sabato 6 luglio 2013

Ti agiti cercando tutt’attorno nella furia del cuore inquieto, e chiami tutto ciò religione, ma si tratta in realtà degli scossoni del pesce già finito nella barca da pesca.

Tu senti il tempo, e questo cuore non senti?
Percepisci la corrente di grazia che ti compenetra col suo rosso colore e calore, e non ti accorgi quanto sei amato?
Cerchi una prova, e sei tu stesso la prova.
Tu cerchi di prenderlo, lo sconosciuto, nelle maglie della tua conoscenza, e sei tu stesso preso nell’indistricabile rete del suo potere.
Vorresti afferrare, comprendere, e già sei afferrato.
Vorresti dominare, e sei sopraffatto.
Ti spingi avanti a cercare, e sei già da lungo tempo e da sempre trovato.
Ti apri brancicando la strada attraverso mille vestiti verso un corpo vivente,
ed affermi di non sentire la mano che tocca la tua anima nuda e senza veli?
Ti agiti cercando tutt’attorno nella furia del cuore inquieto,
e chiami tutto ciò religione,
ma si tratta in realtà degli scossoni del pesce già finito nella barca da pesca.
Vorresti trovare Dio, pur fra mille dolori:
ma che umiliazione venir a sapere
che il tuo agire non era che un vuoto rito,
perché Dio ti tiene da lungo tempo in sua mano.
Metti il tuo dito sul polso vivente dell’essere.
Avverti quel battito che nell’unico atto della sua creazione a un tempo ti sfida e ti libera. Nell’immenso sgorgare dell’esistenza esso definisce l’esatta misura che ti distanzia:
lo devi amare come il più prossimo dei prossimi
e insieme davanti a lui cadere come davanti all’altissimo.
Come egli con lo stesso atto per amore ti veste e per amore ti spoglia.
Come egli, con l’esistenza, ti mette in mano tutti i tesori e il più prezioso gioiello:
poterlo riamare, ridonare, e subito ti toglie ogni cosa donata
(subito e non dopo, in un secondo atto, un passo più avanti),
affinché possa amare non il dono ma il donatore,
e possa sapere che anche donando sei solo un’onda del suo comunicare.
Nell’identico istante dell’esistenza tu sei vicino e lontano,
hai avuto alla pari un amico e un maestro.
Sei alla pari un bambino, un figlio, un servo.
Non andrai oltre questo tuo stato primario.
Vivrai nell’eternità come ciò che sei allora diventato:
giacché dovesse pure la tua virtù, sapienza, amore innalzarsi oltre ogni misura,
e tu sorpassare uomini e angeli in alto attraverso tutti i cieli,
dal punto di partenza non ti allontani mai.
Ma niente è migliore di questo punto primo;
lungo il pur lunghissimo arco del tuo sviluppo tu ti pieghi
sempre all’indietro verso questa meraviglia dell’origine;
perché inconcepibilmente meraviglioso è l’essere dell’amore.
(Hans Urs Von Balthasar, Il cuore del mondo).

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