sabato 15 febbraio 2014

Forse quel che mi paralizza un po’ è proprio il timore di non poter rimanere me stessa in quelle condizioni, è l’insicurezza di non poter superare quella prova


INSICUREZZA
Per me, questo lavoro spirituale, questa intensa vita interiore hanno valore soltanto a condizione che possano essere proseguiti in qualsiasi circostanza: e se non è possibile nella pratica, almeno nel pensiero. Altrimenti, tutte le cose che faccio ora sono solo ‘belle lettere’. Forse quel che mi paralizza un po’ è proprio il timore di non poter rimanere me stessa in quelle condizioni, è l’insicurezza di non poter superare quella prova (una volta sarei potuta restare bloccata per settimane, ma probabilmente non credevo ancora nella necessità del mio lavoro). Dovrò ancora dimostrare la validità di quel modo di Essere, se continuerò a vivere come faccio ora: io non so fare l’operaia socialista o la rivoluzionaria politica, questo posso togliermelo dalla testa, anche se i miei sensi di colpa potrebbero ugualmente spingermi in quella direzione.

venerdì 14 febbraio 2014

Col passare del tempo mi sono pian piano preparata a questi momenti, ora posso continuare a vivere indisturbata guardando con occhio limpido alle cose.


UNA PREPARAZIONE INTERIORE
Per tanti, la peggior sofferenza è la totale impreparazione interiore, per cui crollano miseramente già prima di aver visto un campo di lavoro. Secondo loro, la nostra catastrofe è completa e definitiva. L’Inferno di Dante è davvero un’operetta frivola al confronto. “Questo è l’inferno”: così aveva detto lui poco tempo fa, molto semplicemente e molto oggettivamente. Certe volte la mia testa si sente urlare, mugghiare, e fischiare intorno, e i cieli si stendono così bassi e minacciosi sopra di me. Eppure, di tanto in tanto, riaffiora quell’umore leggero e come danzante che non m’abbandona veramente mai e che non è umorismo macabro, per lo meno non credo. Col passare del tempo mi sono pian piano preparata a questi momenti, ora posso continuare a vivere indisturbata guardando con occhio limpido alle cose. In questi ultimi anni non mi sono solo occupata di belle lettere, alla mia scrivania.
E queste cose potranno ora compensare un anno e mezzo, che è stato come un’intera vita di dolore e di distruzione: sono cresciute dentro di me e io con loro, sono diventate una perenne riserva che mi aiuterà a vivere senza stentare troppo.

giovedì 13 febbraio 2014

abbiamo tutto in noi stessi e queste circostanze non possono essere mai così determinanti

TUTTO IN NOI STESSI
«È vero, ci portiamo dentro proprio tutto,
Dio e il cielo e l’inferno e la terra e la vita e la morte e i secoli, tanti secoli.
Uno scenario, una rappresentazione mutevole delle circostanze esteriori.
Ma abbiamo tutto in noi stessi e queste circostanze non possono essere mai così determinanti, perché esisteranno sempre delle circostanze - buone e cattive - che dovranno essere accettate, il che non impedisce poi che uno si dedichi a migliorare quelle cattive.
Però si deve sapere per quali motivi si lotta, e si deve cominciare da noi stessi, ogni giorno da capo».

mercoledì 12 febbraio 2014

la sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi.


UNA VITA IN ASCOLTO
L’essenziale è stare nell’ascolto di ciò che sale da dentro.
Le nostre azioni spesso non sono altro che imitazione,
dovere ipotetico o rappresentazione erronea di che cosa deve essere un essere umano.
Ma la sola vera certezza che tocca la nostra vita e le nostre azioni può venire solo dalle sorgenti che zampillano nel profondo di noi stessi.
Si è a casa sotto il cielo si è a casa dovunque su questa terra se si porta tutto in noi stessi.
Spesso mi sono sentita, e ancora mi sento, come una nave che ha preso a bordo un carico prezioso: le funi vengono recise e ora la nave va, libera di navigare dappertutto.
Dobbiamo essere la nostra propria patria.

domenica 9 febbraio 2014

La candela non deve sfor­zarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi.


Gesù ha appena finito di pro­clamare il vertice del suo messag­gio, le beatitudini, e aggiunge, ri­volto ai suoi discepoli e a noi: se vi­vete questo, voi siete «sale e luce della terra».
Una affermazione che ci sorpren­de: che Dio sia luce del mondo lo abbiamo sentito, il Vangelo di Giovanni l'ha ripetuto, ci crediamo; ma sentire - e credere - che anche l'uomo è luce, che lo siamo anch'io e tu, con tutti i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sor­prendente.
E non si tratta di una esortazione di Gesù: siate, sforzatevi di diven­tare luce, ma: sappiate che lo sie­te già. La candela non deve sfor­zarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi. La luce è il dono naturale del discepolo ha re­spirato Dio. Incredibile la stima, la fiducia ne­gli uomini che Gesù comunica, la speranza che ripone in noi. E ci incoraggia a prenderne coscien­za: non fermarti alla superficie di te stesso, al ruvido dell'argilla, cer­ca in profondità, verso la cella se­greta del cuore, scendi nel tuo centro e là troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Voi che vivete secondo il Vangelo sie­te «una manciata di luce gettata in faccia al mondo» (Gigi Verdi). E lo siete non con la dottrina o le parole, ma con le opere: risplen­da la vostra luce nelle vostre ope­re buone
Ermes Ronchi