quali parole devo confrontarmi...

 IL VALORE DELLA VITA

Il valore della tua vita non sta in ciò che sai,
ma in ciò che riesci ad amare di ciò che sai;
puoi conoscere tante cose, ma se non riesci ad
amarle, il tuo sapere non vale nulla, e la tua vita
non vale nulla.

Il valore della tua vita non sta in ciò che
hai, ma in ciò che sei;
perché in realtà nessuno ha niente.
L’unica cosa che si può avere è…se stessi,
se hai te stesso hai tutto il mondo,
e la tua vita vale più del mondo.

Il valore della tua vita non sta in ciò che
pensi, ma in ciò che fai;
puoi pensare tutto il bene del mondo,
ma se non ti adoperi per farne almeno un po’,
è come se pensassi il male,
e la tua vita non vale nulla.

Il valore della tua vita si misurerà quando
starai per perderla.
Se lascerai il mondo un pochino migliore
di come lo hai trovato… allora sarà grande.


Omar Falworth

giovedì 5 settembre 2013

“io penso che questi movimenti ci siano per prepararci a un altro luogo, molto più bello di questo, dove vedremo nostra madre faccia a faccia. Non ti sembra meraviglioso?”

Di recente un amico mi ha raccontato la storia di due gemelli che si parlavano nell’utero materno. La sorella diceva al fratello: “lo credo che vi sia una vita dopo la nascita”. Il fratello protestava violentemente: “No, no, è tutto qui, questo è un luogo oscuro e intimo e non abbiamo altro da fare che restare attaccati al cordone che ci nutre”. La sorellina insisteva: “Dev’esserci qualcosa di più che questo luogo oscuro. Dev’esserci qualcos’altro, un luogo di luce, dove c’è la libertà di muoversi”. Ma non riusciva a convincere il fratello. Dopo un momento di silenzio la sorella disse esitante: “Ho qualcos’altro da dire, e ho paura che non crederai nemmeno a questo, ma penso che vi sia una madre”. Il fratello s’infuriò: “Una madre?”, gridò. “Ma di che cosa parli? Non ho mai visto una madre, e nemmeno tu. Chi ti ha messo in testa questa idea? Come ti ho detto, questo posto è tutto quello che abbiamo. Perché vuoi sempre qualcosa di più? non è un posto tanto male, dopotutto. Abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, accontentiamoci, dunque”. La sorella fu ridotta al silenzio dalla risposta del fratello e per un po’ di tempo non osò dire più nulla. Ma non riusciva a liberarsi dai suoi pensieri, e dato che aveva soltanto il fratello gemello con cui parlare, alla fine disse: “Non senti ogni tanto degli spasimi? Non sono piacevoli e qualche volta fanno male”. “Sì”, rispose lui. “Che cosa c’è di particolare in questo?”. “Bene”, disse la sorella, “io penso che questi movimenti ci siano per prepararci a un altro luogo, molto più bello di questo, dove vedremo nostra madre faccia a faccia. Non ti sembra meraviglioso?”. Il fratello non rispose. Era stanco di tutto quello sciocco parlare della sorella e sentiva che la cosa migliore da fare era semplicemente ignorarla e sperare che l’avrebbe lasciato in pace. Questa storia può insegnarci a pensare alla morte in modo nuovo. Possiamo vivere come se la vita fosse tutto ciò che abbiamo, come se la morte fosse assurda e noi faremmo meglio a non parlarne; oppure possiamo scegliere di reclamare la nostra divina infanzia e figliolanza e confidare che la morte è il passaggio doloroso ma benedetto che ci porterà faccia a faccia col nostro Dio. (Henri J.M. Nouwen, Il dono del compimento).

mercoledì 4 settembre 2013

L’angelo del lutto ti preservi dal vivere con le ali tarpate. Voglia regalarti ali nuove per levarti nell’aria e dall’alto osservare il tuo fallimento.


L’ANGELO DEL LUTTO 

Non ci sono, però, solamente le delusioni della nostra infanzia.
Noi continuiamo a sperimentare relazioni che si lacerano e
ci troviamo seduti ad osservare il mucchio di cocci della nostra vita.
 Siamo falliti.
Tutti gli ideali che volevamo realizzare si sono dimostrati illusioni.
Adesso siamo qui, delusi, disincantati, senza brio.
A un uomo può capitare un giorno  di dire,
dopo una relazione spezzata,
che si sentiva come se gli fossero state tagliate le ali.

L’angelo del lutto ti preservi dal  vivere con le ali tarpate.
Voglia regalarti ali nuove per levarti nell’aria e dall’alto osservare il tuo fallimento.
Ti dia una vitalità nuova per dedicarti ai compiti che adesso ti aspettano.

Però, l’angelo del lutto non ti può risparmiare il dolore che ogni lutto comporta per noi.
Devi accettare  il dolore,
ma puoi essere certo di non essere solo col tuo dolore, 
perché l’angelo del lutto ti accompagna in esso e trasformerà in vitalità nuova il tuo dolore.
Forse l’angelo del lutto ti manderà anche delle persone ad assisterti nella tua afflizione,
persone che ti comprendono,
che sentono quello che tu senti e
che ti aprono gli occhi
per quello che adesso ti si apre come opportunità nuova.
Anselm Grun

martedì 3 settembre 2013

Simili conoscenze fanno molto male. Devono essere fonte di pianto. Altrimenti continuano a determinarci e si insinuano nascostamente in tutti i nostri pensieri e in tutte le nostre azioni.


L’ANGELO DEL LUTTO 

Attraverso il lutto scopriamo chi era veramente l’altro.
Durante la sua vita abbiamo conosciuto solamente una sua parte.
L’altra parte era nascosta dalla sua maschera.
Adesso noi sappiamo che cosa propriamente voleva dire con la sua vita,
quale era il più profondo anelito del suo cuore,
quale messaggio voleva trasmettere con la sua vita.

Tuttavia l’angelo del lutto non vorrebbe insegnarti solamente l’afflizione per i defunti.
Ci sono molte circostanze in cui vorrebbe introdurti  nell’arte di affrontare le situazioni passate e non chiarite e di lasciarle dietro di te.
C’è la tristezza per tutta la vita non vissuta. 

Vedo che molte persone, all’improvviso, hanno la sensazione di essere state ingannate nella loro vita.
Non hanno mai potuto vivere realmente ciò che avrebbero preferito.
I genitori e le insegnanti le hanno spinte verso una direzione
che non è stata buona per loro.
Oppure conoscono per sofferenza come è stata veramente la loro infanzia,
quando non hanno avuto modo di sperimentare sicurezza.
Simili conoscenze fanno molto male.
Devono essere fonte di pianto.
Altrimenti continuano a determinarci e
si insinuano nascostamente in tutti i nostri pensieri e in tutte le nostre azioni.
Allora non ci accorgiamo del perché in talune situazioni
reagiamo o ci irrigidiamo con tanta sensibilità.
Si tratta del lutto non vissuto per le delusioni che la vita ci ha procurato.
Anselm Grun

lunedì 2 settembre 2013

Non sa per quale ragione non gli riesce più di gioire, non distingue cos’è che gli pesa sull’anima, che cosa gli impedisce la vita. La causa sta spesso nel lutto non vissuto.


L’ANGELO DEL LUTTO 

Quando si tratta di lutto, pensiamo subito ad un defunto.
Questo è sicuramente il caso più grave di lutto.
Chi non soffre lutto per la morte di una persona cara,
per esempio per la morte del padre o della madre,
blocca il flusso della propria vita.
Non sa per quale ragione non gli riesce più di gioire,
non distingue cos’è
che gli pesa sull’anima,
che cosa gli impedisce la vita.
La causa sta spesso nel lutto non vissuto.
Nel lutto riflettiamo a lungo sulla perdita che la morte di questa persona ha introdotto nella nostra vita.
E guardiamo ancora una volta al nostro rapporto con lei.
Ricordiamo tutto quello che abbiamo fatto con lei,
che cosa ha significato per noi,
che cosa noi le abbiamo dato,
ma non chiudiamo neppure i nostri occhi
dinanzi alle difficoltà che abbiamo vissuto assieme,
dinanzi alle sofferenze che ci ha procurato,
dinanzi a situazioni non approfondite e non chiarite.
Alcuni, poi si meravigliano che nel loro lutto affiori anche la rabbia.
Può succedere:
il lutto chiarisce il nostro rapporto e lo colloca su un piano nuovo.
Una volta che siamo passati per il lutto,
riusciamo a costruire un rapporto nuovo col defunto,
diventa per noi un compagno interiore.
Non è scomparso.
A volte lo incontriamo nel sogno.
Allora ci può dire parole che ci soccorrono.
Oppure semplicemente ci ricorda che abbiamo bisogno di qualcosa
che lui ha rappresentato per noi.
Anselm Grun


domenica 1 settembre 2013

Il dialogo con loro non si trascina in uno stanco chiacchiericcio. E’ sempre stimolante. Nascono idee sempre nuove, progetti nuovi.


L’ANGELO DELL’ENTUSIASMO

La parola tedesca Begeisterung ( entusiasmo) deriva da Geist (spirito).
Nell’antico alto-tedesco il termine Geist indica eccitazione, commozione.
Solamente nel secolo XVII il verbo begeistern
compare col significato di animare, riempire di spirito.
Le persone che sono capaci di entusiasmarsi
si lasciano prendere
da una parola, da uno sguardo, da un incontro, dal bosco che attraversano, da una montagna che conquistano.
Si emozionano interiormente alla vista di un meraviglioso paesaggio.
Si lasciano sradicare dal loro senso di distacco.
Sono fuori di sé e sono tutte prese da ciò che stanno sperimentando.
Qui i greci parlano di estasi (essere fuori di sé) e di entusiasmo (essere in Dio).
Riuscire ad entusiasmarsi quindi vuol dire, in definitiva,
 lasciarsi attirare in Dio che si  incontra in tutto:
nella creazione, nell’essere umano, in ogni parola, nella musica, nell’arte.
E soltanto in Dio io sperimento tutto il mistero di una persona, della natura e dell’arte.
Allora mi si dischiude ogni profondità.
In tutto alla fine, io entro in contatto con Dio.
Le persone che sono capaci di entusiasmarsi possono trascinare con se anche altri.
Da loro esce vita.
Assieme a loro non si passa la sera in piagnistei per questo e per quello.
Sono persone che sprizzano entusiasmo.
Hanno idee e vogliono che noi ne siamo entusiasti.
Riescono a raccontare con entusiasmo quello che hanno vissuto.
E già questo porta vitalità e freschezza.
Il dialogo con loro non si trascina in uno stanco chiacchiericcio.
E’ sempre stimolante.
Nascono idee sempre nuove, progetti nuovi.
Allora viene risvegliata in noi la voglia di vivere.
D’improvviso ci viene voglia
di andare a questo concerto, di visitare questa mostra, di fare questo sentiero.
Persone del genere ci vivificano e ci riempiono di spirito.
Ti auguro che l’angelo dell’entusiasmo possa renderti capace
di entusiasmarti, di lasciarti prendere da ciò che incontri, da ciò che vivi, da ciò che sei.
E ti auguro di riuscire
a entusiasmare gli altri,
di riuscire a coinvolgerti in un’idea, in un progetto,
di poterli animare e riempire di spirito.
Allora l’angelo dell’entusiasmo ti donerà la voglia di vivere e
trasformerà anche te in un angelo dell’entusiasmo per le persone che incontri .