Il card. Martini ad alcuni missionari in Nigeria nel 1985:
Per guardare la vostra gente collocatevi sulla Croce
e, più precisamente ancora, nel cuore trafitto di Cristo.
Collocatevi lì
e dalla ferita procurata dalla lancia,
osservate la vostra gente.
Forse vedrete che i più sono molto lontani,
ancora tra le falde del monte
o appena all’inizio del pendio.
Continuate a guardarli,
a seguirli,
soprattutto ad amarli
con la vampa d’amore che arde in quel cuore.
Non legatevi troppo a questa o a quella tabella di marcia.
Non intestarditevi su questo o quel percorso.
Non pretendete che siano tutti provetti scalatori.
Non riprendeteli se li vedete salire zizzagando o rallentando;
se cadono e si fermano.
Una sola deve essere la vostra preoccupazione:
che la gente non faccia mai un percorso a ritroso,
cioè un cammino che l’allontani da quel cuore e da quell’amore.
Concedete loro di salire con la velocità di cui ognuno è capace, con le pause di cui necessita. Rispettate il fiatone che molti potrebbero avere
e, se cadono, invitateli a rialzarsi, magari mostrando loro come fare.
L’importante è che riprendano il cammino
che li avvicini a quel cuore
che è il centro dell’amore che muove ogni cosa.
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
giovedì 19 dicembre 2013
nel cuore trafitto di Cristo. Collocatevi lì e dalla ferita procurata dalla lancia, osservate la vostra gente
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