lunedì 2 settembre 2013

Non sa per quale ragione non gli riesce più di gioire, non distingue cos’è che gli pesa sull’anima, che cosa gli impedisce la vita. La causa sta spesso nel lutto non vissuto.


L’ANGELO DEL LUTTO 

Quando si tratta di lutto, pensiamo subito ad un defunto.
Questo è sicuramente il caso più grave di lutto.
Chi non soffre lutto per la morte di una persona cara,
per esempio per la morte del padre o della madre,
blocca il flusso della propria vita.
Non sa per quale ragione non gli riesce più di gioire,
non distingue cos’è
che gli pesa sull’anima,
che cosa gli impedisce la vita.
La causa sta spesso nel lutto non vissuto.
Nel lutto riflettiamo a lungo sulla perdita che la morte di questa persona ha introdotto nella nostra vita.
E guardiamo ancora una volta al nostro rapporto con lei.
Ricordiamo tutto quello che abbiamo fatto con lei,
che cosa ha significato per noi,
che cosa noi le abbiamo dato,
ma non chiudiamo neppure i nostri occhi
dinanzi alle difficoltà che abbiamo vissuto assieme,
dinanzi alle sofferenze che ci ha procurato,
dinanzi a situazioni non approfondite e non chiarite.
Alcuni, poi si meravigliano che nel loro lutto affiori anche la rabbia.
Può succedere:
il lutto chiarisce il nostro rapporto e lo colloca su un piano nuovo.
Una volta che siamo passati per il lutto,
riusciamo a costruire un rapporto nuovo col defunto,
diventa per noi un compagno interiore.
Non è scomparso.
A volte lo incontriamo nel sogno.
Allora ci può dire parole che ci soccorrono.
Oppure semplicemente ci ricorda che abbiamo bisogno di qualcosa
che lui ha rappresentato per noi.
Anselm Grun


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