Il
Signore Gesù è il nostro Maestro di preghiera e il suo insegnamento
è così netto: «Pregando non sprecate parole come i
pagani» (Mt 6, 7) i quali – e
ciascuno di noi è sempre un po’ pagano – non credono a quanto
dice il profeta: «…la parola uscita dalla mia bocca non
ritornerà a me senza effetto»
(Is 55, 11). Preghiera e fiducia, fiducia come preghiera… e siamo
al cuore, al nocciolo incandescente dell’esperienza interiore di
Etty che aveva cominciato a scrivere una novella intitolata: "La
ragazza che non sapeva inginocchiarsi" (70).
Di
questa novella non è rimasta nessuna traccia ma ci è rimasta la
testimonianza luminosa di una donna che ha trasformato la sua vita
proprio lasciandosi impregnare da una preghiera sobria di parole ma
di rara intensità e giocatasi tutta a livello di "ginocchia",
cioè di corpo offerto allo sguardo segreto del Padre nel silenzio e
nel profondo della propria intimità: Ieri sera subito
prima di andare a letto, mi sono ritrovata improvvisamente in
ginocchio nel mezzo di questa grande stanza, tra le sedie di acacia
sulla stuoia chiara. Un gesto spontaneo, spinta a terra da qualcosa
che era più forte di me (87).
Per
Etty la preghiera è la manifestazione di una necessità interiore,
di una misteriosa costrizione interiore che non ha nulla di pagano
nel senso che non cerca e non chiede nulla ma semplicemente si espone
nudamente – in una disordinata camera da bagno (73)
– allo sguardo di Dio. Il
nucleo incandescente dell’esperienza di Etty si pone questa sorta
di resa incondizionata ad una divina presenza che si impone alla
coscienza come l’evidenza più chiara: Esitavo ancora
troppo davanti a questo gesto che è così intimo come i gesti
dell’amore, di cui non si può parlare se non si è poeti (87).
Solo i poeti infatti riescono a
dire il gesto dell’amore attraverso una sobrietà di parole che
tende all’assenza stessa di parole poiché la preghiera entra nel
novero delle faccende intime, quasi più intime di quelle
del sesso (73).
Una Quaresima Con Ettyu
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