giovedì 5 settembre 2013

“io penso che questi movimenti ci siano per prepararci a un altro luogo, molto più bello di questo, dove vedremo nostra madre faccia a faccia. Non ti sembra meraviglioso?”

Di recente un amico mi ha raccontato la storia di due gemelli che si parlavano nell’utero materno. La sorella diceva al fratello: “lo credo che vi sia una vita dopo la nascita”. Il fratello protestava violentemente: “No, no, è tutto qui, questo è un luogo oscuro e intimo e non abbiamo altro da fare che restare attaccati al cordone che ci nutre”. La sorellina insisteva: “Dev’esserci qualcosa di più che questo luogo oscuro. Dev’esserci qualcos’altro, un luogo di luce, dove c’è la libertà di muoversi”. Ma non riusciva a convincere il fratello. Dopo un momento di silenzio la sorella disse esitante: “Ho qualcos’altro da dire, e ho paura che non crederai nemmeno a questo, ma penso che vi sia una madre”. Il fratello s’infuriò: “Una madre?”, gridò. “Ma di che cosa parli? Non ho mai visto una madre, e nemmeno tu. Chi ti ha messo in testa questa idea? Come ti ho detto, questo posto è tutto quello che abbiamo. Perché vuoi sempre qualcosa di più? non è un posto tanto male, dopotutto. Abbiamo tutto quello di cui abbiamo bisogno, accontentiamoci, dunque”. La sorella fu ridotta al silenzio dalla risposta del fratello e per un po’ di tempo non osò dire più nulla. Ma non riusciva a liberarsi dai suoi pensieri, e dato che aveva soltanto il fratello gemello con cui parlare, alla fine disse: “Non senti ogni tanto degli spasimi? Non sono piacevoli e qualche volta fanno male”. “Sì”, rispose lui. “Che cosa c’è di particolare in questo?”. “Bene”, disse la sorella, “io penso che questi movimenti ci siano per prepararci a un altro luogo, molto più bello di questo, dove vedremo nostra madre faccia a faccia. Non ti sembra meraviglioso?”. Il fratello non rispose. Era stanco di tutto quello sciocco parlare della sorella e sentiva che la cosa migliore da fare era semplicemente ignorarla e sperare che l’avrebbe lasciato in pace. Questa storia può insegnarci a pensare alla morte in modo nuovo. Possiamo vivere come se la vita fosse tutto ciò che abbiamo, come se la morte fosse assurda e noi faremmo meglio a non parlarne; oppure possiamo scegliere di reclamare la nostra divina infanzia e figliolanza e confidare che la morte è il passaggio doloroso ma benedetto che ci porterà faccia a faccia col nostro Dio. (Henri J.M. Nouwen, Il dono del compimento).

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