giovedì 13 marzo 2014

8° giorno si tratta non di chiedere a Dio di fare qualcosa per noi ma semplicemente di manifestarci con libertà le intenzioni che ha nei miei confronti


Con la regina orante Etty condivide il nome – Etty è diminutivo di Ester – e condivide il sentimento profondo dell’innocenza di Dio: E malgrado tutto si approda sempre alla stessa conclusione: la vita è pur buona non sarà colpa di Dio se a volte tutto va così storto, ma la colpa è nostra (75). Le nostre due sorelle nella fede si dimostrano fino in fondo - ciascuna a suo modo - delle vere regine capaci di portare la propria parte di responsabilità fino alla soglia del terribile e pericoloso trono regale (Est 5, 4) a cui Etty si accosta con la consapevolezza chiara che le mie preghiere non sono come dovrebbero. E ne spiega il motivo: So bene che si deve pregare per gli altri nel senso che trovino la forza di sopportare ogni cosa (106).
Etty non ha solo imparato a pregare ma ha imparato a pregare per amore accettando di non essere esaudita se non per l’unico desiderio che Dio ha il dovere di esaudire: renderci capaci di acconsentire sempre ad un avvenire sconosciuto in piena comunione con tutto il mondo e con tutta la storia: Ma sotto i miei piedi girovaghi non c’è forse dappertutto la stessa terra; e lo stesso cielo – ora con la luna, ora col sole, per non parlare di tutte le stelle? (209-210). Etty ha imparato il segreto della preghiera proprio ed esattamente mentre il grande amico, l’ostetrico della mia anima, soffriva nel suo letto e ridiventava bambino (214-215). Etty ci svela il segreto della preghiera degna di un cuore regale e libero: si tratta non di chiedere a Dio di fare qualcosa per noi ma semplicemente di manifestarci con libertà le intenzioni che ha nei miei confronti (215).
Una Quaresima con Etty

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