venerdì 23 novembre 2012

metafora adatta alla vita postmoderna


Ma c’è un’altra metafora adatta alla vita postmoderna: quella del turista.
Forse solo insieme il vagabondo e il turista sono in grado di esprimere la realtà piena di una tale vita. Come il vagabondo, il turista sa che non rimarrà a lungo dove è arrivato.
E come il vagabondo egli dispone soltanto del suo tempo biografico per seguire un percorso; nient’altro può ordinare le sue mete in una successione temporale.
Questo vincolo, o limite, si traduce nell’esperienza della flessibilità dello spazio: quali che siano i loro significati intrinseci, quale che sia la loro collocazione “naturale” nell’“ordine delle cose”, tali mete possono essere ammesse o no nel mondo del turista solo secondo la sua discrezione.
È la capacità estetica del turista –
la sua curiosità, il suo bisogno di divertimento, il suo voler vivere, e l’attitudine a vivere, nuove, piacevoli e piacevolmente nuove esperienze –
a possedere una libertà quasi totale di costruire lo spazio del suo mondo della vita; il genere di libertà che il vagabondo –
la cui sopravvivenza dipende dalle dure realtà dei luoghi visitati e che può evitare il senso di disagio solo fuggendo –
può solo sognare.
[...] Il mondo è l’ostrica del turista. Il mondo è lì per essere piacevolmente vissuto e quindi dotato di significato. Nella maggior parte dei casi il significato estetico è il solo di cui abbia bisogno e che possa avere.
L’alternativa di una vita turistica...
(Z. BAUMAN, Le sfide dell’etica [Saggi Universale Economica Feltrinelli 2224], Feltrinelli, Milano 2010, 245-246).

Nessun commento:

Posta un commento