sabato 9 febbraio 2013

Quante volte Se tu ci avessi abbandonati Saremmo stati incapaci


ECCOCI DAVANTI A TE SIGNORE               


Eccoci davanti a te, Signore:
siamo i pellegrini della vita,
viaggiamo continuamente,
gente senza fissa dimora
che talvolta perde di vista l’orizzonte
e non sa più nemmeno orientarsi.
Quante volte ci saremmo persi
Se tu non avessi ridestato
La nostra fede,
se tu non avessi offerto la luce
che viene dal Vangelo di Gesù,
se non ci avessi chiamati,
ancora una volta,
ad abbandonare le sabbie mobili
di tanti nostri sogni.
Quante volte
Se tu ci avessi abbandonati
Saremmo stati incapaci
Di donare ancora il nostro tempo,
di cercare un mondo più giusto,
di inventare un nuova amicizia e fraternità.
Per questo noi ti domandiamo
- te lo domandiamo ancora,
senza provare vergogna
e senza stancarci
perché l’amore genera fiducia-
ti domandiamo di aumentare
la nostra attenzione lungo la strada:
allora vedremo i segni che tu ci offri
e troveremo il pane
che prepari per il nostro viaggio,
oggi e domani fino al giorno
in cui tu ci condurrai
alla Terra Promessa
accanto a Te.
                                                Anonimo

venerdì 8 febbraio 2013

Non abbandonare la tua lotta solitaria,


ANCHE SE STANCO E SPOSSATO UOMO NON TI RIPOSARE                


Anche se stanco e spossato, o uomo, non ti riposare.
Non abbandonare la tua lotta solitaria,
continua, non ti riposare.
Batterai sentieri incerti e aggrovigliati,
non salverai, forse, che qualche povera vita,
ma non perdere la fede, o uomo, non ti riposare.
La tua stessa vita ti consumerà e ti sarà ferita,
crescenti ostacoli sorgeranno sul tuo cammino:
o uomo, caricati di questi pesi, no ti riposare.
Salta al di là delle pene e degli affanni
Pur se fossero alti come montagne.
E se anche non intravedi che campi aridi e sterili,
ara, o uomo, questi campi, non ti riposare.
Il mondo sarà avvolto dalle tenebre:
sarai tu a gettarvi luce,
dispenserai l’oscurità che lo circonda.
Anche quando la vita ti abbandoni uomo, non ti riposare.
Non darti mai riposo, dona riposo agli altri.

Vecchio inno gujarati che Gandi si fece recitare all’incontro di preghiera dell’ultimo giorno della sua vita.

giovedì 7 febbraio 2013

La nostalgia uccide la nostra chiesa Ed il nostro cuore.


CREATORE DI QUEST'UOMO TRATTO DALLA TERRA                


Creatore di quest’uomo tratto dalla terra,
le cui profondità sconfinano in Te,
perché abbiamo paura dell’uomo che è in noi ?
Perché amiamo e temiamo la verità delle cose ?

                       Perché la luce serena della nostra intelligenza,
                       non si apre alla fede cristallina
                       di una memoria che si fa’ progetto ?

Perché gli uomini hanno paura
Di staccarsi da un passato
E preferiscono rimanerci prigionieri
Quando il meglio di oggi
È già superato da un futuro che Tu crei
Liberandoci dai falsi assoluti ?

                        La nostalgia uccide la nostra chiesa
                        Ed il nostro cuore.

Dio della speranza,
guarda quest’uomo la cui esistenza si dispiega
dall’aurora al tramonto
nel difficile contrasto di un costruirsi o un distruggersi,
nell’affanno di comprendere e di comprendersi,
nell’anelito di uno spirito che Tu gli hai posto nel cuore
e la moltitudine di pensieri e di esperienze
che reclamano per sé
l’ultima parola del vero e del bene.

                        Signore che ci vuoi creatori
                        e non stanchi ripetitori
                        di una monotona esistenza,
                        Signore di una terra e di cieli nuovi,
                        rivelaci la pienezza di ciò che siamo.

La nostra speranza agonizza su questa terra e Tu taci !
Assumi queste tenebre nella Tua comunione divina.
                          
                                                                                  Anonimo

mercoledì 6 febbraio 2013

Io non so trovare Quel che cerco, o capire


AL RISVEGLIO HO TROVATO                


Al risveglio ho trovato
Con la luce una lettera
Ma non posso saper
Cosa dice: non so leggere.

E non voglio distrarre
Una sapiente dai libri:
ciò che c’è scritto forse
non lo saprebbe leggere.

La terrò sulla fronte
La terrò stretta al cuore.
Quando scende la notte
Ed escono le stelle,
la porterò sul grembo
e resterò in silenzio.
E me la leggeranno
Le foglie che stormiscono,
e ne farà il ruscello
col suo scorrere un canto
che a me ripeterà
anche l’orsa dal cielo.

Io non so trovare
Quel che cerco, o capire
Cosa dovrei imparare,
ma so che questa lettera
che non ho letto, ha reso
più lieve il mio fardello,
e tutti i miei pensieri
ha mutato in canzoni.

                                         R. Tagore

martedì 5 febbraio 2013

nelle impronte della tua passione nel corpi sofferenti.


SIGNORE NOI TI CERCHIAMO                


Signore, noi ti cerchiamo e desideriamo il tuo volto
fa che un giorno, rimosso Il velo, possiamo contemplarlo.
Ti cerchiamo nelle Scritture che ci parlano di te
e sotto il velo della sapienza, frutto della ricerca delle genti.
Ti cerchiamo nel volti radiosi di fratelli e sorelle
nelle impronte della tua passione nel corpi sofferenti.
Ogni creatura è segnata dalla tua impronta
ogni cosa rivela un raggio della tua invisibile bellezza.
Tu sei rivelato dal servizio dei fratello al fratello
sei manifestato dall'amore fedele che non viene meno.
Non gli occhi ma il cuore ha la visione di te
con semplicità e veracità noi cerchiamo di parlare con te.

                                                                          Dalla liturgia di Bose

lunedì 4 febbraio 2013

il giudice di tutti è Cristo


 La figura dell’indemoniato suggerisce diverse riflessioni sui mutamenti che avvengono in colui che viene a trovarsi sotto il potere del male. L’influsso di Satana sulla persona umana, produce innanzitutto uno snaturamento del pensiero e dei sentimenti che dovrebbero albergare nel cuore dell’uomo giusto. Snaturando i contenuti della vita interiore, si snaturano anche le relazioni interpersonali, si spezza l’autentica comunicazione umana, e la persona viene spinta verso un isolamento sempre maggiore: “veniva spinto dal demonio in luoghi deserti” (Lc 8,29). Questo è un campanello d’allarme da tenere in seria considerazione: tutte le volte che lo spirito del male agisce sul nostro pensiero e sulla nostra sensibilità, si altera a poco a poco la relazione d’amore con il nostro prossimo, fino a spezzarsi, e ci si sente spinti verso la solitudine del deserto, lontano dalla comunità cristiana. La forza centrifuga, che ci spinge lontano dalla comunione coi fratelli di fede, si avvale di molti ragionamenti plausibili, facendo leva soprattutto sulle aspettative personali a cui la comunità cristiana non ha risposto. In tal modo, nella convinzione di essere stati vittime di un’ingiustizia, l’idea di tagliare i ponti con tutti viene presentata dal tentatore come la giusta sanzione. Satana, però, si guarda bene dal far risorgere nella nostra mente il ricordo di una fondamentale verità, udita mille volte nella predicazione apostolica: il giudice di tutti è Cristo. Né si può chiedere la sua misericordia nell’ultimo giudizio, non avendola concessa al nostro prossimo nei brevi giorni della vita terrena. Nascondendo questa verità, il tentatore estirpa, dai legami salvifici della comunione ecclesiale, lo sprovveduto che presta fiducia ai suoi suggerimenti. Lo spirito di giudizio è l’origine di tutti gli scismi.
Don Vincenzo Cuffaro  

domenica 3 febbraio 2013

Ciò dipende da voi.

"Nel vostro passaggio in questo mondo, che ve n'accorgiate o no, chiunque voi siate e dovunque voi andiate, state lasciando dietro di voi una traccia. Altri la noteranno e potranno seguirla. Può essere una traccia che li conduce al bene, ovvero può portarli fuori strada. Ciò dipende da voi. Può darsi che la vostra traccia sia marcata sugli alberi, per renderla visibile a chi vi segue, o invece può darsi che lasciate inavvertitamente delle orme peraltro riconoscibili sulla sabbia...",
Baden Powell