Con
la regina orante Etty condivide il nome – Etty è diminutivo di
Ester – e condivide il sentimento profondo dell’innocenza di Dio:
E malgrado tutto
si approda sempre alla stessa conclusione: la vita è pur buona non
sarà colpa di Dio se a volte tutto va così storto, ma la colpa è
nostra (75). Le
nostre due sorelle nella fede si dimostrano fino in fondo - ciascuna
a suo modo - delle vere regine capaci di portare la propria parte di
responsabilità fino alla soglia del terribile e pericoloso trono
regale (Est 5, 4) a cui Etty si accosta con la consapevolezza chiara
che le mie
preghiere non sono come dovrebbero. E
ne spiega il motivo: So
bene che si deve pregare per gli altri nel senso che trovino la forza
di sopportare ogni cosa (106).
Etty
non ha solo imparato a pregare ma ha imparato a pregare per amore
accettando di non essere esaudita se non per l’unico desiderio che
Dio ha il dovere di esaudire: renderci capaci di acconsentire sempre
ad un avvenire sconosciuto in
piena comunione con tutto il mondo e con tutta la storia: Ma
sotto i miei piedi girovaghi non c’è forse dappertutto la stessa
terra; e lo stesso cielo – ora con la luna, ora col sole, per non
parlare di tutte le stelle? (209-210). Etty
ha imparato il segreto della preghiera proprio ed esattamente mentre
il grande amico, l’ostetrico della mia anima, soffriva nel suo
letto e ridiventava bambino (214-215). Etty
ci svela il segreto della preghiera degna di un cuore regale e
libero: si tratta non di chiedere a Dio di fare qualcosa per noi ma
semplicemente di manifestarci con libertà le intenzioni
che ha nei miei confronti (215).
Una Quaresima con Etty
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