domenica 9 febbraio 2014

La candela non deve sfor­zarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi.


Gesù ha appena finito di pro­clamare il vertice del suo messag­gio, le beatitudini, e aggiunge, ri­volto ai suoi discepoli e a noi: se vi­vete questo, voi siete «sale e luce della terra».
Una affermazione che ci sorpren­de: che Dio sia luce del mondo lo abbiamo sentito, il Vangelo di Giovanni l'ha ripetuto, ci crediamo; ma sentire - e credere - che anche l'uomo è luce, che lo siamo anch'io e tu, con tutti i nostri limiti e le nostre ombre, questo è sor­prendente.
E non si tratta di una esortazione di Gesù: siate, sforzatevi di diven­tare luce, ma: sappiate che lo sie­te già. La candela non deve sfor­zarsi, se è accesa, di far luce, è la sua natura, così voi. La luce è il dono naturale del discepolo ha re­spirato Dio. Incredibile la stima, la fiducia ne­gli uomini che Gesù comunica, la speranza che ripone in noi. E ci incoraggia a prenderne coscien­za: non fermarti alla superficie di te stesso, al ruvido dell'argilla, cer­ca in profondità, verso la cella se­greta del cuore, scendi nel tuo centro e là troverai una lucerna accesa, una manciata di sale. Voi che vivete secondo il Vangelo sie­te «una manciata di luce gettata in faccia al mondo» (Gigi Verdi). E lo siete non con la dottrina o le parole, ma con le opere: risplen­da la vostra luce nelle vostre ope­re buone
Ermes Ronchi

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