martedì 20 novembre 2012

una parola che è utile alle anime, la capisco dal male che mi fa


Insegnare, figliolo, non è una cosa da ridere! Non ti parlo di quelli che se la cavano con degli imbonimenti: ne vedrai un buon numero nel corso della vita, imparerai a conoscerli.
Verità consolanti, le chiamano.
La verità prima libera, poi consola.
Comunque non si ha diritto di definire una cosa del genere “consolazione”.
Perché non dire allora “condoglianze”?
La parola di Dio! È un ferro rovente la parola di Dio. E tu che la insegni vorresti pigliarla con le molle per non bruciarti, non la afferreresti a piene mani?
Lasciami ridere: un prete che scende un po’ ringalluzzito ma contento dal pulpito di Verità, con la bocca a culo di gallina, non ha predicato, ha fatto le fusa se mai. Bada che può capitare a chiunque: siamo dei poveri dormienti, e certe volte che fatica del diavolo vegliarsi! Anche gli apostoli, comunque, dormivano a Getsemani. Ma insomma bisogna distinguere. E capirai anche che chi si scalmana e suda come un facchino non sempre è più sveglio degli altri. No, dico soltanto che quando per caso il Signore mi cava fuori una parola che è utile alle anime, la capisco dal male che mi fa.
(G. BERNANOS, Diario di un parroco di campagna [I meridiani], Mondadori, Milano 2006, 584).

Nessun commento:

Posta un commento