La figura dell’indemoniato suggerisce diverse riflessioni sui
mutamenti che avvengono in colui che viene a trovarsi sotto il potere
del male. L’influsso di Satana sulla persona umana, produce
innanzitutto uno snaturamento del pensiero e dei sentimenti che
dovrebbero albergare nel cuore dell’uomo giusto. Snaturando i
contenuti della vita interiore, si snaturano anche le relazioni
interpersonali, si spezza l’autentica comunicazione umana, e la
persona viene spinta verso un isolamento sempre maggiore: “veniva
spinto dal demonio in luoghi deserti” (Lc 8,29). Questo è
un campanello d’allarme da tenere in seria considerazione: tutte le
volte che lo spirito del male agisce sul nostro pensiero e sulla
nostra sensibilità, si altera a poco a poco la relazione d’amore
con il nostro prossimo, fino a spezzarsi, e ci si sente spinti verso
la solitudine del deserto, lontano dalla comunità cristiana. La
forza centrifuga, che ci spinge lontano dalla comunione coi fratelli
di fede, si avvale di molti ragionamenti plausibili, facendo leva
soprattutto sulle aspettative personali a cui la comunità cristiana
non ha risposto. In tal modo, nella convinzione di essere stati
vittime di un’ingiustizia, l’idea di tagliare i ponti con tutti
viene presentata dal tentatore come la giusta sanzione. Satana, però,
si guarda bene dal far risorgere nella nostra mente il ricordo di una
fondamentale verità, udita mille volte nella predicazione
apostolica: il giudice di tutti è Cristo. Né si può
chiedere la sua misericordia nell’ultimo giudizio, non avendola
concessa al nostro prossimo nei brevi giorni della vita terrena.
Nascondendo questa verità, il tentatore estirpa, dai legami
salvifici della comunione ecclesiale, lo sprovveduto che presta
fiducia ai suoi suggerimenti. Lo spirito di giudizio è l’origine
di tutti gli scismi.
Don Vincenzo Cuffaro
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