Christian Bobin nel suo libro L'uomo che cammina:
Cammina.
Senza sosta cammina.
Va qui e poi là.
Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza.
E cammina.
Senza sosta.
La morte, il vento, l'ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo.
Si direbbe
che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera.
Che vivere è come il suo cammino: senza fine.
Va dritto alla porta dell'umano.
Aspetta che questa porta si apra.
La porta dell'umano è il volto.
L'uomo che cammina è
quel folle che pensa
che si possa assaporare una vita
così abbondante
da inghiottire perfino la morte.
Senza sosta cammina.
Va qui e poi là.
Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza.
E cammina.
Senza sosta.
La morte, il vento, l'ingiuria: tutto riceve in faccia, senza mai rallentare il passo.
Si direbbe
che ciò che lo tormenta è nulla rispetto a ciò che egli spera.
Che vivere è come il suo cammino: senza fine.
Va dritto alla porta dell'umano.
Aspetta che questa porta si apra.
La porta dell'umano è il volto.
L'uomo che cammina è
quel folle che pensa
che si possa assaporare una vita
così abbondante
da inghiottire perfino la morte.
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