L'impegno ci spinge più in là: verso qualcuno che resti anche quando noi passiamo; verso qualcuno che ci prende in mano il cuore, se il cuore non regge al salire. (Don Primo Mazzolari) fissare a memoria le parole di Paolo: “Cristo ci ha liberati perché restassimo liberi; state dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù” (Gal 5,1).
venerdì 16 agosto 2013
Bisognava seguirlo fino in fondo e lasciarsi condurre, come Cristo da Dio, attraverso un abisso di squallore fino a gustare, in una solitudine atroce, l’aspro sapore della morte del Figlio dell’uomo.
Eloi Leclerc, La sapienza di un povero
Un’allodola canta sui campi arati - cap. 7
L’indomani, il Venerdì Santo, Francesco volle trascorrere l’intera giornata in solitudine, meditando sulla Passione di Cristo. Aveva scelto a tale scopo un luogo selvaggio la cui austerità si intonava al grande evento che gli colmava il pensiero ed il cuore. Volendo immedesimarsi coi sentimenti del Signore, Francesco prese a declamare il Salmo già recitato da Cristo sulla Croce. Ad ogni versetto faceva una pausa per consentire alle parole di invaderlo fin nel fondo dell’anima. Dinanzi alla Parola egli si sentiva, come sempre, indifeso. La lasciava venire e la lasciava pesare su di lui con tutto il peso della sua suggestione. Ma alla fine, era sempre lei che lo sollevava e lo trasportava.
Ora, mentr’egli pronunciava le parole: « Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?», Francesco si sentì più che mai colto da quel senso di abbandono già espresso dal Signore. Si sentì d’improvviso affratellato a Cristo nel dolore. Queste parole non gli erano mai parse chiare come ora. Gli si eran fatte familiari. Da mesi Francesco andava cercando il volto di Cristo. Da mesi aveva l’impressione che Dio si fosse distolto da lui e dal suo Ordine.
Ora capiva l’agonia di Gesù: come un’assenza del Padre, come un senso di fallimento e come un moto fatale ed assurdo degli eventi nel corso dei quali l’uomo e le sue buone intenzioni vengono disperse e sopraffatte da un gioco di forze inesorabili.
La Parola del Salmo si impossessava del cuore dì Francesco, senza provocare il ripiegamento su se stesso e senza rinchiuderlo nel suo dolore. La parola del Salmo lo apriva, al contrario, alla parola di Cristo fin dal fondo dell’anima sua. A Francesco sembrava di non aver contemplato questo dolore se non dall’esterno. Ora lo vedeva dal di dentro e vi prendeva parte. Ne faceva personalmente l’esperienza fino alla nausea. Ora egli si sentiva del tutto immedesimato col Cristo. Da lungo tempo Francesco aspirava ad imitare in tutto il Signore. Da quando s’era convertito non aveva desistito da questo sforzo. Ma per quanto ci si adoperasse, non sapeva ancora in verità cosa fosse l’immedesimazione col Signore. E come avrebbe potuto saperlo? L’uomo non può conoscere altro che i dati della propria esperienza. Seguire Cristo a piedi nudi, con la sola tonaca indosso, senza bastone, senza borsa, senza viveri, era già qualcosa, di certo. Ma non era che un inizio, un primo passo. Bisognava seguirlo fino in fondo e lasciarsi condurre, come Cristo da Dio, attraverso un abisso di squallore fino a gustare, in una solitudine atroce, l’aspro sapore della morte del Figlio dell’uomo.
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