sabato 29 dicembre 2012

imparare a non essere né arrogante né fanatico


La distinzione tra credenti e non credenti come linea di separazione tra uomini è talvolta – dobbiamo confessarlo – molto comoda perché scaccia dal credente il problema dell’incredulità che lo attraversa e lo abita. E’ difficile riconoscere che molte domande dell’ateo, del non credente non sono estranee al cuore del credente, è difficile riconoscere e accettare che l’ateismo, la non fede è al cuore della fede come la negazione è al cuore dell’affermazione. Forse molte reazioni di intolleranza dei credenti sono proprio dovute al rifiuto di una tensione interiore, sono dei tentativi di disinnescare il confronto minaccioso che li abita. Dall’incredulità il credente dovrebbe imparare a non essere né arrogante né fanatico, dovrebbe imparare ad accogliere l’enigma come una dimensione che lo costituisce, accettare la ferita bruciante che è il lui e la sua debolezza e la sua fragilità che non sono una vergogna.  Enzo Bianchi

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