venerdì 20 luglio 2012

perché conosco altri mari


In questa canzone di Rafael Amor, cantante spagnolo, tante sono le
immagini e le rifl essioni che ci invitano a vedere nell’altro sempre una
persona per costruire un mondo di pace e fare Natale ogni giorno.

Non chiamarmi straniero, perché sono nato lontano,
o perché ha un altro nome, la terra da dove provengo...
Non chiamarmi straniero, perché diverso fu il grembo materno,
o perché cullò la mia infanzia, un’altra lingua delle storie...
Non chiamarmi straniero, se dall’amore di una madre
abbiamo ricevuto la stessa luce dal canto e dal bacio
coi quali ci addormentano uguali, le madri contro il loro petto...
Non chiamarmi straniero, non pensare neppure da dove vengo,
meglio sapere dove andiamo, dove ci porta il tempo...
Non chiamarmi straniero, perché il tuo pane ed il tuo fuoco,
calmano la mia fame ed il freddo, e mi ripara il tuo tetto...
Non chiamarmi straniero, il tuo grano è come il mio grano,
la tua mano come la mia, il tuo fuoco come il mio fuoco,
e la fame non avverte mai, vive cambiando padrone...
E mi chiami straniero perché seguo un cammino, perché sono nato in
un’altra città, perché conosco altri mari, e sono salpato un giorno da
un altro porto; se sono sempre uguali i fazzoletti negli addii, e gli occhi
umidi di quelli che lasciamo lontano, gli amici che ci chiamano, e sono
uguali i baci, e l’amore di colei che sogna, il giorno del ritorno...
Non chiamarmi straniero, abbiamo lo stesso grido,
la stessa vecchia fatica, che trascina l’uomo,
da tempi lontanissimi, quando non esistevano confi ni...
Prima che venissero loro, quelli che dividono ed uccidono, quelli che
rubano, quelli che mentono, quelli che vendono i nostri sogni, quelli
che un giorno inventarono questa parola... straniero...
Non chiamarmi straniero, che è una parola triste,
che è una parola fredda, odora di oblio e di esilio...
Non chiamarmi straniero, guarda il tuo bambino ed il mio,
come corrono insieme, fi no alla fi ne del sentiero...
Non chiamarmi straniero, loro non sanno di lingue,
confi ni e bandiere, guardali che vanno in cielo,
con una risata, colomba che li riunisce in volo...
Non chiamarmi straniero, pensa a tuo fratello ed al mio,
il corpo pieno di proiettili, baciando di morte il suolo,
loro non erano stranieri, si conoscevano da sempre,
per la libertà eterna, e come uomini liberi sono morti...
Non chiamarmi straniero, guardami bene negli occhi,
ben oltre l’odio, l’egoismo e la paura,
e vedrai che sono un uomo, non posso essere straniero...

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