Guai a coloro che il Signore troverà ad occhi asciutti /perchè non seppero essere solidali con i poveri e i sofferenti di questo mondo. / Per ricevere questa tenera consolazione di Dio / è necessario fare nostre le miserie degli oppressi, / le nostre viscere devono commuoversi alla vista di un ferito ai lati della strada, / saper vibrare con il dolore altrui, essere più attenti alle persone, / con le loro conflittualità e il loro disordine, / che non all'ordine delle cose. / Solo sapendo tacere / e sapendo compromettersi con la sofferenza dei poveri / si potrà parlare della loro speranza. / Solo prendendo sul serio il dolore dell'umanità, / la sofferenza dell'innocente e vivendo alla luce della Pasqua il mistero della Croce, / sarà possibile evitare che la nostra teologia sia un discorso fatuo. / Solo allora non meriteremo da parte dei poveri di oggi / il rimprovero che Giobbe gettava in faccia ai suoi amici: / ”Siete tutti consolatori stucchevoli” //
(Gustavo Gutièrrez).
L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
venerdì 1 marzo 2013
Per ricevere questa tenera consolazione di Dio / è necessario fare nostre le miserie degli oppressi
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