Siamo
invitati a farci profondamente coinvolgere non solo dalla preghiera
del profeta Daniele ma ancora di più dalla sua consapevolezza nitida
e netta: «abbiamo peccato e abbiamo agito da malvagi e da
empi» (Dn 9, 10). E il Signore
Gesù ci promette certo «una buona misura, pigiata scossa
e traboccante» (Lc 6, 38) ma
direttamente proporzionale alla nostra capacità di usare verso gli
altri - solo e sempre - l’amplissima misura di uno sguardo
«misericordioso».
Attitudine impossibile e sicuramente illusoria ed ingannevole al di
fuori di una presa di coscienza sempre più audace della nostra
propria "malvagità" ed "empietà".
Troppe
volte, troppo spesso, troppo facilmente la nostra consapevolezza –
o meglio pseudo-consapevolezza! – riguarda gli altri… siamo
persino in grado di parlare dell’umanità ponendo noi stessi fuori
di essa. Etty ci ha lasciato la nota di una conversazione tra amici
del 19 febbraio 1942 assai interessante: Jan chiedeva con
amarezza: cosa spinge l’uomo a distruggere gli altri? E io: gli
uomini dici – ma ricordati che sei un uomo anche tu (99).
Più volte Etty definisce il suo
come un processo interiore (73), un
cammino verso l’interiorità che assume sempre di più i contorni
di un processo di spiritualizzazione (65) che,
comunque, si identifica con una crescente consapevolezza in cui la
vita interiore diventa il luogo più adeguato per leggere e
intervenire nella storia.
Una Quaresima con Etty
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