L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
lunedì 12 agosto 2013
Spesso, strada facendo, gli tornavano alla memoria le parole di Chiara: «La distruzione del convento è un fatto troppo grande perch’io possa esserne turbata in cuor mio». E questo pensiero gli bastava a riacquistare un po’ di serenità.
Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
È l’alba che s’accende? - cap. 6
Al momento della partenza, Chiara disse a Francesco:
- Ci fareste un grande favore? Si tratta di poca cosa. Le sorelle hanno raccolto, l’ultimo autunno, dei semi di fiori; sono fiori bellissimi e fioriscono molto facilmente. Eccone un sacchetto. Prendeteli e seminateli lassù, sulla montagna.
Chiara conosceva l’amore che Francesco nutriva per i fiori e pensava che ciò lo avrebbe aiutato a bandire dal suo cuore le piante amare.
- Vi ringrazio - disse Francesco, prendendo il sacchetto di semi. Mi fate un grande piacere ed io non mancherò di seminarli.
Poi prese congedo da Chiara e dalle sue sorelle, in compagnia di frate Leone.
La strada del ritorno parve a Francesco meno lunga. Egli procedeva con passo più spedito. Nel suo essere qualcosa in una maniera quasi impercettibile s’era rimesso in moto. Non cessava di soffrire, ma soffriva in modo diverso. Il suo dolore s’era fatto meno aspro. Spesso, strada facendo, gli tornavano alla memoria le parole di Chiara: «La distruzione del convento è un fatto troppo grande perch’io possa esserne turbata in cuor mio». E questo pensiero gli bastava a riacquistare un po’ di serenità.
Dopo una lunga marcia, Francesco e Leone lasciarono la strada e ripresero il sentiero che saliva lungo il fianco del monte all’ombra dei faggi e delle querce e che portava all’eremo. La primavera era esplosa per ogni dove. Gli alberi esibivano le loro foglie nuove. I raggi del sole si posavano, in mezzo al canto degli uccelli, sul verde tenero e dorato delle foglie. Dal sottobosco umido e caldo saliva un aroma di muschio, di foglie morte e di violette in fiore. Ciuffi di ciclamini rossi fiorivano ad ogni passo. Anche la natura viveva e riposava nel tempo di Dio, il tempo delle origini. La terra con la sua vita segreta era rimasta fedele al tempo di Dio, come le stelle del cielo. I grandi alberi del bosco offrivano le frondi al soffio di Dio come nei primi giorni della Creazione, con lo stesso leggero fremito. L’uomo, lui solo, era uscito da quel tempo primordiale. L’uomo aveva voluto farsi la sua strada e vivere in un tempo esclusivamente suo. Da quel giorno l’uomo aveva perso il dono del sonno, sconvolto dai tedi e dal presentimento della morte.
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