Essere discepoli significa compiere determinati passi. E, da subito, il primo passo che segue la chiamata, separa il discepolo dalla sua esistenza precedente. Così la chiamata alla sequela crea immediatamente una nuova situazione.
Restare nella vecchia situazione ed essere discepolo è impossibile.
All’inizio questo era ben evidente.
Il pubblicano dovette abbandonare il banco delle imposte;
Pietro dovette lasciare le sue reti, per seguire Gesù.
Secondo la nostra comprensione ci potevano essere altre soluzioni: Gesù avrebbe potuto offrire al pubblicano una nuova conoscenza di Dio permettendogli di restare dove si trovava. Questo sarebbe stato perfettamente possibile, se Gesù non fosse il Figlio di Dio fatto uomo.
Ma, dato che Gesù è il Cristo, doveva diventare chiaro che il suo messaggio non è una dottrina, ma una nuova creazione dell’esistenza.
Si trattava di andare realmente con Gesù. Colui che era chiamato capiva che, per lui, c’era solo una possibilità di fede in Gesù, e cioè, abbandonare tutto e andare con il Figlio di Dio fatto uomo. Con il primo passo, il discepolo è posto nella situazione di poter credere.
Se non segue Gesù, se resta indietro, non imparerà a credere.
Chi è chiamato deve uscire da una situazione in cui è impossibile credere, verso un’altra in cui è già possibile credere.
Questo passo non ha in sé nessun valore pragmatico; si giustifica solo per la comunione stabilita così con Gesù.
Se Levi rimanesse alla dogana, o Pietro con le sue reti, potrebbero continuare onestamente e fedelmente le loro rispettive professioni, potrebbero conservare l’antica e la nuova conoscenza di Dio;
ma se vogliono apprendere a credere in Dio, devono seguire il Figlio di Dio fatto uomo e camminare con lui.
(Dietrich Bonhoeffer, Discipulado).
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