giovedì 20 marzo 2014

14° giorno Tutto il dramma di ciascuno si può riassumere nel medesimo che torturò come fiamma questo povero ricco: siamo assetati di un pur esilissimo contatto.


Il dramma del ricco epulone è quello di essere rimasto chiuso nel suo piccolo mondo senza rendersi conto di quello che avveniva «alla sua porta» (Lc 16, 20). Colui che in vita si ri-chiuse nella sua autosufficienza si ritroverà infine ad avere bisogno non tanto di acqua ma di qualcuno che lo tocchi con «la punta del dito». Tutto il dramma di ciascuno si può riassumere nel medesimo che torturò come fiamma questo povero ricco: siamo assetati di un pur esilissimo contatto. Eppure di questo poveretto così ricco che cosa si potrebbe dire se non ciò che dice il profeta: «quando vede il bene non lo vede» (Gr 16, 7)? Del resto come si fa a vedere il bene che viene incontro se viviamo come barricati dietro le nostre porte blindate, fossero anche quelle del dolore?
Si potrebbe dire di Etty che, all’inizio della sua vita per quello che conosciamo dal suo Diario, non era molto diversa da questo ricco fino a quando non sentì di doversi fare aiutare da qualcuno per guarire dalla sua costipazione spirituale. Fu per questo motivo che un bel giorno bussò alla porta del chirologo Spier per intraprendere un lavoro preciso: l’analisi dei miei conflitti interiori attraverso la lettura del mio secondo volto: le mani (24). L’itinerario di Etty, il suo processo interiore di liberazione avverrà proprio attraverso il suo lasciarsi condurre accettando che qualcun altro leggesse e le insegnasse a leggere la sua vita – inevitabilmente fatta di conflitti – in un modo diverso: attraverso le mani come cifra di tutto il corpo.
Una Quaresima con Etty

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