sabato 21 dicembre 2013

Una fatica da regalo


Sono qui, come capita spesso, ormai da un po' di tempo, nel cuor della notte a guardare, respirando il silenzio della casa, i miei blog che attendono di essere aggiornati, più per me stesso che per qualche incauto lettore che capitasse da queste parti. Immenso è il materiale che la mia bulimia di ricerca mi sottopone e mi rende ancor più famelico. Così il mio è un camminare frenetico su diversi bei sentieri dove non approfitto degli slarghi dove sedere godendo dell'ombra e dei frutti colti dal sempre generoso albero.  Finisco per riempire il cesto di frutti che poi dimentico non so dove e a non so chi. La voglia di possedere appesantisce il cammino e mi fa perdere la concentrazione.  
Ecco perchè mi sono fermato sotto l'albero di Don Angelo di cui assaporo lentamente un suo dono, in più giorni, senza fretta di arrivare non so presso chi;  (un albero, quello del vangelo, che dà ospitalità agli uccelli del cielo, senza chiedere da quale cielo vengano, senza pretendere tessere di riconoscimento, senza trattenere.) Cit. tratta da questo intervento  che si attaglia al suo carisma.

Angelo Casati , il 14/01/2009, Crema
GRATUITÁ E GRATITUDINE

Vorrei iniziare questa mia riflessione su gratuità e gratitudine
dicendovi una mia impressione, l'impressione che
gratuità e gratitudine siano sempre più dimensioni in esilio, forse esagero, dalla vita.

Qualcuno giustamente potrebbe obiettare,
facendo presente come persista e sia in crescita il rito dei regali.
Ma siamo così poi sicuri che il rito faticoso dei regali sia nel segno della gratuità?
Ho parlato di una fatica da regalo
e penso per esempio a una telefonata di un'amica prima della scorsa estate.
L'amica mi parla di cose che sembrano piccole,
ma dicono un costume.
Siamo alla fine dell'anno scolastico,
i bambini stanno terminando le scuole,
hanno fine i loro mille impegni.
Ed ecco il rito, a volte estenuante, dei regali.
Ci si deve occupare del regalo all'insegnante,
del regalo alla catechista,
del regalo alla rappresentante di classe.
E che ci sia una proporzione nei regali.

Ma il "rito" forse, senza forse, non è solo nei giorni di fine anno.
Basterebbe pensare agli inviti alle feste dei bambini, feste di compleanni o di quant'altro:
sei stato invitato, devi invitare.
Hai dato ospitalità a dei compagni di classe dei tuoi bimbi, l'ospitalità va restituita.
Tutto deve corrispondere,
come se tutto dovesse collocarsi in un incastro:
a tanto, tanto.
E' lo scambio.
Domina lo scambio.

È come se stessimo assistendo
- e non senza rischio di contagio, lo dobbiamo riconoscere -
a un processo, sempre più invadente e devastante, 
di mercificazione. 
Tutto è mercato,
sembra la stagione del mercato,
il grande mercato.
Stagione di imbonitori che urlano per indurti a comprare.
In tutti i campi.


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