sabato 8 febbraio 2014

Una voce che si ascolta dal profondo che occorre imparare a riconoscere tra le altre voci più assordanti


Cosa è per Etty l'interiorità?

Una voce che si ascolta dal profondo
che occorre imparare a riconoscere tra le altre voci più assordanti
e che si apprende a sentire con un atteggiamento di silenzio e di disponibilità ad entrare in sé
che a volte risuona con fatica
che si confronta con il quotidiano
con gli eventi
le persone
le porta dentro
trova la ricchezza della vita
la gioia, il gusto e il senso
anche nelle situazioni più tragiche
che permette di entrare in solidarietà con gli altri
in un clima rappacificato e incapace di odiare
che sa ringraziare per la vita 
che si esprime al meglio nella preghiera
e che permette l'unico incontro/confronto che conta: Dio.

venerdì 7 febbraio 2014

l’unica responsabilità che puoi assumerti nella vita è la tua

UN LUNGO DOLOROSO PROCESSO
La nascita di un’autentica autonomia interiore è un lungo e doloroso processo:
è la presa di coscienza
che per te non esiste alcun aiuto o appoggio o rifugio presso gli altri, mai;
che gli altri sono altrettanto insicuri, deboli e indifesi;
che tu dovrai esser sempre la persona più forte.
Non credo che tu sia il tipo da trovare queste cose in un altro.
Sei sempre e da capo rimandata a te stessa.
Non c’è nient’altro, il resto è finzione.
Ma doverlo riconoscere, ogni volta!
Soprattutto come donna.
Hai pur sempre un gran desiderio di perderti in un altro.
Ma anche questa è una favola, seppur bella.
Due vite non possono combaciare.
Per lo meno non per me.
Può succedere in alcuni momenti:
ma quei momenti giustificano una vita in comune, possono tenerla insieme?
Però è un sentimento forte anche quello, talora felice.
Sola, Dio mio.
È dura.
Perché il mondo è inospitale.
Ho un cuore molto appassionato, ma mai per una persona sola: per tutte le persone.
È un cuore molto ricco, io credo.
Una volta pensavo sempre che lo avrei dato tutto a una persona sola: ma è impossibile.
E quando, a ventisette anni, si arriva a “verità” così dure, ci si sente a volte disperati, soli e impauriti, ma anche indipendenti e orgogliosi.
Sono affidata a me stessa e dovrò cavarmela da sola.
L’unica norma che hai sei tu stessa, lo ripeto sempre.
E l’unica responsabilità che puoi assumerti nella vita è la tua.
Ma devi assumertela pienamente.

giovedì 6 febbraio 2014

“La vita è qualcosa di talmente forte Che quando sarai sul punto di morire Pianterai un ulivo convinto ancora di vederlo fiorire”.


Un percorso di "spiritualità" per i giovani sulle tracce di Etty Hillesum

          Dal treno che la portava ad Auschwitz, Etty lanciò una cartolina postale, indirizzata ad un’amica; qualcuno la raccolse dalla strada ferrata e la spedì.

          Vi si legge: “Christien, apro a caso la Bibbia e trovo questo: Il Signore è il mio estremo rifugio. Sono seduta sul mio zaino nel mezzo di un affollato vagone merci. Papà, mamma e Mischa sono alcuni vagoni più avanti. Abbiamo lasciato il campo cantando”.

          Questo “lasciare il campo cantando” di Etty, la sua cartolina all’amica, mi fa tanto pensare ad una strofa di una bellissima canzone di R. Vecchioni:

“La vita è qualcosa di talmente forte
Che quando sarai sul punto di morire
Pianterai un ulivo convinto ancora di vederlo fiorire”.

mercoledì 5 febbraio 2014

significa avere uno sguardo dilatato – un cuore appunto dilatato – sulla vita. Riuscire a ricomprendere in essa, e nella sua bellezza, anche il dolore come parte integrante: il dolore, non il male che lo provoca.


Un percorso di "spiritualità" per i giovani sulle tracce di Etty Hillesum

          Etty scopre questa sorgente e ne fa il cuore del proprio essere, o meglio,
apprende a vivere a partire da questa sorgente
che è il cuore del proprio essere;
 significa che pone la sua mente,
qui intesa come ragione giudicante,
nel cuore, in questo nuovo (o antico) centro del suo essere e si scopre ad attingere da lì i giudizi più profondi che dà sulla realtà: una realtà in cui c’erano dei fatti molto duri da sopportare – la persecuzione – e in cui c’era un nemico.
E i giudizi che lei sceglie di dare non sono giudizi di condanna della vita, della malasorte, di Dio, e nemmeno dell’altro, il nemico.
Dare giudizi col cuore, porre la mente nel cuore, non significa buonismo, perdonismo, così come non vuol dire chiudere gli occhi sul male, non distinguerlo dal bene; significa, per Etty, qualcosa che lei stessa non riesce a spiegare bene, a far intendere ai suoi amici, ai suoi interlocutori, a meno di non chiarirlo progressivamente a se stessa:
significa avere uno sguardo dilatato – un cuore appunto dilatato – sulla vita.
Riuscire a ricomprendere in essa, e nella sua bellezza, anche il dolore come parte integrante: il dolore, non il male che lo provoca. Il dolore, anche se è provocato dal male subito, dall’ingiustizia, può essere trasformato e giungere a contribuire al senso della vita; soprattutto, agli occhi di Etty, il dolore non arriva a vanificare, a nascondere, a distruggere, la bellezza della vita.

martedì 4 febbraio 2014

questa parte migliore è dentro di te, è una sorgente nel tuo cuore, seppellita di pietre e sabbia.


Un percorso di "spiritualità" per i giovani sulle tracce di Etty Hillesum

          “Non diventate apatici e insensibili”.
 In ognuno di voi
– scrive Etty ai suoi colleghi del Consiglio ebraico di Amsterdam (uno strumento di apparente collaborazione con gli ebrei, creato dai nazisti) –
esiste “una parte migliore”.
Questo lo dice anche San Paolo: “Sono convinto che in ognuno di voi vi siano cose migliori”;
la parte migliore, di cui parla anche Gesù a Marta, dicendo di Maria che si è scelta la parte migliore – questa parte migliore è dentro di te, è una sorgente nel tuo cuore, seppellita di pietre e sabbia.

lunedì 3 febbraio 2014

Ci sono dei “duri fatti” che dobbiamo irrevocabilmente affrontare; la nostra sfida è farli diventare fattori di crescita e di comprensione, oppure soccombere.


Un percorso di "spiritualità" per i giovani sulle tracce di Etty Hillesum

          Etty invoca un organo oltre la ragione
per “capire una realtà sconcertante”;
organi – dice – che crediamo di non conoscere,
 o che non abbiamo mai avuto modo di scoprire,
e che invece sono dentro di noi.
Il dolore, la morte, la sventura, la crudeltà, la persecuzione; in una parola, la sofferenza.
Ci sono dei “duri fatti” che dobbiamo irrevocabilmente affrontare; la nostra sfida è farli diventare fattori di crescita e di comprensione, oppure soccombere.
Poiché è dai pozzi della nostra miseria e desolazione,
è dalla trasformazione della sofferenza che ci accade personalmente che possiamo attingere un senso nuovo, da offrire a noi stessi ma anche agli altri.


domenica 2 febbraio 2014

il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tenacemente che qualcosa può accadere



Simeone aspettava la consolazione di Israele.
Lui sapeva aspettare, come chi ha speranza.
Come lui il cristiano è il contrario di chi non si aspetta più niente, ma crede tenacemente che qualcosa può accadere. Se aspetti, gli occhi si fanno attenti, penetranti, vigili e vedono: ho visto la luce preparata per i popoli. Ma quale luce emana da questo piccolo figlio della terra? La luce è Gesù, luce incarnata, carne illuminata, storia fecondata. La salvezza non è un opera particolare, ma Dio che è venuto, si lascia abbracciare dall'uomo, mescola la sua vita alle nostre. E a quella di tutti i popoli, di tutte le genti... la salvezza non è un fatto individuale, che riguarda solo la mia vita: o ci salveremo tutti insieme o periremo tutti.
Simeone dice poi tre parole immense a Maria, e che sono per noi: egli è qui come caduta e risurrezione, come segno di contraddizione.
Cristo come caduta e contraddizione. Caduta dei nostri piccoli o grandi idoli, che fa cadere in rovina il nostro mondo di maschere e bugie, che contraddice la quieta mediocrità, il disamore e le idee false di Dio.
Cristo come risurrezione: forza che mi ha fatto ripartire quando avevo il vuoto dentro e il nero davanti agli occhi. Risurrezione della nobiltà che è in ogni uomo, anche il più perduto e disperato.
Caduta, risurrezione contraddizione. Tre parole che danno respiro alla vita, aprono brecce. Gesù ha il luminoso potere di far vedere che le cose sono abitate da un «oltre».
Ermes Ronchi