domenica 11 novembre 2012

usi e costumi ecclesiastici che stridono paurosamente con questa figura


Dove va il nostro sguardo, dove va la nostra vita? Quale immagine di chiesa stiamo offrendo a questa generazione, fin troppo consumata dal mito del successo, dal desiderio dell'esibizione? Quando un uomo o una donna del nostro tempo fa riferimento alla chiesa, la trova più facilmente nell'immagine di coloro che passeggiano con lunghe vesti, e hanno palchi nelle piazze, primi posti nelle liturgie civili e si gloriano di nomi altisonanti o lo trova nell'immagine della vedova povera del vangelo?
Dobbiamo confessarlo, permangono usi e costumi ecclesiastici che stridono paurosamente con questa figura, una delle ultime, del vangelo, figura di donna su cui Gesù porta il nostro sguardo sedotto purtroppo da altri, mondani, criteri. Gesù chiama i suoi discepoli, oggi chiama noi, e dà un insegnamento autorevole: "in verità vi dico". Mette sulla cattedra la donna, spodestando dalla cattedra coloro che vi erano saliti illegittimamente: "Sulla cattedra di Mosè si sono insediati scribi e farisei".
La donna insegna la segretezza del vangelo, il nascondimento della carità, la totalità del dono: "Ha dato tutta intera la sua vita".
È un gesto estremo, che dice la fede estrema in Dio. Se dai del superfluo, puoi confidare ancora su ciò che ti rimane, è un bene sicuro, un bene a cui puoi attingere risorse per la vita. Ma sei hai dato tutto? L'unico su cui puoi confidare è il tuo Dio. (Angelo Casati)

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