… «da
trentotto anni era malato» (Gv
5, 5) e dal testo si può presumere che da così tanto tempo – una
vita! – quest’uomo aspetta di guarire. Ma perché il Signore Gesù
si rivolge proprio a quest’uomo a dispetto del «gran
numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici» (Gv
5, 3)? Forse la risposta del paralitico ci svela il mistero di questa
predilezione. Gesù chiede «Vuoi
guarire?» e
si sente rispondere: «Signore,
io non ho nessuno…» (Gv
5, 7). Che cosa ci può essere di più terribilmente paralizzante di
questa percezione profonda e terribile: «Io
non ho nessuno!» e
per questo non ho nessuna speranza perché per guarire c’è bisogno
che qualcuno «mi
immerga nella piscina» (Gv
5, 7). «Io
non ho nessuno» facilmente
diventa "Io non sono nessuno".
Interessante
notare come tutto il processo di spiritualizzazione (65)
di Etty cominci da un
insegnamento fondamentale di Spier attraverso una sua
paziente-allieva: «non si è soli al mondo» (25).
A questo insegnamento
seguirà un esperienza forte di relazione che curerà in Etty una
sorta di malattia del desiderio che le diviene sempre più chiara
quando scrive: «Io voglio qualcosa e non so che cosa. Di
nuovo mi sento presa da una grandissima irrequietezza e ansia di
ricerca, tutto è in tensione nella mia testa… e ora mi ritrovo in
mezzo agli arbusti… l’irrequietezza ha preso a salirmi da ogni
parte come i vapori di una palude» (39).
Una Quaresima con Etty
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