Il
dramma del ricco epulone è quello di essere rimasto chiuso nel suo
piccolo mondo senza rendersi conto di quello che avveniva «alla
sua porta» (Lc 16, 20). Colui
che in vita si ri-chiuse nella sua autosufficienza si ritroverà
infine ad avere bisogno non tanto di acqua ma di qualcuno che lo
tocchi con «la punta del dito».
Tutto il dramma di ciascuno si può riassumere nel medesimo che
torturò come fiamma questo povero ricco: siamo assetati di un pur
esilissimo contatto. Eppure di questo poveretto così ricco che cosa
si potrebbe dire se non ciò che dice il profeta: «quando
vede il bene non lo vede» (Gr
16, 7)? Del resto come si fa a vedere il bene che viene incontro se
viviamo come barricati dietro le nostre porte blindate, fossero anche
quelle del dolore?
Si
potrebbe dire di Etty che, all’inizio della sua vita per quello che
conosciamo dal suo Diario, non
era molto diversa da questo ricco fino a quando non sentì di doversi
fare aiutare da qualcuno per guarire dalla sua costipazione
spirituale. Fu per questo motivo
che un bel giorno bussò alla porta del chirologo Spier per
intraprendere un lavoro preciso: l’analisi dei miei
conflitti interiori attraverso la lettura del mio secondo volto: le
mani (24). L’itinerario di
Etty, il suo processo interiore di liberazione avverrà proprio
attraverso il suo lasciarsi condurre accettando che qualcun altro
leggesse e le insegnasse a leggere la sua vita – inevitabilmente
fatta di conflitti – in un modo diverso: attraverso le mani come
cifra di tutto il corpo.
Una Quaresima con Etty
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