sabato 17 maggio 2014

Ella può comunicare più pienamente a noi tutti la grazia di un Dio che è liberalità infinita.


Ella è, di tutti i santi, 
la più perfettamente povera, 
la più perfettamente nascosta, 
la sola che non ha assolutamente nulla 
che ella osi possedere come suo, 
e per questo Ella può comunicare più pienamente a noi tutti 
la grazia di un Dio 
che è liberalità infinita. 
E noi Lo possederemo più vivacemente 
quando ci saremo svuotati, 
quando saremo poveri e nascosti com’Ella è, 
assomigliando a Lui con l’assomigliare a Lei.
E tutta la nostra santità dipende dal suo amore materno.
Coloro con i quali ella desidera dividere la gioia 
della sua povertà e della sua semplicità, 
coloro che ella vuole siano nascosti come lei è nascosta, 
sono quelli che condivideranno la sua intimità con Dio
Thoma Merton

venerdì 16 maggio 2014

lo crediamo perché anche noi un giorno, per grazia di Dio, abiteremo dove lei ora si trova.


L’Assunzione di Maria in cielo non è la glorificazione di una «Dea Madre».
Al contrario, 
è l’espressione dell’amore di Dio per l’umanità; 
è manifestazione particolarissima del rispetto 
che Dio ha per le Sue creature, 
del Suo desiderio di onorare gli esseri che Egli ha fatto a Sua immagine, 
e soprattutto è rispetto per quel corpo che fu destinato ad essere Suo tempio glorioso. 
Se crediamo che Maria è stata assunta in cielo, 
lo crediamo perché anche noi un giorno, per grazia di Dio, 
abiteremo dove lei ora si trova. 
Se la natura umana è stata glorificata in lei, 
è perché Dio desidera che essa sia glorificata anche in noi
proprio per questo Suo Figlio, assumendo la nostra carne, venne al mondo.
Quindi, in tutto il grande mistero di Maria, una cosa rimane ben chiara
che per se stessa non è nulla, 
e che Dio per amor nostro ha trovato 
Sua delizia nel manifestare la Sua gloria e il Suo amore in lei.
Thomas Merton

giovedì 15 maggio 2014

facendosi bambino, abbandonandosi in totale dipendenza alle cure amorevoli di una Madre umana, in un certo senso attira nuovamente verso di lei la nostra attenzione


In tal caso qualcuno dirà che 
potremmo dimenticarci del tutto della finestra
Questo è vero. 
Eppure, il Figlio di Dio nello svuotarsi della Sua maestosa potenza, 
facendosi bambino, 
abbandonandosi in totale dipendenza 
alle cure amorevoli di una Madre umana, 
in un certo senso attira nuovamente verso di lei la nostra attenzione.
La Luce ha voluto ricordarci la finestra, 
perché è grata a lei e 
perché ha per lei un amore infinitamente tenero e personale. 
Se Lui ci chiede di condividere questo Suo amore, 
è certamente una grande grazia ed un grande privilegio
ed uno degli aspetti più rilevanti di questo privilegio 
è che esso ci permette, 
in una certa misura, 
di apprezzare il mistero del grande amore e del rispetto 
che Dio ha per le Sue creature.
Thomas Merton

mercoledì 14 maggio 2014

pura come il vetro di una finestra tersissima


Maria, che
era priva di ogni egoismo,
libera da qualsiasi peccato,
era pura come il vetro di una finestra tersissima,
che non ha altra funzione 
che far penetrare la luce del sole.
Se ci rallegriamo per quella luce, 
implicitamente lodiamo la tersezza della finestra
Thomas Merton 

martedì 13 maggio 2014

colei che fu più vicina a Dio in questo grande mistero è pure colei che partecipò più perfettamente al dono.


Il vero significato della pietà mariana cattolica deve essere visto alla luce della stessa Incarnazione
La Chiesa non può separare il Figlio dalla Madre. 
Poiché la Chiesa concepisce l’Incarnazione 
come la discesa di Dio nella carne e nel tempo e 
come il grande dono di Se stesso alle Sue creature, 
essa crede pure che 
colei che fu più vicina a Dio in questo grande mistero 
è pure colei che partecipò più perfettamente al dono. 
Quando una stanza è riscaldata da un focolare, 
non sorprende che coloro che si trovano più vicini al caminetto siano i più riscaldati. 
E quando Dio viene nel mondo usando uno dei suoi servi, 
non sorprende che lo strumento prescelto partecipi i
n maniera più intima e più grande al dono divino.
Thomas Merton

lunedì 12 maggio 2014

essendo «immacolata», era libera da qualsiasi ombra di egoismo,


Dio poté compiere perfettamente in lei la Sua volontà; 
la libertà di Dio 
non fu ostacolata in nessun modo 
né sviata dal suo scopo 
dalla presenza di un «io» egoistico in Maria. 
Ella era ed è persona nel senso più profondo, 
precisamente perché, essendo «immacolata», 
era libera da qualsiasi ombra di egoismo, 
che potesse offuscare la luce di Dio nel suo essere. 
Essa era quindi una libertà che Lo ubbidiva perfettamente 
e, nell’ubbidirlo, trovava l’adempimento di un amore perfetto.
Thomas Merton

domenica 11 maggio 2014

uno che precede e seduce con il suo andare, che affascina con il suo esempio: pastore di futuro

Il buon pastore chiama le sue pecore, 
ciascuna per nome. 
Io sono un chiamato, 
con il mio nome unico pronunciato da lui come nessun altro sa fare, 
con il mio nome al sicuro nella sua bocca, 
tutta la mia persona al sicuro con lui. 
E le conduce fuori. 
Il nostro non è un Dio dei recinti chiusi ma degli spazi aperti, di liberi pascoli 
E cammina davanti ad esse. 
Non un pastore di retroguardie, 
ma una guida che apre cammini e inventa strade, 
è davanti e non alle spalle. 
Non pastore che rimprovera e ammonisce per farsi seguire, 
ma uno che precede e seduce con il suo andare, 
che affascina con il suo esempio: 
pastore di futuro. 
E troveranno pascolo: 
Gesù promette a chi va con lui 
un di più di vita, un centuplo di fratelli e case e campi. 
Promette di far fiorire la vita. 
Io sono la porta. 
Cristo è soglia spalancata che immette nella terra dell'amore leale, 
più forte della morte (chi entra attraverso di me si troverà in salvo); 
più forte di tutte le prigioni (potrà entrare e uscire). 
Sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. 
Per me, una delle frasi più solari del Vangelo; 
è la frase della mia fede, 
quella che mi rigenera ogni volta che l'ascolto: 
sono venuto perché abbiate la vita piena, abbondante, gioiosa. 
Non solo la vita necessaria, 
non solo quel minimo senza il quale la vita non è vita, 
ma la vita esuberante, magnifica, eccessiva; 
vita che rompe gli argini e tracima e feconda, 
uno scialo di vita, che profuma di amore, di libertà e di coraggio. 
Così è Dio: 
manna non per un giorno 
ma per quarant'anni nel deserto, 
pane per cinquemila persone, 
pelle di primavera per dieci lebbrosi, 
pietra rotolata via per Lazzaro, 
cento fratelli per chi ha lasciato la casa, 
perdono per settanta volte sette, 
vaso di nardo per 300 denari. 
In una sola piccola parola è sintetizzato 
ciò che oppone Gesù a tutti gli altri, 
ciò che rende incompatibili il pastore e il ladro. 
La parola immensa e breve è «vita». 
Parola che pulsa sotto tutte le parole sacre, 
cuore del Vangelo, 
parola indimenticabile. 
Cristo non è venuto a pretendere 
ma ad offrire, non chiede niente, dona tutto. 
Vocazione di Gesù, e di ogni uomo, 
è di essere nella vita datore di vita. 
«Gesù non è venuto a portare una teoria religiosa, un sistema di pensiero. 
Ci ha comunicato vita ed ha creato in noi l'anelito verso più grande vita» 
(G. Vannucci). 
Allora urge cambiare il riferimento di fondo della nostra fede: 
non è il peccato dell'uomo il movente della storia di Dio con noi, ma l'offerta di più vita. 
L'asse attorno al quale ruota, danza il Vangelo è la pienezza di vita, 
da parte di un Dio che un verso bellissimo di Centore canta così: 
«Tu sei per me ciò ch'è la primavera per i fiori!».
Ermes Ronchi