domenica 16 marzo 2014

La cosa più bella che un amico può dirmi è: sto bene con te perché tu fai uscire, fai venire alla luce la mia par­te più bella.

Ci sorprende la Quaresima, un tempo che consideriamo triste, penitenziale, violaceo, con un vangelo di luce, a ricordarci che la vita spirituale consiste nella gioiosa fatica di liberare la luce e la bellezza sepolte in noi, e nell'aiutare gli altri a fare lo stesso.
La cosa più bella che un amico può dirmi è:
sto bene con te perché tu fai uscire, fai venire alla luce la mia par­te più bella.
Spesso addormentata in noi, come in letargo.
Il Vangelo viene per questo, viene come una primavera:
porta il disgelo nei cuori,
risveglia quella parte luminosa, sorridente, generosa e gioiosa che abbiamo dentro, il nocciolo, il cuore, la nostra vera identità.
Lo stupore di Pietro:
che bello qui! Non an­diamo via...
ci fa capire la nostra vocazione.
Siamo chiamati tutti a trasfigurazione, a ricevere un cuore di luce. Contemplando il Signore, veniamo trasformati in quella stessa immagine (2Cor 3,17-18). Contemplare, trasforma; tu diventi ciò che guardi con gli occhi del cuore. Pregare ci trasfigura in immagine del Signore. L'entusiasmo di Pietro ci fa inoltre capire che la fede per essere forte e viva deve discendere da uno stupore, da un innamoramento, da un «che bello!» gridato a pieno cuore. Perché io credo? Perché Dio è la cosa più bella che ho incontrato. E da lui acquisisco la bellezza del vivere. Che è bello amare, abbracciare, avere amici, esplorare, creare, seminare, perché la vita ha senso, va verso un esito buono, che comincia qui e scorre nell'eternità. Allora la Quaresima, più ancora che a penitenza, ci chiama a conversione: a girarci verso la luce, così come la natura si gira in questi giorni verso la primavera. Allora smettiamola di sottolinea­re l'errore negli altri. Staniamo, snidiamo in noi e in ognuno la bellezza della luce, invece di fustigare le ombre!
Ermes Ronchi

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