martedì 4 dicembre 2012

Voi mi capite, dentro un mondo che fa questione di ruoli di successo, di pubblicità, di riconoscimenti, di rilevanza mediatica - esisti. se vai in televisione


fa pensare il fatto che questo sia in qualche modo l’ultimo gesto del ministero pubblico di Gesù, poi vengono i discorsi sugli ultimi giorni, poi la settimana della Passione e Risurrezione. Ecco Gesù conclude la sua attività pubblica con questa vedova, povera, che nel tesoro del tempio mette tutto quello che aveva.
Alla fine del vangelo lui chiama i discepoli, ma anche noi, a osservare questa donna, vedova, povera, lei miracolo compiuto del Vangelo. Alla fine del ministero, è lei, pensate a raccogliere l’eredità del suo messaggio.
Chiama i discepoli, li convoca, per che cosa? Perché puntino gli occhi su di lei: “In verità, io vi dico”: c’è un insegnamento, insegnamento importante. E chi mette in cattedra? Una poveretta, direbbe qualcuno.
Guardate che è la rivoluzione. E ancora non ci siamo. E’ la rivoluzione. Perché? Perché “mette sulla cattedra” una donna, mai più! E poi vedova, senza appoggi affettivi, e poi povera senza appoggi economici, quasi il simbolo dell’insignificanza. E la mette a insegnare. E noi chi mettiamo a insegnare nella chiesa, nelle case, nel nostro paese?
Mette sulla cattedra la donna, e nello stesso tempo spodesta dalle cattedre coloro che vi sono installati, illegittimamente installati: “Sulla cattedra di Mosè si sono installati gli scribi e i farisei” (Mt 23,1).
Porta lo sguardo” sulla donna e ha appena finito di fare appello perché si “distolga lo sguardo” dai personaggi che passeggiano per le strade ma anche per le cose sacre. Ha appena finito di dire “guardatevi da”, come volesse dire, “via lo sguardo da”, via gli occhi dalla loro cattedra. Non sono persone, sono personaggi. Detronizzateli dentro, sembra dire, detronizzateli nei vostri occhi e nel vostro cuore. E li indica con immagini che non appartengono solo al passato del suo tempo, hanno attraversato purtroppo, in lungo e in largo, la storia e contaminano anche il nostro tempo, spettacolo triste dei professionisti anche del sacro, che amano passeggiare con lunghe vesti variamente colorate, e hanno palchi nelle piazze, primi posti nelle liturgie civili e si gloriano di nomi altisonanti. La condanna per loro dice Gesù, è più severa, perché coprono con il nome di Dio la loro vanità, che crea distanza dalla gente comune, coprono la loro rapina, perché con il nome di Dio divorano le case delle vedove. Sbandierano il ruolo, ma sono solo apparenza, sono ipocrisia. Nel tempio ci sono, ma non con il cuore. Non sono veri.
Mi chiedo se questo non potrebbe essere un esercizio da compiere oggi e da insegnare , insegnare a detronizzare.
Ma nel tempio per grazia c’è quella donna, vera, lei sì c’è, con la profondità e la verità di sé stessa, lei così com’è, c’è con il cuore. Lei da mettere in cattedra.
Voi mi capite, dentro un mondo che fa questione di ruoli di successo, di pubblicità, di riconoscimenti, di rilevanza mediatica - esisti. se vai in televisione, e se non sei là non esisti - dentro un mondo in cui ci si incontra tra maschere, dietro i ruoli, ecco la donna che Gesù mette in cattedra.
Perché la mette in cattedra? “ Amen, dice, “ in verità vi dico: questa vedova così povera ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo, lei invece nella sua miseria vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere”. Sembra di ascoltare una beatitudine. (Angelo Casati )

Nessun commento:

Posta un commento