venerdì 5 luglio 2013

Sarebbe triste se, in una patria dove si continua ad uccidere così orribilmente, non contassimo tra le vittime anche dei sacerdoti.

Fratelli, voglio farvi presente che la morte di questi sacerdoti
– sacerdoti solidali con il loro popolo –
si unisce alle molteplici morti di altre categorie di persone.
Assieme al sangue di maestri, di operai, di contadini,
possiamo presentare il sangue dei nostri sacerdoti.
Questo è una comunione d’amore.
Sarebbe triste se, in una patria dove si continua ad uccidere così orribilmente,
non contassimo tra le vittime anche dei sacerdoti.
Essi sono la testimonianza di una Chiesa incarnata nei problemi della sua gente
e possiamo dire che quest’unica Messa [celebrata oggi in tutto il Paese]
non è solo in onore di padre Rafael Palacios
e neppure ricorda soltanto i cinque sacerdoti assassinati,
ma vuole essere la protesta di un popolo
per il sangue di tutti i fratelli, cristiani e non cristiani. [...]
Fratelli, stiamo lottando nella stessa arena,
viviamo la stessa storia, corriamo gli stessi pericoli;
ci viene imposta oggi la stessa sfida,
la stessa sfida che Dio ha fatto a padre Palacios
e a cui egli seppe rispondere così eroicamente,
viene fatta oggi a noi tutti:
vescovi e sacerdoti, fedeli, religiose, comunità qui presenti,
tutti noi viviamo muovendoci nella stessa arena
e corriamo sotto il comando della stessa sfida del Signore.
L’ora è pericolosa per tutti; lasciamo, dunque,
ogni preoccupazione vana e superficiale
e veniamo alla gloriosa e venerata regola della nostra tradizione.
Vediamo come, allo sguardo del Creatore,
è bello e gradito e accetto questo sangue versato
che si unisce al sangue di Gesù Cristo.
Riconosciamo quanto è prezioso per Dio questo sangue
che ha ottenuto per il mondo la grazia della penitenza
perché è stato versato per la nostra liberazione.
(Mons.Oscar Arnulfo Romero, Homilía del fin de novenario del padre Rafael Palacios).

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